Il bazaar di Marrakesh

Marrakesh vende l’anima all’Europa

Negli ultimi anni migliaia di europei si sono trasferiti nell'antica città imperiale. La loro vistosa presenza e il loro potere d'acquisto ne sta cambiando il volto, nel bene e nel male.

Pubblicato il 24 Maggio 2010 alle 14:40
Il bazaar di Marrakesh

Cinque anni fa Bernard Pasqualini ha deciso di lasciare la Corsica, l'isola dove aveva vissuto per tutta la vita. Gestiva un ristorante e lavorava il marmo, ma non sopportava più di dover pagare imposte e stipendi salatissimi. "In Europa la passione per il lavoro sta scomparendo. È tutta una questione di soldi. Nient'altro che soldi". Bernard voleva trasferirsi altrove per ricominciare da zero, al sole e fuori dall'Europa. Così ha cominciato a viaggiare. Il primo paese che ha visitato è stato il Marocco, la prima città Marrakech. Nel giro di tre giorni ha deciso di restare.

Nel centro città, vivace e moderno, Bernard ha aperto Il gatto che ride, un ristorante che ormai è famosissimo e attira i vip da oltre frontiera. "Questo è il regno della nonchalance e della gioia di vivere. Molti europei ormai non sanno nemmeno cosa sia. La gente qui è disponibile e rilassata". Pasqualini, un allegro cinquantenne, fa parte degli ottomila stranieri che negli ultimi anni hanno deciso di stabilirsi a Marrakech. Si tratta di imprenditori e commercianti, innamorati della città dalle tinte ocra e della sua mentalità aperta. Qui le tasse sono basse come i salari. Il reddito minimo è di duecento euro al mese.

Sembra che a Marrakech succeda l'esatto contrario di quello che accade nelle città europee. I marocchini un bel giorno si sono svegliati nel loro paese circondati di stranieri, principalmente francesi ma anche italiani, spagnoli, tedeschi e britannici. Si è creata una nuova forma di separazione: gli europei si sono installati nel centro, dove hanno trovato le case in stile tradizionale marocchino che cercavano; i marocchini si sono si sono spostati in periferia, dove hanno costruito rapidamente nuove abitazioni.

A sentire i marocchini, le cose non stanno proprio così. In molti si lamentano, sostenendo che "gli europei si sono comprati la città". Quando Bernard Pasqualini ascolta queste recriminazioni si indigna: "sono i marocchini che vendono le loro case. Pensate che in Corsica potremmo mai fare una cosa del genere? Assolutamente no". Marocchini come Abdfetah Oueld Rahhal, però, credono che una risposta come quella di Pasqualini sia fin troppo semplicistica. Il padre di Oueld Rahhal ha venduto la sua casa nel cuore di Marrakech nel 2003, per 100mila euro. L'abitazione era sul punto di crollare, e per suo padre la somma era talmente spropositata che non ha potuto rifiutare. "Il problema è che gli europei possono permettersi cifre che i marocchini non hanno mai visto", commenta Oueld Rahhal

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McDonald's e Pizza Hut

Rapportati al milione di cittadini di Marrakech, ottomila stranieri sono poca cosa. Tuttavia la loro presenza è tutt'altro che invisibile. Il centro della città ha acquistato un'aria vagamente franco-italo-spagnola, con negozi come Zara ed Etam frequentati da una clientela principalmente europea. Ci sono sia McDonald's che Pizza Hut. Davanti a un caffé c'è il ritratto di Charlie Chaplin.

Anche il jet set ha fatto in fretta a scoprire Marrakech. L'attore Alain Delon e lo stilista Yves Saint Laurent hanno preso casa qui, come anche i calciatori Zidane e Raúl. Nicolas Sarkozy e Hillary Clinton non hanno comprato una villa ma vengono in visita più che volentieri. Insomma, Marrakech ha indossato l'abito buono, si è coperta di lustrini e ha fatto il suo ingresso nel mondo del glamour. I prezzi, però, finora sono rimasti abbastanza abbordabili.

Ma le cose stanno cambiando rapidamente. Il valore degli immobili aumenta di anno in anno. Gli europei continuano a comprare, ristrutturare e rivendere vecchie case in stile tradizionale, una moda che i marocchini più ricchi hanno cominciato a seguire. Un altro modo di fare affari è riempire ogni spazio disponibile con un immobile. La proprietaria francese dell'Artisan Parfumeur ne ha dovuto subire le conseguenze. Appena esce dalla sua boutique si trova davanti una città vittima dell'edilizia selvaggia. "Una volta Marrakech era diversa, piena di casette basse", ricorda con nostalgia. Poi punta il dito verso un anonimo complesso immobiliare che troneggia nella sua stessa strada. "Ecco cosa è diventata oggi. Marrakech ha smarrito la sua anima".

Pasqualini non la vede così nera. Secondo il ristoratore gli europei hanno portato anche molte novità positive. Lui stesso ha dato lavoro a venti persone nel suo ristorante e paga il doppio del minimo sindacale. Una volta ha prestato del denaro a uno dei suoi impiegati che aveva bisogno di un motorino per andare a lavorare da lui. Molti marocchini hanno finito per convincersi che "il fatto che gli stranieri siano venuti ad abitare qui è un bene per tutti. Bisogna ammettere che gli europei hanno portato posti di lavoro – commenta Abdfetah Oueld Rahhal, meccanico – e in fin dei conti la loro presenza è piuttosto gradevole". (as)

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