Opinion, ideas, initiatives Donald Trump e l’Europa

La sveglia che ci voleva

Con le sue posizioni nette e il suo atteggiamento di sfida nei confronti delle altre potenze il ribollente uomo d'affari che si installa questo 20 gennaio alla Casa bianca si è messo contro la maggior parte dei paesi europei. Occorre ora trasformare questa unità relativa in una vera e propria politica, sostiene Bernard Guetta.

Pubblicato il 20 Gennaio 2017 alle 08:06

Per l’Unione europea Donald Trump è una manna dal cielo. Con una manciata di frasi, infatti, il prossimo presidente degli Stati Uniti è riuscito a serrare i ranghi dell’Unione.
Naturalmente non era questo il suo obiettivo. Trump è tra gli americani che non hanno mai apprezzato l’idea di un’Europa unita, perché la considerano una minaccia per il dominio economico del loro paese. “L’Unione è stata costruita anche per battere gli Stati Uniti sul piano commerciale, ok?”, ha dichiarato in un’intervista concessa al Times e alla Bild. Effettivamente, creando il mercato comune gli europei hanno voluto affermarsi sulla scena economica internazionale e sono riusciti a trasformare l’Unione nella seconda potenza economica mondiale.
Trump ne è talmente irritato da aver dichiarato: “Non mi interessa sapere se resterà unita o no”. Ma prevedendo il trionfo della Brexit e lo scioglimento dell’Unione e soprattutto definendo la Nato “obsoleta”, il presidente eletto si è chiaramente dato la zappa sui piedi.
Dopo l’allargamento dell’Unione, l’attuazione di politiche comuni basate sul taglio alla spesa pubblica e il divorzio tra l’Europa e gli europei, i cittadini del vecchio continente non avevano mai condiviso un simile disprezzo e un simile desiderio di raccogliere il guanto di sfida.
Oggi esiste un fronte compatto contro Trump. Ecco un paio di esempi. Angela Merkel: “L’Europa non ha bisogno di consigli esterni”. Il ministro degli esteri spagnolo: “Trump dovrebbe imparare a conoscere l’Unione e la Nato dall’interno”. A queste dichiarazioni pubbliche bisogna aggiungere l’esasperazione che serpeggiava nei corridoi il 16 gennaio in occasione della riunione dei capi delle diplomazie europee, oltre alle frasi pronunciate da Arnaud Montebourg, un uomo più abituato a criticare l’Unione che a difenderla e che lo stesso giorno ha dichiarato su France Inter che Trump vuole la “distruzione” dell’Unione e che bisognerebbe “salvarla”.
Oggi, gli euroscettici francesi in gran parte si sentono europei, e tutta l’Europa (fatta eccezione per l’estrema destra) ha capito che l’ombrello statunitense non è più garantito e che Donald Trump non ha dichiarato una guerra commerciale solo contro la Cina e il Messico ma anche contro l’Europa, che dal canto suo deve imparare a difendersi militarmente e commercialmente.
Grazie tante, signor Trump. Grazie di averci risvegliato da un lungo sonno. Il problema è che il presidente maniaco di Twitter ha fatto salire la tensione anche con Pechino, dove ormai si parla di prendere “contromisure forti” (ovvero militari) se il presidente eletto continuerà a giocare con la faccenda del riconoscimento di Taiwan.
L’Europa è più compatta, ma l’equilibrio mondiale è sempre più in bilico.

Ascolta l'intervento di Bernard Guetta:

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