Il ministro delle finanze britannico George Osborne. Sul foglio: “Previsioni di crescita”.

Finite le Olimpiadi, si torna al lavoro

La Gran Bretagna torna alla normalità dopo dopo due settimane di vacanza che hanno accresciuto il suo prestigio internazionale. E il primo ministro David Cameron non può sperare che basti un po' di spirito olimpico per risolvere i problemi del paese, a partire dall’economia.

Pubblicato il 13 Agosto 2012 alle 16:08
Il ministro delle finanze britannico George Osborne. Sul foglio: “Previsioni di crescita”.

Beh, è stata una bella festa, non vi pare? Quindici fantastici giorni nei quali la Gran Bretagna ha dimostrato di essere ancora un attore globale, ha fatto a pezzi gli stereotipi dei disfattisti che erano prevalsi nel dibattito pubblico degli ultimi anni e ha mostrato il vero volto della nostra nazione arcobaleno al mondo.

Adesso arriveranno i postumi della sbornia. Man mano che il ricordo degli epici exploit di Mo, Bradley e Jess svaniranno sempre più in lontananza, dobbiamo tornare – seppur riluttanti – alla dolorosa realtà di un paese inghiottito dalla recessione economica, sconvolto dalla crisi dell’euro e paralizzato nelle sabbie mobili di una stagnazione che quasi ottunde.

Pochi avvertiranno maggior sofferenza di David Cameron, visto che le crepe della sua coalizione si stanno allargando, i suoi detrattori si fanno sentire sempre più forte e nei sondaggi il suo partito resta distaccato di molto rispetto ai laburisti. Non gli giova di sicuro l’idiozia di coloro che si presume stiano dalla sua stessa parte, che si tratti dei liberaldemocratici determinati a dimostrare che le politiche della coalizione in Gran Bretagna non funzionano o degli esponenti di destra che fanno del loro meglio per riportare i Tories all’impotenza dell’opposizione.

Naturalmente ci sarà un rimpasto, anche se uno degli aspetti degni di nota di questo governo è che rispetto ai precedenti si è sempre rifiutato di mandar via e assumere nuovi ministri ogni volta che era ripetutamente colpito da qualche bordata.

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Ciò che più conta per gli elettori è l’economia, con la quale i britannici combattono, a fronte di costi della vita in aumento e di grande insicurezza del posto di lavoro. Quest’anno il progetto di modernizzazione dei Tories è stato intralciato prima dalle mal gestite riforme del servizio sanitario, che hanno compromesso l’idea che il partito fosse affidabile nei confronti del servizio pubblico, e poi dal budget, incredibilmente inadeguato, che ha spazzato via l’idea che tutti dovessero affrontare insieme le difficoltà con gli stolti sgravi fiscali accordati soltanto ai super-ricchi.

Adesso la coalizione al governo sembra camminare a passi strascicati: i Lib-Dem sono oppressi dalla paura dopo tutti i loro fallimenti; i conservatori sembrano divisi grazie alle voci petulanti a destra. L’economia è pressoché ferma, mentre la probabile cancellazione delle modifiche dei confini che avrebbero dovuto rendere il sistema elettorale più equo riduce ancor più le prospettive di una vittoria dei conservatori nel 2015. Le prospettive non saranno del tutto disperate, ma appaiono quanto meno fosche.

Se solo il governo riuscisse a conservare lo spirito olimpico, i suoi problemi sarebbero risolti. Per inciso, dovremmo notare che a portare i giochi a Londra e a garantire che fossero un grande successo è stata la visione di esponenti politici molto criticati e derisi. Allo stesso modo, in pochi hanno mancato di notare il ruolo cruciale rivestito dai circa settantamila volontari, la cui cordialità e il cui buonumore hanno garantito che fossero all’altezza del loro soprannome di Games Makers.

