Attualità Europa centro-orientale
Soldati romeni durante un'esercitazione Nato in Bulgaria nel 2006. Foto: www.skyscrapercity.com

Prendiamo in mano la nostra sicurezza

Privata dello scudo antimissile americano, l'Europa centro-orientale si è sentita tradita da Barack Obama. Ma questa delusione deve diventare un punto di partenza per una nuova riflessione strategica, osserva la stampa della regione. 

Pubblicato il 24 Settembre 2009 alle 15:32
Soldati romeni durante un'esercitazione Nato in Bulgaria nel 2006. Foto: www.skyscrapercity.com

È venuto il tempo di assumersi le proprie responsabilità. L'abbandono da parte di Washington del progetto di scudo antimissile in Europa ha aumentato il sentimento di vulnerabilità di alcuni paesi dell'Europa centrale e orientale nei confronti della Russia. Ma li ha anche spinti a cercare mezzi per garantirsi la propria sicurezza in modo diverso.

"Dopo l'entrata nell'Unione europea e nella Nato, la Romania ha trascurato le sue relazioni con i paesi vicini che non fanno parte del partenariato euro-atlantico", sottolinea Adevarul. "Le relazioni politiche di Bucarest con la Russia sono insoddisfacenti, e i suoi legami con la Moldavia e l'Ucraina sono in un vicolo cieco". Mentre con la Turchia, osserva il quotidiano di Bucarest, le relazioni economiche sono buone, ma "disastrose" da un punto di vista politico.

La necessità di una politica strategica comune

Adevarul constata che "il nuovo orientamento della politica statunitense porterà a un nuovo approccio delle relazioni con la Russia" e ricorda che "la Romania ha una posizione strategica nella regione. Bucarest potrebbe quindi diventare il promotore della cooperazione regionale" e rilanciare l'Ocemn (l'Organizzazione per la cooperazione economica del Mar Nero). "Se l'Ue, la Nato e gli Stati Uniti considerano la Russia come una potenza regionale globale, è evidente che una cooperazione attiva con essa a tutti i livelli è fondamentale per la stabilità e la sicurezza nella regione del Mar Nero", suggerisce il giornale.

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In Repubblica ceca, Respekt chiede ai responsabili politici e ai cittadini di superare l'impressione di essere stati traditi da Obama. "Parlare di tradimento sarebbe possibile solo se l'America avesse smesso di rispettare i suoi obblighi nei confronti della Nato. Ma così non è stato", insiste il commentatore Jan Macháček.

È svanito il sogno dei cechi e dei polacchi di una collaborazione privilegiata con gli Stati Uniti, che finora aveva sostituito la politica europea di difesa, aggiunge Tomáš Lindner, sempre su Respekt. "Adesso (i politici cechi e polacchi) saranno obbligati a partecipare a una strategia europea comune ", che il giornalista definisce una "risposta logica a tutti i rischi internazionali di oggi e di domani". E poiché la guerra tra la sfera di influenza statunitense, russa ed europea si gioca sempre in campo energetico, "è nostro compito investire in gasdotti alternativi, se vogliamo limitare la nostra dipendenza" nei confronti di Mosca.

Non è una sconfitta

A Varsavia, anche Andrzej Talaga invita a guardare più lontano. L'editorialista di Dziennik Gazeta Prawna ritiene che Varsavia abbia tutto da guadagnare dalla soluzione proposta da Washington per sostituire lo scudo antimissile. Finora, infatti, la Polonia non aveva nulla per difendersi contro i missili russi a breve e medio raggio. I missili intercettori mobili promessi da Obama permetteranno di colmare questa lacuna. "Per noi è più interessante spingere gli americani a installare il più rapidamente possibile in Polonia la nuova versione della difesa antimissile. Mosca non ha nulla da ridire e questo sistema presenta più vantaggi per la Polonia rispetto alla difesa proposta da Bush. Così, invece di parlare di fallimento, sarebbe meglio parlare di successo".

Abbandonando il progetto di Bush che "congelava le divisioni in Europa", la nuova amministrazione americana "riprenderà l'iniziativa nella regione e al di fuori" sul piano politico, osserva Olaf Osica sul settimanale Tygodnik Powszechny. Facendo ricorso a missili mobili che possono essere lanciati da terra e dal mare, la situazione diventa vantaggiosa sul piano strategico. "Non bisogna essere troppo pessimisti", osserva il settimanale. "Abbiamo subito un duro colpo, che ci obbligherà a riflettere su noi stessi". Anche se questa riflessione, conclude la rivista, "non avrà mai luogo".

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