José Luis Rodríguez Zapatero alla conferenza di Vienna il 14 gennaio 2010 (AFP)

Tutti contro Zapatero

La sua presidenza Ue non decolla, Barack Obama lo snobba e la sua gestione dell'economia è criticata da ogni parte: il primo ministro spagnolo sta attraversando una crisi di fiducia senza precedenti. I commenti della stampa nazionale.

Pubblicato il 5 Febbraio 2010 alle 17:23
José Luis Rodríguez Zapatero alla conferenza di Vienna il 14 gennaio 2010 (AFP)

“Sfiducia totale”, titola ABC. All'indomani del crollo della borsa di Madrid, il quotidiano conservatore fa notare la crisi di “credibilità della Spagna”, che mette il primo ministro José Luis Rodriguez Zapatero in una posizione alquanto scomoda. La situazione è fin troppo chiara, considerato che gli ultimi sondaggi danno il Partito popolare (Pp, conservatore) in vantaggio di quattro punti percentuali sui socialisti del presidente. ABC critica il leader socialista e la sua “sfilza di errori a Davos e Bruxelles”. Zapatero, definito “frivolo e distante”, è accusato di “aver vaneggiato in un mondo irreale”. Esigendo “decisioni urgenti”, ABC lamenta inoltre la sua “passività e inefficienza, che hanno condannato la Spagna ad anni di oscurità”.

El Mundo ci va meno pesante e descrive positivamente la visita di Zapatero a Washington, dove Obama lo ha invitato a quella che è stata soprannominata “National Prayer Breakfast”. Il discorso di Zapatero, “basato sui valori etici universali e in sintonia con la platea”, ha riscosso successo. Il quotidiano è soddisfatto che “Zapatero abbia smesso di cercare di assomigliare ad Aznar (il suo predecessore conservatore) nello sforzo di dimostrare quanto sia amico del presidente degli Stati Uniti”.

Pregiudizi nordeuropei

El País rammenta comunque ai lettori che la situazione sempre più difficile dell’economia spagnola sta appannando l’immagine di Zapatero in patria. In un editoriale intitolato “Allarme, anzi quasi panico”, il quotidiano di centrosinistra commenta che il motivo dei dubbi degli investitori sull’economia spagnola è da ricercarsi nel “collegamento tra il fallimento della Grecia e la debolezza della Spagna” e che il “disastro potrà continuare” se il presidente non “convincerà gli investitori che le finanze pubbliche possono stabilizzarsi in un arco ragionevole di tempo”. Se il premier sperava che la sua visita negli Stati Uniti avrebbe aiutato la sua immagine in patria, “le cattive notizie arrivate nel frattempo lo avranno certamente frustrato”.

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Secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano madrileno, il 77 per cento degli spagnoli è scettico sui benefici della presidenza spagnola dell’Ue. Un aspetto positivo, se così si può dire, riguarda il confuso equilibrio di poteri nell’Ue, con il 32 per cento dell’opinione pubblica che ritiene che Zapatero stia guidando l’Ue in questo semestre, contro il 21 per cento che pensa invece che a tenere le redini sia Herman Van Rompuy. Sempre sul fronte dell’Ue, vi è stata ampia costernazione dopo le osservazioni del commissario spagnolo agli affari economici uscente Joaquín Almunia, che ha “paragonato la Spagna alla Grecia”. L’analista Fernando Vallespín è stufo di vedere la Spagna messa nello stesso fascio dei paesi più deboli dell'Unione. Anche l'inclusione della Spagna nell’acronimo Pigs – Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna – è ben poco lusinghiero. Vallespín ritiene che la dichiarazione del commissario sia una sorta di “lapsus freudiano”, che ben illustra i pregiudizi dell’Europa settentrionale, propagati dal “Financial Times e tutti quanti”.

Vittima degli speculatori Público parla invece di “rivolta montante”, riferendosi all’appello alla protesta lanciato dal più grande sindacato commerciale spagnolo. In realtà le critiche piovono da ogni dove, perfino dalle fila del Psoe, a causa della decisione di alzare l’età del pensionamento da 65 a 67 anni. Costretto a un'imabarazzante marcia indietro sulla sua promessa di calcolare le pensioni su una base di 25 anni invece che di 15, è stato accusato dalla destra di “tentennare”, mentre l’opinionista Justino Sinova critica aspramente “le improvvisazioni, gli alti e bassi e il caos di Zapatero e del suo governo”. Ignacio Escolar descrive infine la Spagna come “il nuovo epicentro della crisi globale”, l’ultima vittima di un gioco globale nel quale “i gatti-speculatori si divertono a giocare col topo”. (ab)

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