Distribuzione di cibo ad Atene, 1 gennaio 2012.

I barboni con l’iPhone

Mentre i negoziati tra il governo e i creditori continuano, i disoccupati non possono più permettersi i servizi essenziali e si rivolgono alle organizzazioni caritatevoli. Presto il paese potrebbe ritrovarsi senza una classe media.

Pubblicato il 30 Gennaio 2012 alle 13:39
Distribuzione di cibo ad Atene, 1 gennaio 2012.

Tutti i giorni si ripete sempre la stessa scena: a mezzogiorno una folla silenziosa si accalca davanti ai cancelli del municipio di Atene, a due passi da piazza Omonia. Difficile dire quanti sono, un centinaio o forse di più. "La sera sono due o tre volte più numerosi", sospira Xanthi, una ragazza incaricata dal comune di "gestire la folla". L'atmosfera è tesa quando i cancelli si aprono e una lunga coda si forma fino alla stand dove si distribuisce una Coca Cola light e una sorta di purè di patate in un piatto di plastica. Ci sono grida, litigate, tutto deve essere fatto molto velocemente, la distribuzione dura solo mezzora.

In mezzo ai barboni e ai vecchi con i vestiti logori, si nota subito una nuova categoria di persone finora poco abituate a fare l'elemosina per mangiare. La maggior parte di loro si rifiuta di parlare ai giornalisti. "Si vergognano", dice Sotiris, 55 anni, che si è ritrovato disoccupato dopo aver lavorato 20 anni in una compagnia di assicurazioni. "Ma in Grecia i sussidi di disoccupazione durano solo un anno".

In Grecia sono definiti i "neopoveri" o i "barboni con l'iPhone". Sono i dipendenti licenziati dalle numerose piccole e medie imprese fallite, e i funzionari in esubero in seguito alle misure di austerità prese negli ultimi due anni.

Tutti si sono ritrovati disoccupati, dopo che i crediti al consumo li avevano spinti a indebitarsi troppo durante gli anni migliori. Anni non lontani: fra il 2000 e il 2007 la Grecia esibiva un promettente tasso di crescita del 4,2 per cento. Poi la crisi del 2008 e l'annuncio improvviso di un deficit di bilancio record del 12,7 per cento del pil alla fine del 2009 hanno fatto crollare, come un castello di carte, un'economia dalle basi troppo fragili per resistere alle manovre speculative dei mercati.

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Lavoro nero, frodi fiscali, amministrazione pubblica inefficiente: i mali sono noti e gran parte della popolazione accetta la necessità delle riforme strutturali chieste da "Merkozy", come viene chiamata la coppia Angela Merkel-Nicolas Sarkozy che domina i negoziati a Bruxelles.

Ma i piani di austerità imposti al paese dalla primavera 2010 vengono accettati con sempre maggiore difficoltà, perché colpiscono soprattutto i lavoratori dipendenti e i pensionati, che hanno visto i loro redditi diminuire o addirittura scomparire quando sono stati licenziati, e le loro imposte prelevate alla fonte aumentare in modo esponenziale. Il risultato è che in due anni il numero di persone senza fissa dimora è aumentato del 25 percento e per alcuni sfamarsi è diventata la prima preoccupazione.

"Ho cominciato a preoccuparmi quando durante le visite mediche diversi bambini venivano per farsi curare lo stomaco vuoto, perché non avevano mangiato niente il giorno prima", racconta Nikita Kanakis, presidente della sezione greca di Médecines du monde.

Una decina di anni fa l'ong francese aveva aperto una struttura in Grecia per rispondere all'afflusso improvviso e massiccio di immigrati clandestini. "Da un anno a questa parte sono i greci che vengono da noi. Persone di classe media che hanno perso i loro diritti sociali e non hanno più la possibilità di andare all'ospedale pubblico. Da sei mesi distribuiamo anche cibo, come nei paesi del terzo mondo", osserva Kanakis. "Il problema del debito è reale, ma fino a dove possono arrivare le esigenze di Bruxelles quando dei bambini che vivono a sole tre ore di aereo da Parigi e Berlino non possono più curarsi o nutrirsi?"

Giovedì una scena insolita si è svolta nel centro di Atene, in piazza Syntagma, proprio di fronte al parlamento: degli agricoltori giunti da Tebe, a 83 chilometri dalla capitale, hanno distribuito gratuitamente 50 tonnellate di patate e di cipolle. Annunciata alla televisione, la distribuzione è degenerata in una serie di incidenti. Tutti si sono precipitati sugli stand. Di nuovo si è assistito a liti e grida. "Non vedevamo una cosa del genere dai tempi dell'occupazione", si arrabbia Andreas, che osservava lo spettacolo a distanza. L'occupazione tedesca durante la Seconda guerra mondiale aveva provocato una terribile carestia, che è rimasta nella memoria di tutti.

Il silenzio di Papademos

Ma se la parola torna così spesso per descrivere il ritorno della fame che ha colpito le classi medie è anche a causa dei diktat di Bruxelles, e soprattutto di Berlino. "Ogni tre mesi siamo minacciati di fallimento e ci viene ordinato di soffocare ancora di più i poveri. Ma il denaro che ci promettono sono prestiti che dobbiamo rimborsare ai nostri creditori", si arrabbia Andreas.

Dipendente di un'impresa marittima, Andreas ride evocando l'eventualità di sopprimere la tredicesima e la quattordicesima dei lavoratori del settore privato. Come molti datori di lavoro, il suo non gli versa più alcuno stipendio da mesi. "I datori di lavoro parlano della crisi per evitare di pagare i dipendenti". Voltandosi verso l'ex palazzo reale che ospita il parlamento, Andreas aggiunge: "Qui ci sono 300 cretini che seguono un governo non eletto dal popolo. Ma questi deputati hanno forse ridotto il loro stile di vita? I funzionari dell'assemblea continuano a ricevere sedici mensilità e a Bruxelles nessuno sembra preoccuparsene".

Al contrario di Monti in Italia, dove la crisi ha provocato un sussulto nazionale di orgoglio, Loukas Papademos, il primo ministro tecnico nominato a novembre, brilla per il suo silenzio. Mentre il paese sta negoziando di nuovo la sua sopravvivenza promettendo altre misure di rigore, la sola intervista che ha concesso era destinata al New York Times. Secondo Andreas "viviamo sotto una dittatura economica. E la Grecia è il laboratorio in cui viene testata la resistenza dei popoli. Dopo di noi sarà la volta degli altri paesi europei. Non ci sarà più una classe media".

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