Margaret Thatcher a Londra nel 1976

Margaret Thatcher ha vinto

Il patto firmato all’inizio del mese reintroduce la spietata dottrina socioeconomica della lady di ferro. Stavolta però non è un governo democratico a imporla, ma lo strapotere della finanza e delle banche.

Pubblicato il 12 Marzo 2012 alle 15:21
Margaret Thatcher a Londra nel 1976

The Iron Lady, il film dedicato alla vita di Margaret Thatcher, dovrebbe essere vieto ai minori: solo le persone che hanno almeno 50 anni sono in grado di comprendere questa forte evocazione della vecchiaia e delle condizioni dell'esercizio del potere politico. Il declino prende forma in modo univoco e crudele una sera del novembre 1990 a Parigi, quando Margaret Thatcher, a 65 anni, dice addio al potere.

Il suo annuncio riveste in realtà un'importanza secondaria, poiché all'epoca i giornalisti erano andati a Parigi soprattutto per il primo vertice della Csce (Conferenza sulla sicurezza e sulla cooperazione in Europa) dopo la caduta del muro. Il vertice aveva dimostrato che nella nuova Europa post-comunista non c’era più posto per il "piccolo nazionalismo britannico" di Margaret Thatcher. Anche il Regno Unito voleva essere europeo.

Durante un discorso alla confederazione inglese dei sindacati, due anni prima della caduta della lady di ferro, il presidente della Commissione europea, Jacques Delors, aveva promesso un'Europa sociale che avrebbe difeso i diritti dei lavoratori e avrebbe garantito la piena occupazione. I militanti sindacali si erano alzati per intonare tutti insieme Frère Jacques in onore del loro salvatore. Durante i primi cinque anni del mandato di Jacques Delors, 12 milioni di posti di lavoro sono stati creati nell'Unione europea. In quel periodo l'eurofilia era un sentimento normale.

Che canzone intonerebbero oggi le confederazioni sindacali europee in onore di Herman van Rompuy, l'attuale presidente dell'Ue? Forse la canzone del suo compatriota Jacques Brel, On n’oublie rien ["Non dimentichiamo nulla"]. Oggi infatti l'Unione conta 17 milioni di disoccupati.

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La settimana scorsa le organizzazioni sindacali di tutta Europa hanno manifestato contro il trattato fiscale dell'Ue, che raccomanda tagli drastici del piano sociale, accompagnati da riduzioni dei diritti e delle libertà civili. In questo modo l'Europa ha definitivamente seppellito l'ideologia sociale dello stato assistenziale, che era stata sostenuta tanto dai cristiano-sociali che dai socialdemocratici, i due grandi partiti europei.

Attraverso il suo patto di stabilità, l'Ue impone la concezione thatcheriana dell'economia all'insieme dei suoi paesi membri. Ricordiamo però che il capitalismo autoritario di Thatcher era stato approvato dai cittadini attraverso un'elezione democratica. Al contrario, l'Ue prende le sue decisioni senza alcuna legittimità popolare o democratica. Le alte istanze dell'Ue vogliono prima di tutto salvare l'euro - la moneta simbolo della follia economica e della tracotanza politica che divide l'Europa fra le regioni ricche e quelle condannate alla povertà.

Il professor Fritz Wilhelm Scharpf si chiede se le riforme dell'Unione europea e monetaria non mascherino qualche disegno segreto: parla di un'ideologia europea che favorisce la privatizzazione dell'economia, l'indebolimento del sindacalismo, la commercializzazione della salute e dell'insegnamento.

Gli obiettivi del patto sono la stabilità e il controllo dell'inflazione. La piena occupazione invece è relegata in secondo piano. I governi europei non hanno altra scelta che sottomettersi alla disciplina economica, indipendentemente dalle conseguenze sociali. Regole imperative fissate dai mercati finanziari a loro esclusivo profitto.

Democrazia a rischio

In una recente conferenza nel decadente auditorium della London School of Economics, Scharpf metteva in guardia contro il pericolo di un crollo della democrazia nell'Unione: "La legittimità democratica presuppone la possibilità di fare delle avvedute scelte politiche".

Di conseguenza la legittimità dei governi democraticamente eletti è in pericolo, soprattutto nei paesi che sono arrivati alla democrazia di recente. "I candidati non mancano: Ungheria, Grecia, Portogallo Spagna, Italia. In questi paesi la rivolta può nascere tanto dal populismo di destra che di sinistra. In questo momento è il populismo di destra a dominare, accompagnato dalla xenofobia. Le politiche anticrisi favoriscono questi atteggiamenti e mascherano l'idea di cittadinanza europea. E al suo posto si sviluppano i pregiudizi: la pigrizia greca contro il rigore tedesco, la corruzione dell'Europa del sud contro l'intransigenza dell'Europa del nord".

Quando entrava alle riunioni dell'Unione europea, Margaret Thatchet aveva l'abitudine di guardare fisso negli occhi i suoi colleghi europei e dire ad alta voce: "Voglio indietro il nostro denaro!" Oggi questa ideologia è di ritorno, con la differenza che sono le banche a imporre le loro esigenze.

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