Atene, 22 maggio 2009. Un immigrato e un poliziotto davanti al Parlamento.

La rabbia degli immigrati

Dopo gli scontri con gli immigrati al termine della manifestazione contro "il razzismo e l'islamofobia" del 22 maggio, la polizia greca ha paura.

Pubblicato il 29 Maggio 2009 alle 14:03
Atene, 22 maggio 2009. Un immigrato e un poliziotto davanti al Parlamento.

Un sentimento di panico serpeggia fra le forze dell'ordine dopo gli scontri con gli immigrati musulmani alla fine di una manifestazione contro il "razzismo e l'islamofobia", il 22 maggio.

I poliziotti sono in stato di massima allerta in tutto il paese nel timore di nuovi movimenti di protesta, come quelli che hanno attraversato la Grecia nel dicembre 2008 o le periferie parigine nel 2005. Gli esperti fanno notare l'insofferenza degli immigrati musulmani di fronte a quello che chiamano il "razzismo della polizia". Nella capitale le manifestazioni si moltiplicano e i gruppuscoli estremisti approfittano della situazione per alimentare le "provocazioni". È quello che è successo il 23 maggio con l'incendio provocato nel sottosuolo di un edificio che serviva da luogo di culto del centro di Atene. Il gesto non è stato rivendicato, ma pochi minuti prima dell'incendio era stato visto nei dintorni un gruppo di estremisti di destra.

Durante le manifestazioni gli immigrati hanno scandito "Allah, Allah" e hanno denunciato i metodi della polizia: protestavano contro il gesto di un poliziotto che ha strappato e calpestato il corano durante un controllo dei documenti. Un'inchiesta è in corso, ma in questa vicenda è difficile trovare dei testimoni imparziali.

All'avvicinarsi delle manifestazioni previste per questo fine settimana, il ministero degli Interni – dopo numerose riunioni di crisi – ha chiesto ai poliziotti di rimanere in stato di massima allerta in tutto il paese. I musulmani infatti non vivono solo ad Atene. Da diversi secoli i musulmani della minoranza turca, pomacca e gitana convivono con i greci ortodossi nel nord del paese, in Tracia.

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I rapporti sono sempre più tesi ad Atene. Pochi giorni fa un musulmano ha cercato di sparare contro un commissariato alla periferia di Atene. Fermato in tempo, è stato arrestato, e la sera stessa la polizia ha effettuato una serie di controlli sugli immigrati. In borghese o in uniforme, i poliziotti hanno perquisito le automobili delle persone fermate.

Attualmente la polizia greca non conta neanche un musulmano nei suoi ranghi. Da diversi mesi però alcuni gruppi di consultazione sono stati costituiti presso i servizi del ministero per creare un sistema di reclutamento di musulmani e per agire meglio in caso di emergenza.

La difficoltà proviene dalla mancanza di collaborazione tra lo Stato greco e i musulmani, che rimproverano alle autorità di non mantenere le loro promesse. Trent'anni dopo le prime richieste di un luogo di culto ad Atene, la moschea rimane ancora un sogno per i musulmani della capitale. Con l'arrivo di molti clandestini, negli ultimi anni il numero di musulmani ha continuato ad aumentare. Oggi sono quasi 700mila e per pregare devono adattarsi a situazioni precarie. Nella capitale si contano quasi cento luoghi di preghiera illegali. Si tratta per lo più di garage e seminterrati situati tra la piazza della Concordia e i quartieri poveri che vanno fino al Pireo. Ma questi luoghi non sono moschee. Eppure il progetto di costruire un luogo di culto musulmano ad Atene esiste da anni.

Nel 1978 il re dell'Arabia Saudita Khaled aveva ricevuto l'assicurazione del primo ministro dell'epoca, Constantin Karamanlis, che una moschea sarebbe stata costruita alla periferia nord di Atene. Nel 2000, in prospettiva delle olimpiadi e dell'arrivo di atleti musulmani quattro anni dopo, si era parlato di costruire un centro musulmano e una moschea a Peania, vicino all'aeroporto. Il progetto però è rimasto lettera morta, perché la chiesa, molto vicina allo Stato, si è formalmente opposta. La storia si è ripetuta. Nel 2006 è stato scelto il quartiere di Eleona, vicino al centro di Atene, ma anche in questo caso non è successo nulla. Il discorso è simile per il cimitero musulmano. Risultato, i musulmani spendono migliaia di euro per inumare i loro defunti in Tracia o nei loro paesi d'origine. Molti esperti stranieri rimproverano alla Grecia, paese cristiano ortodosso, di non proteggere gli immigrati musulmani. Il problema degli immigrati musulmani va evidentemente ben al di là dei semplici scontri con la polizia.

IMMIGRAZIONE

I musulmani vittime di discriminazioni in Europa

Un'inchiesta realizzata dall'Agenzia europea per i diritti fondamentali rivela che la maggioranza dei musulmani residenti nei paesi dell'Unione sono regolarmente oggetto di discriminazioni. Secondo il quotidiano La Vanguardia, "un immigrato su tre è vittima di qualche genere di discriminazione e uno su dieci ha subito un'aggressione razzista". La loro appartenenza religiosa costituisce un ostacolo nella ricerca di un impiego o di una casa. A causa dei conflitti politici nei paesi che li ospitano, negli ultimi anni la loro situazione è peggiorata. I musulmani non si rivolgono alle autorità per denunciare queste ingiustizie. "Stanchi e scoraggiati, otto su dieci rinunciano a chiedere aiuto", afferma il giornale.

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