Attualità Commissione europea
Foto : Agentkevinski / Flickr

Barroso II, la nuova nazionale francese

Negli ultimi giorni il valzer delle nomine per i posti chiave nelle istituzioni europee è entrato nel vivo. E tutti gli stati membri sono impegnati giocarsi le carte migliori. Dopo il presidente del Consiglio e l’Alto rappresentante agli affari esteri, è arrivato il momento di scegliere i membri della Commissione “Barroso II”.

Pubblicato il 1 Dicembre 2009 alle 17:09
Foto : Agentkevinski / Flickr

Come di consueto, i “grandi” si spartiscono i portafogli più importanti della Commissione europea in termini di influenza o di budget: ossia le deleghe al commercio, al mercato interno, alla concorrenza e all’agricoltura. Secondo il Daily Telegraph,“in ognuna delle fasi di quel mercimonio che porta alla formazione della Commissione, il governo britannico è stato preso in giro e i suoi piani sono saltati. La nomina di Catherine Ashton costerà molto cara a Londra, che dovrà rinunciare a uno dei portafogli economici più importanti. Senza contare che, con le sue scelte, la Gran Bretagna ha offerto a Sarkozy la possibilità di garantire al proprio candidato il posto più ambito di tutti: quello al mercato interno. Non dobbiamo sottovalutare i danni che questa nomina potrà portare: Michel Barnier è un interventista (essendo ministro dell’agricoltura, come potrebbe non esserlo?), non ama il libero mercato né il modello economico anglosassone e sembra determinato a favorire una iperregolamentazione delle banche europee decisa a Bruxelles”.

Anche Dziennik Gazeta Prawna riconosce che la Francia ha ottenuto una “vittoria prestigiosa”, perché le decisioni di Michel Barnier “influiranno sugli utili e sulle perdite di milioni di europei”. La sua nomina rappresenta anche “un passo indietro del liberismo anglosassone, i cui rappresentanti occupavano posti chiave nella Commissione uscente”. Inoltre, José Manuel Barroso “è riuscito a resistere alle pressioni esercitate da Londra, intenzionata a privare Barnier delle competenze sui servizi finanziari. Tutto questo rende il nuovo commissario ancora più forte”.

La Francia, dunque, sembra aver giocato molto bene le sue carte, anche per quel che riguarda un altro incarico molto caro a Parigi: la poltrona di responsabile per l’agricoltura, che è andata al romeno Dacian Ciolos, titola oggi Jurnalul National, che fa notare – en passant – come la stampa britannica condanni la sua nomina, accusando i francesi di aver organizzato un complotto. Sposato con un donna francese, Ciolos ha studiato a Rennes e a Montpellier e sarebbe, secondo il quotidiano di Bucarest, un “vero europeo”. Il giornale România Libera sottolinea invece che se “la designazione di Ciolos in Romania ha alimentato la speranza di una pioggia di denaro comunitario, in Europa ha attirato soprattutto critiche, legate all’appoggio francese alla sua nomina”. Il quotidiano di Bucarest Gândul osserva infine che Ciolos “avrà un compito molto difficile”, perché “dovrà sapersi giostrare tra gli interessi contrapposti di Francia e Inghilterra”.

Altro posto molto influente è quello alla concorrenza, che torna a Joaquín Almunia, nominato anche alla vicepresidenza della Commissione. Definito il “nuovo uomo forte dell’Unione” [da El País](http:// http://www.elpais.com/articulo/internacional/Almunia/nuevo/hombre/fuerte/UE/elpepiint/20091128elpepiint_1/Tes), , e responsabile de facto della politica industriale europea, in tempi di crisi economica Almunia occuperà una delle posizioni più influenti d’Europa. Infine, per quanto riguarda la Repubblica Ceca, Hospodářské Noviny s'étonne si stupisce del fatto che, malgrado la lunga opposizione del presidente Václav Klaus alla ratifica del trattato di Lisbona, Praga abbia ottenuto un portafoglio “relativamente importante”: quello all’Allargamento, che andrà al diplomatico, nonché ex ministro agli Affari europei, Štefan Füle. Tra i compiti che lo attendono, c’è quello di “preparare i paesi del Partenariato orientale all’idea che non potranno aderire tanto presto all’Unione”. Da una decina d’anni, infatti, continua il quotidiano di Praga, l’allargamento non è più il motore dell’integrazione europea.

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