Sono loro che dovrebbero ispirare Cameron a essere coraggioso e fedele a se stesso, facendolo ritornare ai temi della Big Society, al centro della quale c’era la potente idea di individui che si uniscono per decidere del proprio futuro, invece di fare semplicemente affidamento sullo stato.

È esattamente a questo che noi, gente normale e di varie minoranze etniche, abbiamo appena assistito: la visione di una nuova Gran Bretagna, positiva, progressista e potenzialmente in evoluzione. Vale la pena, ancora una volta, sottolineare che malgrado tutte le zuffe politiche sui campi da gioco e i corsi di educazione fisica, i nostri campioni che hanno vinto la medaglia d’oro hanno esaltato gli insegnanti e gli allenatori che li hanno ispirati a vincere, invece dei luoghi nei quali hanno appreso a correre, cavalcare e remare. È la gente a fare la vera differenza nel nostro mondo, non gli edifici o le istituzioni.

#### La fortuna aiuta gli audaci

Di questi tempi il termine “Big Society” suscita risolini nervosi negli ambienti governativi, ma Cameron deve essere coraggioso se vuole ancora abitare a Downing Street quando i giochi olimpici ricominceranno a Rio.

I pronostici gli sono contrari, e quindi meglio sarebbe governare come se ogni giorno fosse l’ultimo, determinato a cambiare radicalmente le cose in meglio, invece che affidarsi a quel genere di calcoli superficiali che hanno eroso la fiducia nel suo governo.

Cameron deve tornare al “maoismo” dei suoi primi mesi al governo. Questa volta, dovrebbe concentrarsi esclusivamente e in modo intrepido sull’economia, sulla piaga dei giovani, sulla necessità di case, garantendo che il welfare a corto di contanti si concentri su quei cittadini che ne hanno maggiormente bisogno invece che sulle classi medie, a prescindere da quanto queste ultime strillino. I servizi pubblici devono essere ristrutturati e centrati sulle reali necessità degli utenti, non di chi li produce, a prescindere da quanto siano lugubri le loro minacce.

E infine Cameron deve fare chiarezza in merito a ciò che sta facendo e perché lo sta facendo. Troppo spesso infatti ha evidenziato parecchia esitazione quando ha dovuto esprimere le motivazioni di un’iniziativa, permettendo ai suoi avversari di montarci contro un’accusa.

Una nuova legge sul lavoro sostituirà la perdita non rimpianta della riforma della Camera dei Lord. Tutto ciò lo si spaccerà per una missione finalizzata a vincere la maledizione della disoccupazione e aiutare i più giovani ad approfittare delle opportunità che diamo per scontate? Oppure sembrerà una capitolazione dei conservatori nei confronti delle esigenze del business?

La risposta a queste domande contribuirà a decidere l’esito delle prossime elezioni. Per il momento, una sola cosa è certa: così come abbiamo visto nel corso di questi gloriosi giochi olimpici, la fortuna aiuta gli audaci.

Politica

Boris Johnson può diventare primo ministro?

“David Cameron rischia di perdere le prossime elezioni, oltre alla leadership del partito. E lo sa bene”, scrive Benedict Brogan, vicedirettore del quotidiano di centro-destra Daily Telegraph. Secondo Brogan, il futuro leader del Partito conservatore potrebbe essere il sindaco di Londra e habitué delle gaffe Boris Johnson. Fresco del successo delle Olimpiadi e salito agli onori della cronaca per le sue uscite sfacciate - ha descritto la squadra di beach volley come “lontre bagnate luccicanti” - Johnson ha una popolarità che altri leader possono soltanto sognarsi. Ma è davvero possibile prenderlo sul serio come potenziale primo ministro? Secondo il quotidiano,

Westminster si divide tra coloro che ora lo credono inarrestabile e quelli che non riescono a smettere di ridere all’idea di Johnson come candidato primo ministro. Ma i finanziatori conservatori sono stanchi e si stanno schierando con il sindaco di Londra. Come si direbbe nella City, i finanziatori stanno dando un taglio ai vertici [conservatori].

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