Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, 16 settembre 2009 (Afp)

Colpito, ma non affondato

La Corte costituzionale italiana ha giudicato incostituzionale la legge che garantiva l'immunità penale del presidente del consiglio. All'indomani di questa pesante sconfessione per Berlusconi, la stampa europea si interroga sul suo futuro politico.

Pubblicato il 8 Ottobre 2009 alle 15:40
Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, 16 settembre 2009 (Afp)

"C'è un giudice anche a Roma", si rallegra Il Manifesto. Per il quotidiano comunista, "la bocciatura dell'incostituzionale Lodo Alfano restituisce ai cittadini italiani il diritto di riconoscersi in uno dei principi fondamentali della Costituzione: siamo tutti uguali di fronte alla legge". Promossa in tutta fretta dal ministro della Giustizia Angelino Alfano nel luglio 2008 e scritta espressamente per il presidente del consiglio, secondo nove giudici supremi contro sei a legge viola l'articolo 3 della costituzione che garantisce l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

"La Corte non si è fatta intimidire", titola Il Fatto Quotidiano, che ringrazia questi giudici "che hanno detto basta all'impunità di uno soltanto. Stabilendo una volta per tutte (speriamo) che nessuno in questo paese può essere dichiarato, per legge, superiore alla legge". Padellaro non si fa illusioni che la bocciatura del lodo significhi la fine del berlusconismo, ma almeno ha "stabilito una linea di demarcazione. Sappiamo cosa c'è di qua. [...] L'Italia che finalmente ha detto basta". Tuttavia il nuovo quotidiano di opposizione non si fa illusioni: il rifiuto della legge non significa la fine del berlusconismo, ma almeno ha "stabilito una linea di demarcazione. Sappiamo cosa c'è di qua. [...] L'Italia che finalmente ha detto basta". Il direttore di Repubblica Ezio Mauro celebra la "forza della democrazia" e il coronamento di una lunga battaglia nella quale il suo giornale è stato in prima linea.

La teoria del complotto

Da parte della stampa vicina al capo del governo, la decisione della corte è aspramente criticata. Sul Giornale, il direttore Vittorio Feltri non è stupito dalla sentenza: "È andata come doveva andare, cioè male". Le toghe rosse hanno fatto la loro parte in un complotto per rovesciare sempre più evidente: "Come si fa a non sospettare un'azione concertata per costringere all'angolo Berlusconi, indurlo ad abbandonare il suo ruolo per sfinimento? [...] Ci auguriamo che il Cavaliere, pur stremato, sappia salvarci ancora una volta dalla sciagura rossa".

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Fin dal suo debutto al potere, nel 1994, il leader italiano ha continuato a dirsi vittima di complotti ripetuti e delle "toghe rosse", ricorda The Economist. "La debolezza (ma anche la forza) della teoria del complotto è quella di autoalimentarsi: più il presidente del consiglio è perseguito dalla giustizia, più sembra perseguitato". Ma per il settimanale londinese, il problema è che molti italiani credono in lui, perché anche loro dubitano dell'affidabilità dell'istituzione giudiziaria, "la cui imparzialità è un elemento essenziale del corretto funzionamento di qualunque democrazia".

L'inizio della fine?

"Adesso Silvio Berlusconi dovrà affrontare la fase più difficile della sua lunga carriera politica", osserva Il Sole 24 Ore. L'immagine di un presidente del consiglio che si deve presentare in tribunale è molto dura sia sul piano interno che internazionale. "Berlusconi può ancora governare la sua coalizione a partire da questa posizione di crescente debolezza? Per ora nessuno può dirlo. Quello che è certo è che la destra ha il dovere di governare perché dispone di una grande maggioranza. Ma non avrebbe forse interesse a trovare un altro leader capace di "far calare la tensione"? si chiede il quotidiano economico.

"Il peggio deve venire", prevede La Repubblica. Berlusconi è consapevole di aver logorato politicamente la forza della sua maggioranza parlamentare con gli scandali sessuali di questa estate e sa che il suo sistema non produce più politica da mesi, prigioniero delle sue menzogne. Il suo futuro dipenderà dalla sua "capacità ad assumersi le sue responsabilità di fronte alla giustizia al parlamento e all'opinione pubblica".

Ma Berlusconi non rischia molto

Il Corriere della Sera è più scettico. "Sul lungo periodo Berlusconi non rischia molto", perché "la prescrizione arriverà molto prima della sentenza della corte di cassazione". Nel processo più importante, quello che lo vede accusato di aver corrotto l'avvocato inglese David Mills per falsa testimonianza in suo favore in un caso di falso in bilancio, "la parte che riguarda Berlusconi dovrebbe ricominciare dall'inizio ed è molto probabile che non terminerà prima della prescrizione, fra un anno e mezzo", spiega il quotidiano di Milano.

In un'intervista pubblicata sul quotidiano Trouw, la deputata dei Verdi olandesi Judith Sargentini chiede un'azione comune europea in favore della libertà di stampa in Italia. La deputata auspica che il Consiglio europeo applichi l'articolo 7 del trattato di Maastricht, che permette di sospendere i diritti di uno stato membro se questo non rispetta i diritti fondamentali dei suoi cittadini. Judith Sargentini chiede anche una direttiva europea sulla concentrazione dei media, idea al momento in discussione al Parlamento europeo. Nell'Ue "si parla molto di valori europei. E la libertà di stampa ne fa parte, è una delle condizioni di base per la democrazia".

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