Con la candidatura di Iveta Radičová, 53 anni, la Slovacchia è diventata teatro di uno scontro fra tradizione e modernità, che va ben al di là della semplice lotta per conquistare il potere politico. Radičová ci aveva già provato alle scorse presidenziali, nell'aprile 2009. Ne era uscita sconfitta, al secondo turno, da Ivan Gašparovič: l'archetipo dell'uomo slovacco, appassionato di auto, hockey e flauto fujara, lo strumento tradizionale del paese. Ex professoressa di sociologia – e prima sociologa donna di tutta la Slovacchia – Radičová è diventata oggi un vero e proprio fenomeno sociale. Con la sua immagine di donna sensibile e colta incarna un nuovo stile, che rifiuta le regole brutali della politica al maschile, secondo cui i rappresentati del popolo si confrontano come in un campo di battaglia. Afferma orgogliosa: "preferirei abbandonare la politica piuttosto che rinnegare i principi della buona educazione". Nei dibattiti televisivi Iveta sorride apertamente a tutti gli avversari politici.
Questo "tocco femminile" va di pari passo con la fiducia nella corrente liberale e moderna del pensiero politico europeo, che si tratti di credo religioso ("è una questione privata"), dell'aborto ("ho fiducia in noi donne") o ancora del suo approccio positivo alle minoranze e alle diversità, dai gay agli ungheresi, dai rom agli immigrati. Il suo spirito aperto e dinamico non è solo un atteggiamento calcolato. Tuttavia Iveta apprezza l'attenzione dei media e rispetta le opinioni degli addetti ai lavori, confidandosi volentieri con loro a proposito dei suoi capelli biondi ("il mio parrucchiere è eccellente"), del suo gusto per i dolci ("sono esperta di cioccolato e caramelle quanto lo sono di leggi") e delle sue passioni. La stampa, in cambio, la rispetta e la protegge.
Ascesa, caduta, rinascita
La popolarità di Radičová risale al 2005. Fino ad allora era conosciuta solo all'interno di esclusivi circoli intellettuali. Aveva reputazione di essere una donna di rara intelligenza e di grande coraggio (nel settembre 1989 aveva fatto parte di un gruppo di 14 sociologi che aveva protestato pubblicamente contro l'arresto dei dissidenti slovacchi). Dopo anni di retorica neoliberale cavalcata dal governo di Mikuláš Dzurinda (primo ministro dall'ottobre 1998 al luglio 2006 e vecchio leader della Sdkú) Radičová, che all'epoca era l'unica donna tra le fila del governo, si distinse per il suo linguaggio politico innovativo. Invece di puntare il dito contro gli abusi sulle prestazioni sociali, cominciò a parlare di povera gente caduta in disgrazia senza averne colpa, e dell'obbligo da parte dello stato di aiutarla.
In parlamento Radičová ha commesso un giorno un errore che avrebbe potuto esserle fatale. Il 21 aprile 2009 ha premuto il pulsante del dispositivo di voto al posto di una collega di partito che, sosteneva, si trovava troppo lontana dalla macchina. Le accuse di frode, piovutele addoso da tutto il mondo politico e dai media, l'hanno fatta a pezzi, costringendola a rimettere il mandato parlamentare. Quando il quotidiano Sme dichiarò la sua morte politica, sembrò davvero che la sua carriera fosse finita per sempre. Ma alla fine del gennaio scorso tutto è cambiato. Radičová ha annunciato che si candiderà, alla testa del suo partito, per le elezioni parlamentari previste per il 12 giugno. Ha già vinto le primarie sconfiggendo Mikoláš Dzurinda. Gli ultimi sondaggi prevedono un vittoria della destra. In quel caso, Iveta Radičová potrebbe davvero diventare primo ministro. Lei sostiene di ispirarsi ad Angela Merkel. Nei corridoi della Sdkú ci si domanda invece se non si tratti di una nuova Ségolène Royal [candidata socialista sconfitta da Nicolas Sarkozy alle presidenziali francesi del 2007]. (as)