Cecilia Malmström, commissario europeo agli affari interni, sta portando avanti una proposta di direttiva per bloccare le pagine web a contenuto pedopornografico. L'impegno contro siti di questo tipo è sempre lodevole. Bisogna però stare attenti a non farsi fuorviare da una mossa che a parte la motivazione politica può rivelarsi deleteria. L'approccio dell'Europa è infatti controproducente e pericoloso: potrebbe addirittura aumentare le violenze compiute ai danni dei membri più indifesi della società.
L'unico strumento realmente efficace per combattere questi crimini orrendi sarebbe una misura internazionale che porti alla cancellazione immediata dei siti web collegati alla pedofilia. Tutte le risorse disponibili – comprese quelle che al momento vengono sperperate in inutili tentativi – dovrebbero essere impiegate per identificare e soccorrere le vittime, e successivamente assicurarsi che i criminali coinvolti siano perseguiti dalla legge senza nessuna attenuante. Il semplice blocco dei siti serve solo a dare l'illusione di un passo avanti. In realtà riduce la spinta popolare verso una politica efficace e attenua la pressione sulla comunità internazionale per una soluzione più radicale. I cittadini sono portati a credere che si stia facendo qualcosa, così i politici possono rifugiarsi nel populismo, perfettamente consapevoli che il blocco non serve a niente e che i siti rimangono comunque on line.
Una scusa per non fare niente
Onestamente è difficile capire perché la politica abbia un atteggiamento così passivo. Immaginiamo l'esistenza di una pagina web con le prove di un omicidio. Immaginiamo che qualcuno, anziché cancellarla immediatamente e impiegare ogni risorsa per identificare la vittima e perseguire l'assassino, proponga solo di bloccarla. Sarebbe ridicolo, no? Ogni accordo commerciale firmato dall'Unione europea contiene vincoli precisi a protezione della proprietà intellettuale; nessuno di essi presenta anche solo un incoraggiamento alla rimozione dei siti pedopornografici. Nelle normative sul commercio internazionale, le borse Louis Vuitton e gli orologi Cartier hanno la priorità sui bambini violentati.
C'è un dato che rende ancora più sanguinoso l'immobilismo. Mediamente ogni due anni salta fuori un nuovo trattato internazionale contro la pedofilia, con politici sorridenti in posa per la stampa e impegnati a dimostrare il loro impegno firmando (a volte anche ratificando) gli accordi. La politica del blocco, a livello nazionale e internazionale, non farà altro che supportare e agevolare l'inazione. Internet è fatta in modo che ogni blocco possa essere aggirato. È la base del funzionamento del network. Il blocco è condannato a fallire, è solo uno spreco di tempo e risorse che potrebbero essere destinate a cancellare i dati alla fonte. Le vittime sono persone in carne ed ossa. Un blocco inadeguato non farà niente per proteggerle.
Tutela no, censura sì
A dare ascolto ai politici si sente più o meno di tutto: che il blocco fermerà l'accesso deliberato e quello accidentale ai siti incriminati, o che l'obiettivo è di fermare la commercializzazione di immagini illegali. La verità è un'altra. Aggirare un blocco è straordinariamente facile, e in più i siti cambiano indirizzo e possono essere spostati rapidamente. Ergo, il blocco non ostacola l'accesso deliberato. In secondo luogo non esistono statistiche sull'impatto effettivo dell'accesso accidentale sul problema pedofilia, e oltretutto non si capisce come il blocco potrebbe evitarlo. Per quanto riguarda il problema dei siti commerciali, infine, basta pensare che esiste solo un numero limitato di metodi di pagamento on line: renderli più sicuri e controllarli minuziosamente sarebbe una soluzione molto più semplice ed efficace del blocco.
Nonostante sia completamente inutile, la politica del blocco sta diventando sempre più popolare. Il risultato è la censura di un numero sempre maggiore di informazioni in tutta Europa, grazie anche a ricche campagne di lobbying. La Gran Bretagna recentemente è scampata per poco a una legge sul blocco dei siti web per proteggere la proprietà intellettuale. La Danimarca propone sanzioni penali per i provider che forniscono l'accesso a siti di gioco d'azzardo. La Lituania ha intenzione di bloccare i siti considerati dannosi per i valori della famiglia difesi dalla costituzione. C'è ancora qualcuno a cui interessa la libertà di espressione? (as)