La Rete è uguale per tutti

Una recente legge negli USA ha limitato la cosiddetta neutralità della rete, rendendo possibile ai provider internet di fornire velocità agevolate del traffico dati a chi paga di più. Quale l'influenza nell'UE e nei Balcani?

Pubblicato il 11 Aprile 2018 alle 08:36

Immaginate che il vostro abbonamento per internet sia come quello per la televisione via cavo: consultazione di siti web e servizi pagati a parte per poterne usufruire. Per fare un esempio, immaginate che il vostro internet provider offra Netflix a una velocità inferiore rispetto ad altri servizi: vi trovereste nel paradosso di dover pagare ulteriormente internet nel caso in cui voleste vedere Netflix, che già pagate comunque con l’abbonamento al provider.

Le regole di neutralità di internet in vigore fino ad oggi vietavano il blocco di qualsiasi contenuto legale, così come il blocco di determinati social network o applicazioni. I provider inoltre non potevano rallentare il traffico dati per alcuni contenuti, e non potevano creare la cosiddetta “corsia veloce” per chi paga di più i provider.

A causa della recente decisione della Commissione federale    per le comunicazioni degli Stati Uniti che inficia il principio di neutralità della rete tutte queste regole rischiano di venire meno.

Ciò significa che gli internet provider non saranno più obbligati ad offrire a tutti lo stesso accesso a contenuti o servizi, costringendo così gli utenti a pagare l’accesso ad internet di più nel caso volessero usufruire di determinati servizi. Milioni di persone potrebbero trovarsi in condizione di non poter più continuare ad usare i servizi web ai quali erano abituati, e anche le start-up troverebbero grandi difficoltà.

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Tenendo conto delle conseguenze che questa decisione potrebbe avere sugli utenti dei diversi internet provider negli USA - si va dal rallentamento del traffico dati sino al pagamento a parte per l’uso di determinate piattaforme - le organizzazioni che si occupano di protezione dei diritti e delle libertà di internet temono che la stessa decisione presa negli Stati uniti possa essere adottata da governi di altri paesi.

Il mercato dell’Unione europea, che copre più di 500 milioni di potenziali consumatori, è protetto dai principi di neutralità della rete approvati nel 2016, obbligatori per tutti gli operatori nazionali di telecomunicazioni.

Un anno prima dell’entrata in vigore di queste regole, oltre 50.000 persone in tutta Europa avevano sostenuto l’iniziativa per la difesa della neutralità della rete. Wienke Giezeman è uno di loro. Il cofondatore e CEO di The Things Industries, nell’estate 2015 ha partecipato alla campagna di sensibilizzazione intitolata “Salviamo internet, proteggiamo la neutralità della rete in Europa”.

Mentre le istituzioni europee tracciavano le regole sulla neutralità di internet, si incontravano attivisti, giornalisti, associazioni dei media e tanti altri che lavoravano per ottenere regole ritenute adatte e corrette.

Quando nel 2015 è stata pubblicata la bozza del regolamento e quando l’Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche ha aperto lo spazio al dibattito, gli attivisti inclusi nella campagna di cui sopra hanno inviato 510.385 commenti alla bozza. I loro commenti e le numerose trattative sugli aspetti legali della normativa hanno contribuito alla creazione delle regole europee per la difesa della neutralità della rete.

Gli utenti europei sono al sicuro

Dopo la votazione al Parlamento europeo nel 2015, il principio della neutralità di internet viene applicato ufficialmente dal 30 aprile 2016 nei paesi membri dell’UE. La neutralità di internet non è soltanto garanzia del successo del mercato unico digitale, ma significa anche che tutti gli abitanti dei 28 paesi membri possono usare i servizi internet nello stesso modo.

Wienke Giezeman sottolinea che nell'Unione europea non sono imminenti cambiamenti rispetto alla neutralità della rete e, a suo avviso, la decisione degli USA non avrà ripercussioni sull’UE. “Credo che questo renderà il caso UE ancora più forte, perché negli anni a venire diventerà chiaro quali sono le conseguenze della decisione americana sulla neutralità di internet”.

Nonostante ciò, all’interno della stessa UE, esistono casi di violazione di queste regole in paesi come Svezia e Germania che costituiscono dei precedenti negativi. Uno dei più grandi operatori svedesi di telefonia mobile offriva ad esempio, insieme al proprio pacchetto, anche l’accesso illimitato ad applicazioni come Facebook, Instagram, Spotify, su cui recentemente ha scritto anche il New York Times  . Lo zero-rating, o zero-tariffazione, che consiste nell'accesso gratuito – ovvero senza scarico di dati mobili – ad alcune piattaforme social, da un lato viola la neutralità della rete perchè privilegia la fruizione solo di alcuni contenuti e induce a un accesso alla rete filtrato dalle intenzioni delle grandi piattaforme; dall'altro, lungi dal rappresentare una pratica di generosità, significa far pagare agli utenti non con denaro ma con la fornitura di informazioni e dati personali.

Wienke chiarisce che l’applicazione delle regole spetta alle istituzioni nazionali. La maggior parte delle regole, come quelle sullo strozzamento e il rallentamento della rete, sono molto chiare e non forniscono margini di interpretazione. Fa eccezione quella sullo zero-rating che quindi è ancora fonte di preoccupazione. Wienke ritiene che la decisione di due anni fa sulla neutralità possa comunque considerarsi una vittoria. “Ci sono state un paio di denunce, per lo più legate allo zero-rating. Credo che ci sarà sempre motivo di lotta, ma se in questo momento confrontate la situazione con gli USA, posso dire di essere molto felice delle nostre regole.”

