Attualità Automobili e inquinamento

Perché le norme europee sono inefficaci

Un nuovo rapporto indipendente rivela come le emissioni inquinanti dei motori diesel non sono calate nei fatti, malgrado limiti europei sempre più severi e le promesse delle case automobilistiche di mettersi in conformità.

Pubblicato il 6 Giugno 2018 alle 06:55

Le auto diesel Fiat si aggiudicano il record dell’inquinamento fuori norma nella categoria Euro 6. In particolare la 500X e gli altri modelli con stessa cilindrata 2.0 superano mediamente di oltre 18 volte i limiti di legge (0,080 g/km), sforando addirittura la soglia Euro 3 (0,50 g/km).

A rivelarlo è un nuovo rapporto pubblicato oggi dall'International Council for Clean Transportation (ICCT), l'istituto indipendente che nel 2015 aveva denunciato i test truccati della Volkswagen, facendo esplodere lo scandalo Dieselgate che ha travolto tutte le case automobilistiche. Interpellata al riguardo, la Fiat ci ha liquidato con un secco “no comment”.

Gli ossidi di azoto (NOx) emessi prevalentemente dalle auto diesel causano ogni anno 75mila decessi prematuri nell’intera Ue, secondo l’Agenzia ambientale europea. Una recente indagine condotta dall’associazione milanese Cittadini per l’aria insieme al Dipartimento della sanità del Lazio, ha accertato lo sforamento del livello di guardia delle concentrazioni di NOx e ne ha quantificato il prezzo: oltre 500 persone moriranno prematuramente nel solo capoluogo lombardo nell’arco del 2018.

Le contromisure “stop al diesel” annunciate dalla Lombardia per Milano, e proposte anche per Roma, rischiano di essere una beffa per la salute dei cittadini. Infatti i piani di igienizzazione del traffico nelle grandi aree metropolitane tengono conto delle emissioni indicate nei certificati rilasciati dai costruttori e non di quelle che fuoriescono realmente dai tubi di scappamento. Dalla fine 2018, a Milano verranno messi fuori legge i motori diesel Euro 3. Quelli Fiat che rispetto a essi sono tre volte peggiori, sebbene siano Euro 6 sulla carta, potranno invece continuare impunemente ad avvelenare l’aria.

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Per l'assessorato ai trasporti della Lombardia estendere il blocco ai i diesel Euro 6 più inquinanti metterebbe in crisi la mobilità urbana. “Le amministrazioni locali non hanno il coraggio di vietare la circolazione dei veicoli sulla base delle loro emissioni reali, dopo aver incitato propri elettori ad acquistare dei modelli Euro 6 perché ritenuti più puliti”, commenta Leo Carroll, Direttore sviluppo internazionale di Hager Environmental & Atmospheric Technologies, azienda leader nella fabbricazione di strumenti per ispezionare le auto in remoto. Si tratta di tele-sensori, paragonabili alle videocamere dei vachi ZTL, in grado di fotografare istantaneamente livelli di emissioni al passaggio di ciascuna auto all’insaputa del conducente.

È sulla base di una simile tecnologia che sono stati condotti i rilevamenti con cui l’ICCT ha stilato la pagella dei grandi inquinatori su quattro ruote. È solo l’inizio della sua ambiziosa iniziativa “True” (The Real Urban Emisisons), volta a rafforzare la trasparenza delle emissioni stradali.

Le misurazioni sono state svolte indipendentemente l’una dall’altra in Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito, tra il 2011 e 2017. In una prima fase, i dati provenienti dai diversi paesi sono stati raggruppati per marca, modello e tipo/cilindrata del motore da una squadra di ricercatori coordinati dall’Ufficio federale per l'ambiente della Svizzera (progetto Conox) che li ha poi trasmessi all’ICCT per una valutazione più completa.

È stata così analizzata una banca dati senza precedenti con oltre 4.850 auto (a benzina e diesel). Delle 375mila misurazioni, le 200mila effettuate sui motori diesel forniscono un quadro allarmante: le emissioni reali di ossidi d’azoto sono praticamente rimaste invariate dal passaggio dall’Euro 1 all’Euro 5 e, in media, sia le auto Euro 5 che Euro 6 registrano emissioni 5 volte superiori ai limiti prescritti.

“Alcuni produttori ottimizzano i veicoli più moderni affinché superino il test di omologazione nell’intervallo di temperatura prestabilito (20-25°C), programmando i sistemi di controllo degli ossidi d’azoto in modo tale che si disattivino quando la guida avviene in condizioni reali”, spiega Yoann Bernard, esperto di emissioni presso l’ICCT, alludendo allo studio dell’agenzia francese IFPEN che nel 2017 aveva rinvenuto un simile comportamento nella Fiat 500X appunto.

I dati dell’ICCT confermano quelli emersi dalle inchieste condotte all’indomani del Dieselgate da vari governi europei e organismi indipendenti, attraverso i cosiddetti strumenti di misurazione portatili. Sono gli stessi dispositivi con cui, in base alle nuove regole Ue, i costruttori devono verificare che le emissioni (finora misurate esclusivamente in laboratorio) non superino le soglie di legge anche su strada. Obbligo che tuttavia è limitato ai nuovi modelli lanciati dal settembre 2017 e che solo dal 2019 riguarderà indistintamente tutti i nuovi veicoli in vendita. Nel catalogo dei nuovi modelli curato dall’Automobile Club tedesco non ne figura neanche uno diesel marcato Fiat. Sarà un caso?

“I costruttori possono sfruttare il periodo di transizione per continuare a vendere automobili senza dover abbattere le emissioni in eccesso per rientrare nei massimali consentiti”, spiega Yoann Bernard che preme affinché nell’Ue, come in alcuni stati USA, vengano introdotti controlli in remoto a tappeto per verificare la conformità dei veicoli, “Questa tecnologia permette di testare i medesimi modelli in diverse condizioni ambientali, garantendo così una risultato medio più rappresentativo rispetto a test condotti una sola volta in particolari condizioni”.

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