Gasdotti e oleodotti in Turchia. © Presseurop

Tutti i gasdotti portano a Ceyhan

Per liberarsi dalla dipendenza dalla Russia, gli europei hanno bisogno della Turchia, dove passano gli oleodotti provenienti dal Medio Oriente. Ecco perché Die Zeit dubita che Bruxelles potrà tenere ancora a lungo Ankara lontano dall'Ue. 

Pubblicato il 30 Settembre 2009 alle 13:15
Gasdotti e oleodotti in Turchia. © Presseurop

Per molti europei la Turchia è un vago candidato all'adesione, all'estremità orientale dell'Europa. Un lontano avamposto della Nato, ultima propaggine dell'occidente, che condivide le sue frontiere con paesi pericolosi come l'Iran e l'Iraq. Tuttavia è proprio in Turchia che diversi grandi di questo mondo si sono recati questa estate per parlare di energia. In questo settore, infatti, la Turchia rappresenta una sorta di impero di mezzo. Anche se dispone di poche materie prime, si trova a metà strada lungo i gasdotti e gli oleodotti provenienti dall'Asia centrale, dalla Russia e dal Medio Oriente attualmente in fase di progettazione.

Sono ormai 15 anni che si parla della Turchia come di un paese di transito per le risorse che sono state individuate in fondo al Mar Caspio dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Queste risorse includono i giacimenti di gas del Turkmenistan, il gigantesco giacimento petrolifero di Kashagan, scoperto 25 anni fa in Kazakistan, e il greggio dell'Azerbaigian. Ma per molto tempo come far arrivare in Europa questi idrocarburi è rimasto dubbio.

Il 13 luglio scorso ad Ankara cinque capi di stato e di governo hanno contribuito a dare una risposta a questo problema: hanno deciso di costruire il gasdotto Nabucco per collegare la Turchia con l'Europa occidentale. Per gli europei e per i turchi Nabucco è il mezzo per far arrivare gas naturale nell'Unione europea, facendo a meno del gas russo. Per questo motivo il Cremlino e il gigante russo dell'energia Gazprom hanno sempre considerato questo progetto un'assurdità. Ma nel frattempo Gazprom si è affrettata a mettere le mani su alcuni giacimenti del Mar Caspio.

Un mini Nabucco da Baku a Erzurum

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In passato Mosca aveva ostacolato la costruzione di altri oleodotti di collegamento tra est e ovest, come il grande oleodotto che collega la capitale azera Baku a Ceyhan, porto turco del Mediterraneo, attraverso la Georgia. Nel frattempo è stato costruito una sorta di mini Nabucco, un gasdotto che collega Baku a Erzurum. Un nuovo collegamento con la Grecia è anche apparso nella parte occidentale della Turchia.

Questi progetti sono sostenuti con forza da Washington, che vorrebbe che le ricchezze del Caspio arrivino sul mercato dell'energia senza la partecipazione di Mosca. Ma sarebbe illusorio credere che i turchi lasceranno il settore delle risorse energetiche nelle mani dello schieramento americano, come dimostra la visita a sorpresa di Vladimir Putin ad Ankara poco dopo il "vertice Nabucco". Allarmato dalla firma dell'accordo di massima sul progetto Nabucco, il primo ministro russo ha chiamato il suo collega turco per proporgli un oleodotto sotto la parte turca del Mar Nero in direzione della Bulgaria. Chiamato [South Stream](http://South Stream), questo progetto dovrebbe portare il gas russo in Europa aggirando l'Ucraina e facendo concorrenza a Nabucco. La Gazprom si è inoltre assicurata di recente la gestione del gas azero, che potrebbero rifornire anche i gasdotti europei. Di fronte a queste iniziative si è subito parlato della morte del progetto Nabucco.

La Turchia ha tradito l'Europa?

Bisogna prima di tutto capire cosa ha ricevuto la Turchia in cambio del suo accordo per South Stream: i turchi hanno chiesto la consegna di gas da parte dei russi in cambio della costruzione di un oleodotto dal porto di Samsun, sul Mar Nero, a Ceyhan, sul Mediterraneo. L'oleodotto è già in costruzione e dovrebbe alleggerire il traffico nel Bosforo, attraversato ogni giorno da petroliere giganti che passano a poche miglia da Istanbul. In questo modo Ceyhan diventerebbe il più importante porto petrolifero del Mediterraneo orientale.

Nel frattempo Erdogan e Putin si sono messi d'accordo sulla costruzione della prima centrale nucleare turca. Non dimentichiamo che la Turchia importa il 64 per cento del suo gas naturale dalla Russia.

Una terza direzione, quella sud-nord, fa della Turchia un crocevia dell'energia: poco dopo Putin, infatti, è stata la volta dell'emiro del Qatar ad andare ad Ankara per discutere con Erdogan della costruzione di un gasdotto in Turchia. Il Qatar detiene la terza riserva mondiale di gas. Per quanto riguarda gli idrocarburi l'Iraq è ancora più importante - negli ultimi anni enormi giacimenti di gas sono stati scoperti nel nord del paese. Da tempo si pensa quindi a costruire un oleodotto che colleghi il nord dell'Iraq con la Turchia. Nel frattempo alcuni imprenditori turchi ed europei cominciano a firmare contratti in Iraq.

In realtà la Turchia non ha tradito il progetto Nabucco, che sarà rifornito soprattutto dall'Iraq, dall'Egitto e dal Qatar. A essi si aggiungeranno l'Azerbaigian e forse il Turkmenistan e l'Iran. In questo modo la Turchia prenderà il posto dell'Ucraina come principale paese di transito per il tragitto del gas russo verso l'Europa.

Tutti questi oleodotti modificheranno il peso della Turchia nei confronti dell'Europa. "Speriamo di essere trattati con rispetto", annuncia Suat Kiniklioğlu, portavoce in materia di politica estera dell'Akp, il partito al potere. L'importanza crescente della Turchia basterà ad aprirle le porte dell'Unione europea? Forse no, ma rafforzerà certamente i legami tra Ankara e Bruxelles.

ADESIONE

La Germania volta le spalle alla Turchia?

Sarà la Turchia la vera perdente delle elezioni tedesche, costretta a fare i conti con una coalizione fra cristiano-democratici (Cdu) e liberali (Fdp)? Il Daily Telegraph sottolinea che i due partiti sono ostili a un'adesione della Turchia all'Ue. Angela Merkel, che avanza ragioni culturali contro l'adesione di 71 milioni di turchi in maggioranza musulmani, avrebbe già avvisato il suo collega turco, Recep Tayyip Erdogan, "che ci sarà una revisione della politica estera tedesca". Il suo probabile ministro degli esteri, il liberale Guido Westerwelle, ha già affermato in passato "che l'economia turca è troppo debole rispetto alla media europea per poter entrare facilmente nell'Unione".

A Vienna, Die Presse vede invece nella Turchia uno dei principali punti di discordia fra la Merkel e Westerwelle, un argomento sul quale quest'ultimo ha già chiesto in passato un referendum, "ma senza dire esattamente su cosa". "Sarà interessante vedere se e come l'Fdp cambierà posizione", osserva il quotidiano. Un politologo vicino all'Fdp assicura che questo partito si esprimerà in favore di un'adesione della Turchia, anche se ciò non farà piacere ad Angela Merkel.

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