Il romanzo dell’Europa

Un tempo ogni paese europeo aveva la sua tradizione letteraria e i suoi luoghi comuni. Oggi invece le scuole nazionali si imitano a vicenda, e il miglior romanzo tedesco degli ultimi anni viene dalla Spagna.

Pubblicato il 4 Giugno 2010 alle 14:18

Ogni paese produce il proprio clima letterario. Difficile immaginare, anche se in realtà esistono, dei romanzi italiani immersi in una fitta coltre di tenebre. In qualunque romanzo italiano che si rispetti ci vogliono un sottofondo di mandolini, adolescenti mezzi nudi che corrono sulla spiaggia e l'oltraggio a una donna matura che ha conservato troppo a lungo la sua verginità. Un'Italia ghiacciata, tenebrosa, sferzata da una bora maligna interessa solo la scuola socialista milanese o qualche triestino ormai fuori moda.

La complessità socio-geografica della Francia, capace di accogliere tanto la povertà bretone che la ricchezza provenzale e la pomposa futilità parigina, deve presentare una componente stilistica di alto livello, deve mostrare che l'autore è intelligente o quanto meno ingegnoso, perché non vi alcun termine esatto per tradurre la parola "esprit". Altra condizione essenziale: per essere rispettato, l'autore deve necessariamente aver letto Barthes.

Al contrario, gli inglesi detestano svelarsi nei loro scritti ed è probabilmente per questa ragione che le loro autobiografie sono le più impudiche. Dopo tanti anni passati a nascondersi dietro uno stile sobrio, elegante, scettico, distaccato, arriva spesso un momento di liberazione memorabile. Ma quello che uno scrittore inglese teme di più è che lo si prenda per un intellettuale francese, razza per la quale prova ancora più avversione che per i rumorosi turisti meridionali. In un romanzo "à l'anglaise" si deve scoprire molto progressivamente che il personaggio, che aveva l'aria da imbecille, è in realtà l'unico intelligente, anche se alla fine della storia la nostra prima impressione non è cambiata.

Esiste ovviamente anche un romanzo russo, con personaggi che piangono calde lacrime mentre la madre cerca di coprirli con misero cappotto della seconda guerra mondiale per non farli morire di freddo nella neve, circondati di bottiglie di vodka vuote. Ma si tratta di un genere sempre meno alla moda, che sta cedendo il passo al romanzo di spionaggio popolato di agenti segreti al servizio di cinque paesi diversi (Stati Uniti, Cina, Italia, Russia e Panama), o su mafiosi georgiani che in realtà hanno il controllo della basilica di San Pietro in Vaticano, o ancora al romanzo dell'umorista al quale appare dio nelle sembianze di una renna con un cilindro sul capo. Tutto questo porta il romanzo russo ad assomigliare molto al romanzo nordamericano, ed è per questo motivo che non ne parleremo.

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Ma il più integro è il romanzo tedesco - e visto il suo scarso contributo, non poteva essere diversamente. Al suo interno c'è un freddo che ghiaccia il sangue nelle vene e la bruma impedisce di vedere più lontano del proprio naso, ma è inutile dilungarsi troppo su questi aspetti. Il protagonista vive tra dei vicini che hanno l'aria di essere cordiali e noiosi, ma nel corso della storia appendiamo che uno costituisce una banda in stile Baader-Meinhof, un altro aveva in passato un'impresa di sapone ad Auschwitz e un altro ancora ha scritto una tesi di dottorato sulle basi matematiche sulla Sachertorte.

Una Schengen letteraria

Da due secoli i modelli europei continuano a seguire un loro corso e oggi non c'è più un solo inglese che scriva romanzi inglesi (al massimo scriverà romanzi italiani, come Martin Amis), mentre i russi vogliono scrivere romanzi inglesi, gli svedesi come gli svizzeri e così via. Tutti tranne i francesi, che continuano a scrivere romanzi francesi.

E in tutto ciò, qual è la posizione degli spagnoli? Nel romanzo spagnolo deve esserci un commissario di polizia che torna a casa gridando: "Sono uno schifoso franchista e mia moglie subirà delle violenze maschiliste!" O un maestro di un piccolo villaggio che discute con un ragazzo e gli dice: "Poiché sono un maestro repubblicano, ti mostrerò le virtù della democrazia e dell'umanesimo attraverso l'esempio delle farfalle". Questo modello è presente in diverse varianti: il commissario può essere un imprenditore neoconservatore del Partito popolare che di sera si traveste da vescovo africano, oppure il maestro può essere un transessuale di Cadice che salva un ragazzo dalle voglie perverse del curato. Un modello che oggi versa in condizioni di grave catatonia.

Bisogna però sottolineare che è proprio a causa della piattezza delle loro storie che gli scrittori spagnoli si sono specializzati nel romanzo estero e producono attualmente esempi sempre più riusciti di letteratura straniera. A tal punto che adesso sono gli scrittori inglesi che imitano perfettamente i romanzi inglesi scritti dagli spagnoli.

Potremmo continuare, ma preferiamo fermarci qui. In realtà tutto questo è una menzogna, un Mac Guffin, un furbo diversivo per attirare l'attenzione del lettore con espedienti a buon mercato, per portarlo alla parte più seria dell'articolo. Un articolo che vuole essere un elogio di quello che a mio parere è oggi il più interessante dei giovani scrittori. In effetti il nuovo libro di Patricio Pron, El comienzo de la primavera (Mondadori, 2009) è un vero capolavoro. Ho utilizzato un artificio macchinoso per elogiare questo romanzo denso e perfetto perché non voglio rovinarne la lettura e penso che il miglior riassunto sia quello di dire che si tratta di un romanzo tedesco nel senso più nobile del termine. Quello che nella tradizione spagnola è un hapax. Se accostassi il nome di Pron a quello del migliore Sebald, del primo Handke, di Bernhard o di Jelinek, non mi credereste, da ciò il tono disinvolto dell'articolo.

La storia raccontata da Pron è avvincente e presenta una trama molto ben costruita, nella quale un ispettore attraversa metà della Germania alla ricerca della sfuggente figura di un filosofo discepolo di Heidegger, fino a quando la caccia all'uomo si trasforma in una persecuzione del concetto stesso e scivoliamo insensibilmente dall'emozione alla riflessione, su quella sostanza fragile che ci permette di credere che siamo qualcosa e che gli altri possono arrivare a capirlo. Ma in fin dei conti siamo solo una vecchia fotografia di cui nessuno conserva il ricordo.

Non c'è piacere più grande che quello di salutare un giovane maestro e di dirgli: "Gloria a te! Adesso saremo noi ad ascoltare i tuoi insegnamenti". Poi verrà il piacere di impararli. (adr)

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