Il vertice di Copenaghen sulle prime pagine dei quotidiani europei. © Presseurop

Molto allarme per nulla?

Inaugurato senza grandi ambizioni, il vertice di Copenaghen potrebbe non produrre alcun accordo o, peggio ancora, un accordo senza futuro. Mentre gli scettici contestano l'argomento stesso della conferenza. 

Pubblicato il 7 Dicembre 2009 alle 17:53
Il vertice di Copenaghen sulle prime pagine dei quotidiani europei. © Presseurop

Su iniziativa del Guardian, "oggi 56 giornali di 45 paesi stanno facendo un passo senza precedenti, quello di parlare con una unica voce in un editoriale comune. Lo facciamo perché l'umanità si trova ad affrontare una grave emergenza", spiega il testo. "I rappresentanti politici che si riuniranno a Copenaghen hanno la possibiità di decidere quale sarà il giudizio della storia su questa generazione".

Ma l'accordo globale sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica fra i 192 paesi rappresentati sembra tutt'altro che garantito. E un patto senza accordo, avverte lo scienziato James Hansen sul Guardian, sarebbe così imperfetto che tanto varrebbe ricominciare da zero. "Se finissimo per ottenere qualcosa di simile a Kyoto, la gente passerebbe anni a cercare di capire che cosa vuol dire". Per il direttore dell'istituto Goddard di studi spaziali della Nasa, il riscaldamento climatico è come il nazismo o la schiavitù: "si tratta di una di quegli argomenti sui quali non si può scendere a compromessi".

Due scenari sembrano possibili, prevede Polityka. Lo scenario pessimista, sviluppato dall'americano Bruce Bueno de Mesquita in The Predictioneer's Game, si basa sulla teoria dei giochi, nell'ipotesi che i paesi siano interessati solo al loro interesse e siano sempre meno disponibili a trovare un accordo. L'altro scenario, prospettato dal premio Nobel per l'economia Elinor Ostrom in un rapporto alla Banca mondiale, punta sulle iniziative locali e sulla cooperazione fra città e regioni di tutto il mondo per combinare alto livello di vita, protezione dell'ambiente e basse emissioni di CO2.

Un gendarme mondiale del clima

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Un eventuale accordo sarebbe comunque difficile da far rispettare. Come osserva l'editorialista svedese Martin Àdahl su Fokus, il protocollo di Kyoto, più vincolante che il testo in discussione a Copenaghen, "non è applicato dai paesi firmatari". Così "il Canada, che aveva promesso di diminuire le emissioni del 6 per cento entro il 2012, le ha aumentate del 28 per cento".

"Quali sanzioni saranno possibili per i paesi che non rispetteranno i loro obiettivi di riduzione", si chiede Libération. "Bisogna inventare un poliziotto mondiale del clima" incaricato di verificare gli impegni presi. Il problema, osserva il quotidiano francese, consiste nel definire o nel creare la "superstruttura" più adatta per questa missione. "Società private? Istituzioni dell'Onu? Gli anglosassoni chiedono che sia la Banca mondiale a occuparsene. Altri il Fondo mondiale dell'ambiente".

"Si potrebbe creare un Icf (International Carbon Fund)", risponde Àdahl su Fokus. Questa istituzione, basata su quelle di Bretton Woods, avrebbe la missione di "verificare le emissioni, sorvegliare i mercati regionali e stabilire un sistema di sanzioni, modellate sulle regole del libero mercato dell'Organizzazione mondiale del commercio". In ogni caso, afferma il giornalista svedese, "bisogna mettere da parte i diplomatici e invitare gli economisti. I diplomatici fanno caso solo a virgole e aggettivi, e non ai diagrammi e alle curve. Lasciamo che siano i politici a definire i limiti e gli economisti a fare il loro lavoro".

Gli scettici si fanno sentire

A questi dubbi sull'impatto del vertice di Copenaghen si aggiunge la critica crescente dell'idea stessa di riscaldamento climatico. Nei Paesi Bassi lo scrittore Leon de Winter ha scritto su Nrc Handelsblad per denunciare "l'idea messianica secondo la quale l'umanità deve essere protetta da sé stessa". "Dal 1998 la temperatura del pianeta non aumenta più", osserva de Winter utilizzando dati criticati dalla maggior parte degli scienziati. "Prima di impegnarsi a ridurre la libera circolazione delle persone e delle merci in modo drastico, dobbiamo conoscere bene la storia [...], ma questa conoscenza sembra minacciare persone e organizzazioni [...] che hanno interesse a minimizzare questo Climagate", osserva lo scrittore olandese facendo riferimento alla polemica sulle e-mail di un'équipe di scienziati che avrebbe volontariamente occultato dei dati che contraddicevano la tesi del riscaldamento climatico.

Invece di focalizzarsi sull'anidride carbonica, de Winter consiglia di interessarsi "ad altri gas a effetto serra [...], agli effetti regolatori delle nuvole, alle macchie solari, alle correnti oceaniche e alle variazioni dell'asse planetario. In altre parole, a un insieme di fattori estremamente complessi e quasi impossibili a definirsi attraverso un modello informatico". Un'idea sostenuta dal danese Bjørn Lomborg. L'idea di ridurre le emissioni di CO2 con l'introduzione di tasse sull'anidride carbonica è come attaccare un cavallo dietro a una roulotte", scrive lo statistico su Hospodářské Noviny. Per lui sarebbe meglio investire nella ricerca sulle energie alternative. I veri interessi di Copenaghen sarebbero quindi: "a) trovare i mezzi per spostare l'energia solare dalle regioni con la radiazione solare più intensa e il vento più forte verso le regioni più popolate; b) inventare un sistema di stoccaggio per fare in modo che il mondo abbia dell'energia anche quando il sole non brilla e il vento non soffia".

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