Il Consiglio europeo a Bruxelles

Lezioni da Bruxelles

Che cosa possono insegnarci sull’Unione Europea le recenti nomine di Herman Van Rompuy e Catherine Ashton alle massime cariche della Commissione? Almeno cinque cose, afferma il direttore del quotidiano di Varsavia Rzeczpospolita. Ma nessuna di esse è facile da mettere in pratica.  

Pubblicato il 24 Novembre 2009 alle 14:36
Il Consiglio europeo a Bruxelles

Gli europei possono dormire sonni tranquilli: l’epoca delle difficoltà e dei problemi è ormai alle spalle. L’Ue ora ha per presidente il primo ministro Herman Van Romouy e per ministro degli esteri la baronessa Catherine Ashton. Facciamo in modo che questa diventi per noi l’occasione di apprendere qualcosa sulla situazione dell’Unione Europea.

Prima di tutto questa è una lezione di democrazia, perché – in tutta sincerità – non è facile comprendere con precisione in base a che cosa queste due persone siano state nominate. Tutto ciò che sappiamo è che non sono state elette. Per il resto, la loro nomina è avvolta da mistero. A dar retta alla stampa, pare che fossero entrambi “raccomandati”, “nomi scontati”, “presentati”, “nomi sui quali c’era consenso”. Ma chi c’è dietro queste voci? Soltanto Dio potrebbe rispondere a questa domanda. Per noi poveri mortali, l’unica conclusione che possiamo ragionevolmente trarre è che democrazia deve voler dire non sapere tra chi scegliere, in base a quale diritto o con quale premessa e chi, in definitiva, debba essere effettivamente scelto. A meno che non mi stia sfuggendo qualcosa.

Consideriamola poi una lezione di trasparenza. Per quanto uno si sforzi, è davvero difficile presagire esattamente quali poteri avrà questa coppia e se tali poteri saranno reali. Quali decisioni potranno prendere? Su che cosa saranno autorizzati a firmare accordi? Con chi potranno consultarsi? A chi dovranno rispondere del loro operato? Di certo andranno incontro a successi e sconfitte, ma quando, esattamente? E in quale settore? Tenetemi al corrente.

Prendiamola anche come una lezione di sincerità. “È un momento storico: l’Europa ha una nuova leadership” ha esultato il primo ministro svedese Frederik Reinfeldt, plaudendo alla trionfale nomina di Van Rompuy e di Catherine Ashton e alla loro ascesa alla ribalta internazionale. Altri leader dell’Ue hanno rilasciato simili dichiarazioni. Credo che nessuno di loro abbia pensato davvero a una singola parola di quello che diceva. Non ci credo, punto.

Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

É una lezione di “competenza”. Da molti mesi sentivo ripetere che l’Ue aveva bisogno di una leadership “nuova”, “dinamica”, “forte” . Et voilà, ecco due perfetti sconosciuti sulle poltrone migliori. Non importa: del resto se ci pensate bene Van Rompuy è davvero un tipo vivace. Rispetto alla baronessa Ashton, si intende. Compone haiku (“I capelli si agitano nel vento. Dopo tanti anni c’è ancora vento. Purtroppo i capelli non ci sono più”). Pratica lo zen, lavora terribilmente sodo e crede che per prendere buone decisioni sia necessario “trovare il tempo di riposare”. È primo ministro del Belgio dopo tutto, no? E la signora Ashton? Non ha la benché minima esperienza diplomatica, il che – pare – non è considerato affatto uno svantaggio. Concludendo: competenza non significa conoscenza o esperienza, ma saper soddisfare le aspettative. Aspettative che, per altro, restano imperscrutabili (vedi sopra).

Una lezione di eguaglianza. Quale eguaglianza? Beh, quella in virtù della quale se il posto di presidente è assegnato a un “uomo” democristiano, allora il ministro degli esteri dev'essere una “donna” legata alla sinistra. "Sarebbe bello che fossa la voce di una donna a rispondere a telefono quando si chiama l’Europa" si era augurato Jerzy Buzek. Beh, Jerzy: il tuo desiderio si è avverato, per quanto non sembri avere importanza se quella voce al telefono ha effettivamente qualcosa da dire. Si potrebbe però obiettare che di fatto non si tratta di vera uguaglianza. Perché un “uomo” dovrebbe essere presidente e una “donna” niente più che un ministro? Perché non il contrario? In realtà l’Alto rappresentante non ha detto sulla propria nomina che poche parole scelte, più o meno per indicare che tutto ciò è il segno che le donne, finalmente, sono apprezzate. Apprezzate. Proprio così.

Insomma: che tutto ciò ci serva di lezione, ripeto. Ci serva di lezione a capire che, al di là di ogni dubbio, per l’Unione Europea è in serbo un glorioso futuro.

COMMISSIONE

La battaglia dei portafogli

Terminata la battaglia per la presidenza del Consiglio e per il posto di Alto rappresentante, comincia quella per i commissari. “È arrivato il momento di fare i conti con José Manuel Barroso, il presidente della Commissione rieletto grazie al sostegno di governi in linea teorica poco favorevoli al suo nome e che ora si fanno valere presso il capitano della squadra per assicurarsi i posti più influenti, annuncia La Vanguardia. Anche se formalmente i commissari devono perseguire solo gli interessi dell'Unione, ogni paese membro pensa ai propri interessi nazionali in occasione dei negoziati sui vari portafogli. La Francia conta sul posto di commissario del Mercato interno per Michel Barnier, una nomina quasi certa e con la quale Sarkozy vuole fare di Parigi una piazza importante dei mercati finanziari. Una nomina che costituisce la ricompensa per aver accettato che un'inglese che non parla francese sia nominata a capo della diplomazia europea, osserva il quotidiano spagnolo. L'attuale commissario agli Affari economici, Joaquín Almunia, potrebbe assumere il potente incarico della Concorrenza, grazie al ruolo fondamentale svolto dal capo del governo spagnolo José Luís Zapatero “nella rielezione di Barroso contro la volontà dei socialisti europei”. A Berlino ha destato “sorpresa l'annuncio del suo futuro commissario: Günther Oettinger, presidente del Land del Baden-Würtemberg, la cui carriera politica è oggi in declino”; una nomina che “suscita interrogativi sull'interesse che ha Berlino per le istituzioni europee”, conclude il quotidiano.

Tags
Ti è piaciuto questo articolo? Noi siamo molto felici. È a disposizione di tutti i nostri lettori, poiché riteniamo che il diritto a un’informazione libera e indipendente sia essenziale per la democrazia. Tuttavia, questo diritto non è garantito per sempre e l’indipendenza ha il suo prezzo. Abbiamo bisogno del tuo supporto per continuare a pubblicare le nostre notizie indipendenti e multilingue per tutti gli europei. Scopri le nostre offerte di abbonamento e i loro vantaggi esclusivi e diventa subito membro della nostra community!

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Abbònati!

Sullo stesso argomento