Una sessione fotografica di Spencer Tunick ad Amsterdam, giugno 2007. (AFP)

Amsterdam s’imborghesisce?

A forza di divieti, tolleranza zero e regolamenti, la capitale olandese sta perdendo il suo carattere tollerante e la sua ricca cultura alternativa. Gli avversari della normalizzazione cominciano a farsi sentire.

Pubblicato il 19 Novembre 2009 alle 14:59
Una sessione fotografica di Spencer Tunick ad Amsterdam, giugno 2007. (AFP)

Nei bar all'aperto di Amsterdam è ormai vietato bere una birra rimanendo in piedi. Per protestare contro il provvedimento, questa estate migliaia di persone hanno bevuto una birra in piedi sul Noordermarkt. A metà novembre c'è stata un'altra manifestazione in piazza Dam contro l'“imborghesimento” della capitale. Nel frattempo si è aperto un dibattito sulla cultura alternativa nella città, in seguito al ritiro della licenza dello Stubnitz, una vecchia nave della Germania est trasformata in centro culturale itinerante e adesso ormeggiata nel porto di Amsterdam.

Il dibattito è organizzato da alcune associazioni della cultura alternativa, che temono che lo spazio dedicato alle sottoculture sia bandito dalla città. “Amsterdam vuole essere considerata una metropoli creativa”, afferma Hay Scheepmakers, uno dei suoi promotori. “Ma tutta l'attenzione è incentrata sugli aspetti istituzionali, mentre le correnti marginali hanno sempre più difficoltà a sopravvivere”. Scheepmakers è convinto che una “metropoli culturale” debba anche creare dello spazio per queste correnti e cita l'esempio del festival artistico Robodock, che fa fatica a trovare un luogo adatto, e dell'Ndsm, un'ex cantiere navale diventato centro di cultura alternativa [vi lavorano 250 artisti di tutti i settori] per poi essere venduto a un'impresa immobiliare.

La manifestazione di piazza Dam è stata sostenuta da una parte consistente dei proprietari dei ristoranti e dei caffè di Amsterdam. Stiamo assistendo alla formazione di una nuova, diabolica alleanza contro l'imborghesimento? Per Scheepmakers “ci sono senza dubbio degli interessi comuni. Che si tratti delle licenze per gli alberghi, per i ristoranti e per i caffè o delle autorizzazioni per un avvenimento culturale, siamo di fronte a un'applicazione sempre più rigida dei regolamenti da parte delle autorità comunali. Il sindaco Job Cohen non fa che parlare di tolleranza zero, e questo ha finito per avere delle ripercussioni sul modo in cui i funzionari comunali sorvegliano tutto quello che si svolge nello spazio pubblico.

L'assessore alla cultura Caroline Gehrels contesta questi cambiamenti: “Il regolamento sul divieto di stare in piedi negli spazi all'aperto dei caffè esiste da molto tempo. È stato il divieto di fumare [all'interno dei luoghi pubblici, introdotto nel 2008] che ha amplificato il problema”. E Amsterdam rimane una “città viva e tollerante”. “Abbiamo aumentato di 12 milioni il bilancio destinato alle attività artistiche, il Kunstenplan. Ed è proprio grazie a questo programma che siamo riusciti a far sviluppare numerose sottoculture ad Amsterdam, come per esempio Volkskrantgebouw, il centro nato nell'ex edificio del quotidiano De Volkskrant”. Ma Scheepmakers, che gestisce il centro, osserva che si tratta di un caso emblematico della “normalizzazione” di Amsterdam: “Il caffè all'interno del centro ha dovuto chiudere a causa di alcune piccole irregolarità. In passato avremmo potuto trovare una soluzione con le autorità. Ma oggi la municipalità ci dà semplicemente l'impressione di non volere più sostenere questo genere di progetti culturali”.

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