Moneta ateniese (V-IV secolo a.c). (AFP)

Dopo Dubai tocca ad Atene?

Debito pubblico fuori controllo, evasione fiscale galoppante, niente risorse per le pensioni. La Grecia è sull’orlo della bancarotta: un default che avrebbe conseguenze gravissime sull’euro e che potrebbe innescare un pericoloso effetto domino tra i paesi meno virtuosi.

Pubblicato il 9 Dicembre 2009 alle 18:57
Moneta ateniese (V-IV secolo a.c). (AFP)

“Mentre sui giornali stranieri abbondano le fotografie delle manifestazioni studentesche – una sorta di passatempo annuale più che una vera e propria reazione a una crisi specifica – il ministro greco delle finanze, George Papaconstantinou, e i suoi colleghi del Partito socialista (Pasok) sono sempre più preoccupati per una serie di problemi concreti e più seri”, scrive il Daily Telegraph. Il quotidiano londinese si riferisce in particolare “all’evasione fiscale, al debito pubblico e al buco nel settore pensionistico: tutti problemi che hanno portato il paese sull’orlo della bancarotta”. Il governo di Georges Papandreou è arrivato al potere, all’inizio di ottobre, sperando che il deficit non avrebbe superato il 6 per cento del Pil. Per questo, continua il Daily Telegraph, in “campagna elettorale ha promesso che avrebbe rilanciato la spesa pubblica per sostenere la ripresa.

Una volta al governo, invece, ha scoperto che i suoi predecessori di centro-destra avevano truccato le cifre e che il deficit era già al 12,7 per cento del Pil”. Ecco perché, conclude il quotidiano, “si parla già della Grecia come della prossima Dubai”. “Dopo Dubai, paura per i PIGS”, èil titolo scelto da Les Echos, in un articolo che sottolinea come la Grecia non sia l’unico paese a preoccupare i mercati finanziari. “L’acronimo PIGS – attribuito dai trader anglosassoni al gruppo di paesi costituito da Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, con evidente riferimento al significato della parola inglese, cioè maiali – da qualche settimana è molto usato sulla stampa e nell’ambiente finanziario britannici”, scrive il quotidiano francese. Visto che non è possibile uscire dall’euro, continua il giornale, è necessario interrogarsi sull’“impatto che l’eventuale aggravarsi delle difficoltà dei Pigs avrà sull’insieme dell’eurozona”.

La "banca Europa" nell'impasse

“La crisi dell’indebitamento greco sarà anche la crisi dell’euro?”, si chiede il Guardian. La risposta è un secco no, “se per crisi dell’euro si intende la rottura dell’eurozona”. Ma il quotidiano londinese ammette che le difficoltà greche rappresentano di certo “un problema per i politici dei paesi che hanno l’euro e per la Banca centrale europea (Bce). Nessuno sa veramente che cosa accade quando uno stato membro attraversa una grave crisi di indebitamento. L’Irlanda ha preso atto del pericolo e ha adottato radicali misure di austerità. A Dublino il mercato dei titoli e delle obbligazioni per il momento è rassicurato dalla prospettiva di un aumento del gettito fiscale e di tagli alla spesa pubblica. Ma la Grecia, invece, non sembra volersi impegnare verso politiche di austerity”.

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Lo Spiegel ricorda a tale proposito che la diffidenza nei confronti della Grecia è molto diffusa tra i partner europei, soprattutto perché in passato Atene si è ripetutamente distinta per le affermazioni imprecise fornite sullo stato delle proprie finanze, e per il fatto di aver rispettato il patto di stabilità soltanto per un anno da quando, nel 2006, ha aderito all’euro”. Di fonte alla crisi greca, osserva il settimanale tedesco, i ministri delle finanze europei sono sicuramente in stato d’allerta, ma non possono far granché: “Bruxelles non può intervenire: non può infatti versare soldi a uno stato membro per colmare i buchi di bilancio.

Se anche ci fosse una possibilità di aggirare tale proibizione, le conseguenze sarebbero fatali: l’incapacità di tenere sotto controllo i conti pubblici, comune a molti paesi, tra cui Spagna, Italia e Irlanda, rischierebbe di diffondersi in tutto il continente. Il messaggio a quel punto sarebbe chiaro: perché cercare di essere virtuosi se alla fine qualcun latro interverrà a saldare i conti? A ciò si somma anche il rischio di un effetto domino: se un membro dell’euro cade, gli speculatori metterebbero a dura prova la stabilità degli altri candidati e l’Unione monetaria potrebbe incrinarsi”. Der Spiegel cita una massima che gira di questi tempi nel mondo degli affari: “Se qualcuno ha mille euro di debiti, ha un problema. Ma se qualcuno ha dieci milioni di euro di debiti, è la sua banca a essere nei guai. In questo caso, la banca in questione è l’Europa”.

VISTO DALLA GRECIA

Dopo lo schiaffo serve una svolta

La Grecia balla “un tango dal sapore argentino con i mercati internazionali”, scrive Ta Nea. “Il paese ormai è paragonato all’Argentina, che nel 2001 ha vissuto un drammatico crac: un altro colpo gravissimo alla sua immagine. Il ministro delle Finanze dovrà ripristinare la credibilità del paese sulla scena internazionale e al contempo convincere i greci che l’aumento delle imposte sarà un bene per tutto il paese”. To Ethnos titola invece “Le turbolenze sono dovute al declassamento della solvibilità greca”, con evidente riferimento alla decisione delle agenzie di rating di rivedere al ribasso l’affidabilità del paese. Nel suo editoriale, il quotidiano di centrosinistra ricorda che si tratta adesso “di una corsa contro il tempo per riguadagnare la cedibilità perduta. Il nuovo governo socialista, al potere da due mesi, dovrà agire in tempi rapidi, perché Bruxelles vuole riforme immediate. Il dibattito politico nazionale sarà di fatto scavalcato”. La stampa greca sottolinea che il ministro delle Finanze dovrà prendere misure drastiche quanto prima, il che accrescerà di sicuro lo scontento dell’opinione pubblica.

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