Qual è la tua voce in Europa?

Una sezione del sito dell'Unione europea offre la possibilità di esprimersi sugli argomenti più vari, dalle verdure all'economia. Ma su questioni chiave come quella della cittadinanza è difficile trovarsi d'accordo.

Pubblicato il 10 Settembre 2012 alle 16:06

Quando mi ritrovo a corto di argomenti europei, vado a cercare su un ramo del rigoglioso albero del sito dell'Unione europea. Ed è qui che ho trovato un'ottima fonte per articoli: la sezione "La vostra voce in Europa".

In questo momento per esempio si trovano 36 argomenti che attendono le nostre opinioni, quelle dei circa 500 milioni di cittadini degli stati membri. C'è di tutto per tutti, dal regime per la frutta e verdura di origine comunitaria, passando per il dilemma sul mangiare animali clonati, fino al futuro delle relazioni economiche con gli Stati Uniti; oppure delle questioni di interesse più generale, come i pedaggi delle autostrade.

Questo ramo del sito è relativamente giovane: è spuntato qualche anno fa in seguito al grande rumore sul deficit democratico e la mancanza di consultazione pubblica e di partecipazione diretta nel complicato processo decisionale di Bruxelles.

Ma l'iniziativa non deve essere presa sottogamba. Molte delle proposte citate hanno un'influenza finanziaria diretta su alcune industrie o settori economici. Si può ragionevolmente pensare che i romeni interessati alla proposta di regolamentazione dei fondi speculativi saranno meno numerosi di quelli che hanno (o che dovrebbero avere) un'opinione sui cambiamenti delle politiche comunitarie riguardanti la produzione di frutta e verdura. A questo proposito raccomando una lettura del sito (anche se rapida). Sono sicuro che troverete almeno un argomento su cui si avete voglia di dare un parere.

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Uno dei temi che mi interessa di più è il futuro della cittadinanza europea. Vado di link in link fino a quello che riguarda l'argomento. Leggo una breve descrizione, poi clicco su un video su Youtube. Una signora comincia a parlare ma non so chi sia, perché non è scritto da nessuna parte. Dovrebbe essere Viviane Reding, il commissario per la Giustizia, i Diritti fondamentali e la Cittadinanza, perché la cittadinanza europea è di sua competenza. Controllo: bionda, con gli occhiali, è proprio lei. Reding dice che 20 anni fa a Maastricht è stata introdotta la nozione di "cittadinanza europea".

Il cittadino europeo ha alcuni diritti, non molti in realtà. Ha il diritto di stabilirsi in qualunque stato membro, di fare ricorso a uno qualunque dei servizi consolari dei 27 stati membri quando si trova in un paese fuori dall'Ue, di eleggere o di essere eletto al Parlamento europeo e di lanciare una petizione a questo parlamento. E questo è tutto.

Come presenta la Commissione l'argomento sul quale chiede di esprimersi, cioè il futuro dell'Unione? In modo semplice, comprensibile a tutti, e con degli esempi tratti dalla vita quotidiana: acquisti online, trasloco da un paese a un altro e immatricolazione della propria macchina in un altro stato membro. Finora siamo in una prospettiva di "piccoli problemi che portano a grandi politiche". Poi arriva la domanda finale, il nucleo centrale della questione: "In quale Unione vorreste vivere nel 2020?"

Oggi, nel 2012, i cittadini europei tedeschi e danesi non vogliono (più) aiutare il cittadino greco. Vogliono aiutare quello italiano? Forse. Il cittadino europeo francese vorrebbe che esistessero degli eurobond per aiutare, se necessario, il cittadino europeo spagnolo. Ma il cittadino europeo britannico non ne vuole sentir parlare. Il cittadino europeo olandese venderebbe volentieri fiori, bulbi e attrezzi di giardinaggio in un mercato più libero, ma al tempo stesso non vorrebbe vedere i cittadini bulgari e romeni andare liberamente in giro per lo spazio Schengen.

Da diversi anni, di fatto dall'inizio della crisi, tutte le riunioni del Consiglio dei 27 cittadini europei - cioè i capi di stato e di governo - non sono riuscite a trovare una soluzione e si è solo promesso di rinviare a più tardi gli impegni presi.

Di conseguenza la mia unica risposta alla domanda-promessa della signora Reding sarebbe questa: "Cosa vorrei per il 2020? La salute, perché quando c'è la salute c'è tutto".

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