Da prima che la grande crisi finanziaria cominciasse, con il fallimento della relativamente piccola Lehman Bank, i politici hanno paura di un nemico che non conoscono. Da prima che la crisi cominciasse, la politica ha cercato di comprendere le regole delle banche, dei fondi speculativi, della borsa, degli speculatori. E ha tentato di sconfiggere le banche, i fondi speculativi, la borsa e gli speculatori con le loro stesse armi.
Così sono cominciati i guai. Non che già non ce ne fossero stati in passato, come la bolla dei tulipani nel sedicesimo secolo, quando un'intera nazione fu rovinata dalla speculazione sui bulbi di un fiore. Il medioevo ha visto stati interi andare in bancarotta. Le case regnanti si sono messe nelle mani dei banchieri: i Welser, i Fugger, i Medici. La grande depressione degli anni trenta ha liberato forze distruttive.
[…] **Questo articolo è stato ritirato su richiesta del titolare del copyright.** (traduzione di Anna Franchin)
Fesf
Un patto col diavolo
Rafforzando il Fondo europeo per la stabilità finanziaria “l’Europa si appresta a firmare un patto illegale col diavolo”, ovvero con le istituzioni finanziarie, afferma l’analista finanziario Valér Demjan su Hospodárske Noviny. “É passato il tempo delle soluzioni razionali (il fallimento della Grecia nel 2010) e le soluzioni non sistemiche di Bruxelles finiranno con un tracollo ancora più duro”.
Il Fesf, che altro non è che un espediente per guadagnare tempo e tranquillizzare i mercati, non sarà sufficiente a stabilizzare la situazione, non più del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) che probabilmente sarà attivato già l’anno prossimo invece che nel 2013. Per l’analista “è giunta l’ora di impegnarsi in riforme strutturali incisive”, ovvero far sì che i membri non affidabili della zona euro ne escano e che alcune banche falliscano.
Demjan critica le banche centrali, che “devono smettere di stampare soldi senza limiti”. “La storia è piena di esempi: battere moneta non è mai servito a risolvere i problemi di indebitamento”. Se le agenzie dovessero abbassare il rating della Francia, la Germania sarà poco incline a finanziare l’intero meccanismo dei bailout.