Nei paesi europei dove ancora non si applica la legge dell’Unione europea, le leggi sulla neutralità di internet derivano da quelle che regolano le comunicazioni elettroniche. “Nella Legge sulle comunicazioni elettroniche della Repubblica della Serbia fra gli scopi e i principi che regolano l’ambito delle comunicazioni elettroniche viene inclusa la possibilità che gli utenti finali, durante l’uso delle reti pubbliche di comunicazioni e dei servizi, partecipino e distribuiscano liberamente le informazioni, e utilizzino le applicazioni e i servizi che desiderano. Non viene nominata esplicitamente la neutralità della rete, ma è chiaro che il suo contenuto è iscritto negli stessi principi della legge”, sottolinea Bojan Perkov, ricercatore della Fondazione policy SHARE.

Per quanto riguarda i riflessi nei Balcani della nuove regole in vigore in America, Perkov ritiene che per ora non ci sarà un’influenza diretta sugli utenti internet nella regione: “Ma se questa politica verrà applicata nello stato dove è nato internet, questo potrebbe spingere tanti governi in tutto il mondo ad avviare una prassi simile.”

Una delle questioni relative ai principi della neutralità della rete è il destino dello sviluppo delle aziende tecnologiche. Un cambiamento delle regole potrebbe influenzare non solo le nostre abitudini nell’uso di alcuni servizi, ma potrebbe anche impedire lo sviluppo di aziende start-up.

Perkov, la cui Fondazione di recente ha inaugurato una serie online chiamata “Nella rete  ”, con lo scopo di orientare il pubblico su queste e simili questioni sui diritti digitali, lo spiega in questo modo: “Le nuove aziende sul mercato ICT, le cosiddette start-up, quando iniziano non hanno i soldi per pagare all’internet provider la ‘corsia veloce’, cioè l’indirizzamento prioritario del traffico verso la loro applicazione o la loro piattaforma online. Col venir meno della neutralità la concorrenza sarebbe molto penalizzata, perché le piccole compagnie non potrebbero gareggiare con i grossi competitor che già hanno un enorme numero di utenti e i mezzi per pagare il traffico veloce”.

Nell’estate del 2014, alla sua prima stagione di trasmissione, il quinto episodio di Last Week Tonight  con John Oliver è improvvisamente diventato virale. Il comico britannico non parlava di un tema noto, di una persona famosa né di politica mondiale. Il tema dell’episodio era la neutralità della rete: invitava gli utenti internet statunitensi a diventare difensori dei propri diritti per un equo accesso ai servizi internet. Oliver è riuscito così ad introdurre la questione nelle case degli utenti medi. Ciononostante, tre anni dopo, il cambiamento tanto temuto nel quinto episodio della serie è arrivato.

Gli utenti americani presto potrebbero affrontare grossi cambiamenti nel modo in cui usano internet e, come spiega Perkov, potrebbero pagarne il prezzo. Dall’altra parte, gli esperti europei ritengono che l’Europa mantenga una posizione stabile sulla protezione della neutralità della rete. Al momento non è chiaro se la decisione degli Stati Uniti spingerà i governi di altri paesi a rivedere le regole sulla neutralità di internet, ma i media prevedono che il dibattito sulla neutralità della rete sarà vivace anche quest’anno.

Parlamento europeo

In difesa della net neutrality

Nel contesto dell'Unione europea il percorso che ha portato alle norme sulla neutralità della rete ha una storia lunga. Nel 2010 la Commissione ha lanciato un processo di revisione delle norme in materia, nell’ambito del programma Connected Continent che aveva l'obiettivo di riorganizzare il sistema delle telecomunicazioni per realizzare il mercato unico digitale europeo.

Il Parlamento europeo è sempre stato molto attivo in difesa del principio della neutralità della rete, votando diverse risoluzioni, anche se non vincolanti. Un ruolo significativo l'ha giocato nel corso del 2014 quando grazie all’impegno di Socialdemocratici, Verdi, Sinistra Unita e i liberali dell’ALDE, sostenuti da una coalizione di attivisti per i diritti digitali, il PE è riuscito a fare approvare una serie di emendamenti alla proposta di Regolamento Connected Continent che, secondo i difensori della neutralità della rete, stava prendendo una direzione preoccupante. In quell'occasione il PE ha tentato di introdurre norme che vietassero la discriminazione tra servizi sul web, ma ha anche, in modo significativo, dato per la prima volta una definizione positiva di neutralità della rete.

Nel novembre 2015 a seguito dei dialoghi a tre - Commissione, Consiglio e PE - il Regolamento approvato ha però perso per strada molti degli elementi proposti dal PE e ha lasciato, con le sue definizioni generiche, ampi margini di manovra agli operatori. Nel 2016, dopo una consultazione pubblica che ha raccolto più di 500.000 interventi, molti dei quali provenienti dagli attivisti di Save The Internet, la BEREC, l'Agenzia europea per la regolamentazione delle comunicazioni elettroniche, ha emesso delle linee guida al fine di uniformare l'applicazione del Regolamento. La BEREC ha ribadito il principio della neutralità della rete, ma ha allo stesso tempo lasciato la palla alle autorità di controllo nazionali che sono tenute a monitorare e valutare caso per caso quanto accade nel proprio paese.

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