Attualità Europea della settimana
© Lucian Munteanu/Adevarul

Iana Matei, l'angelo del marciapiede

Nominata "Europea del 2010" dal Reader's Digest per aver salvato 420 donne dalla prostituzione forzata, Iana Matei gestisce un centro in cui le vittime del traffico di esseri umani possono trovare rifugio e ricostruirsi. 

Pubblicato il 3 Febbraio 2010 alle 17:26
© Lucian Munteanu/Adevarul

Quando Iana Matei ha creato il suo rifugio per le vittime del racket internazionale della prostituzione, 12 anni fa, nessuno in Romania aveva mai fatto niente del genere. Da allora, grazie a lei 420 donne sono uscite dall'inferno della prostituzione forzata grazie e hanno ritrovato una vita normale.

Nella grande sala comune le imposte sono chiuse. Il silenzio è rotto solo dai dialoghi del film americano trasmesso in televisione. Sedute, diverse ragazze guardano il film in silenzio, perse nei loro pensieri. La porta si apre ed entra una signora bionda, il volto illuminato da un grande sorriso. Iana Matei non ha ancora 50 anni e anima insieme a due assistenti sociali questo rifugio per ex prostitute dal 1998, anno in cui è tornata in Romania. Matei aveva lasciato il suo paese nel 1989 perché ricercata dalla polizia. In un primo tempo si era rifugiata in Jugoslavia, dove ha lavorato come interprete per l'Organizzazione di aiuto ai profughi delle Nazioni unite, poi è emigrata in Australia dove ha tenuto i conti di un'impresa di trasporti. Poco dopo il suo arrivo a Bucarest, questa psicologa nata in Transilvania ha cominciato a partecipare a diversi progetti in favore dei bambini di strada. Un giorno ha ricevuto una telefonata da un poliziotto: "Non sappiamo che fare di tre ragazze che abbiamo tolto dalla strada". "Si trattava di tre ragazzine di 13-14 anni, infreddolite e affamate. Mi hanno detto di essere state vendute da uno zingaro, per poi essere ricomprate e tirate fuori dalla strada per 'lavorare'", ricorda Iana. "Non sapevo che fare né dove portarle, da me non c'era posto. Così hanno passato una notte in ospedale. Nel frattempo cercavo di riflettere su una possibile soluzione".

Quella notte è nata Reaching Out, la prima associazione a offrire rifugio alle vittime della tratta di essere umani in Romania. Il giorno dopo Iana ha affittato un appartamento a Pitesti e ci è andata a vivere con le ragazze. Nel frattempo ha cominciato a organizzare progetti, perché c'era bisogno di denaro. Poi l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) l'ha chiamata per dirle che c'erano altre ragazze che avevano bisogno di un tetto, almeno per il tempo necessario a rimettersi in piedi: bosniache, macedoni e albanesi maltrattate e sfruttate. Così Iana ha deciso di affittare un altro appartamento.

Cure e responsabilità

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Di solito le ragazze che accoglie tornano dall'Italia o dalla Spagna, i principali paesi di destinazione delle giovani romene vittime delle reti di prostituzione, secondo un rapporto del 2009 del Dipartimento di Stato americano sul traffico di esseri umani. A questi paesi si aggiungono la Grecia, la Repubblica Ceca e la Germania, dove allo sfruttamento sessuale si unisce l'accattonaggio e il lavoro forzato in agricoltura.

La maggior parte delle ragazze ha bisogno di cure mediche, perché presentano segni di rasoio, bruciature di sigarette e stress post-traumatico o sono incinte. Ci sono poi delle sedute di sostegno psicologico. Le giornate nel centro hanno un carattere abitudinario, con compiti quotidiani che le responsabilizzano. Per loro Iana rappresenta qualcosa di più di una famiglia, perché il più delle volte quest'ultima le respinge: "I genitori rimproverano loro di essere prostitute, di essersi lasciate ingannare, di averli disonorati nei confronti dei loro vicini. Siamo una società malata dove un figlio è ancora educato in base alla massima: 'sono io che ti ho fatto, sono io che ti uccido!'" Schiavi dei pregiudizi sociali, i genitori subiscono in silenzio queste pressioni, soprattutto se le figlie tornano incinte. E per assicurarsi che le ragazze non li denuncino, alcuni trafficanti non esitano a sposarle." Mentre quelle che decidono di denunciare i trafficanti "devono fare i conti con avvocati pagati profumatamente dai trafficanti e subiscono pressioni e minacce per ritirare la denuncia". E talvolta le ragazze cedono. Anche in questo caso Iana le aiuta; dice loro che devono battersi, per fare in modo che i colpevoli paghino. Dopo aver parlato e pranzato con le ragazze, Iana lascia il centro. Mentre si dirige alla macchina riceve una telefonata. Il sorriso scompare: "Sì certo che puoi venire al centro! Dove sei? Coraggio, ti aspettiamo!" (adr)

Il personaggio

Un'eroina internazionale

Dal 1996 i direttori delle 21 edizioni europee del Reader's Digest eleggono "l'europeo dell'anno" tra le personalità che incarnano meglio le tradizioni e i valori dell'Europa. Iana Matei è la 15° a ricevere il premio. Questo titolo onorifico, attribuito per la prima volta a una personalità rumena e accompagnato da una somma di 5mila dollari, è stato consegnato a Iana Matei il 20 gennaio a Bucarest, spiega il Reader's Digest Schweiz, secondo il quale il lavoro di questa pioniera "è ormai riconosciuto ben al di là delle frontiere del suo paese. Iana Matei collabora con autorità internazionali, come l'Ufficio delle Nazioni unite contro la droga e il crimine, informa il governo americano sulla situazione in Romania e consiglia la Nato nella lotta contro la prostituzione forzata. Alla luce di questo impegno, il Dipartimento di Stato americano ha nominato Iana Matei nel 2006 'Eroina dell'anno'. E un anno dopo la Camera dei lord della Gran Bretagna le ha attribuito 'l'Abolitionist Award'".

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