Il palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea, a Bruxelles (foto: Herman Beun)

Un'Unione troppo opaca

Dal 1979 il tasso di astensione alle elezioni europee non ha mai smesso di aumentare. Per il sociologo Franck Furedi questa apatia è la logica conseguenza del processo decisionale "isolato" dell'Unione europea, che aumenta la distanza che separa i politici europei dagli elettori.

Pubblicato il 15 Giugno 2009 alle 15:19
Il palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea, a Bruxelles (foto: Herman Beun)

All'inizio di giugno solo il 43 per cento degli elettori europei si è preso la briga di andare a votare. Nel 2004 il tasso di partecipazione era stato del 45,5 per cento. Ma per José Manuel Barroso questa percentuale è ancora sufficiente: "Nel complesso la vittoria va senza dubbio ai partiti e ai candidati che sostengono il progetto europeo e che desiderano che l'Unione europea adotti politiche attinenti alle loro preoccupazioni quotidiane", ha dichiarato di fronte a questo spettacolo desolante. Quando il presidente della Commissione europea definisce il rifiuto di recarsi alle urne da parte della maggioranza dei cittadini come "un'innegabile vittoria", ci si chiede in quale mondo politico vive Barroso. In realtà c'è più di una ragione per vedere in questo atteggiamento nei confronti delle elezioni europee un segno d'insoddisfazione, di frustrazione e di mancanza di fiducia. Un sondaggio tedesco condotto su circa 12mila europei ha rivelato che il 60 per cento di essi non vota perché i politici "mentono per avere il loro voto", e quasi metà delle persone interpellate ha dichiarato che il loro voto "non avrebbe cambiato nulla".

Come al solito la classe politica ostenta un atteggiamento fatalista e spiega l'astensione con una cattiva comprensione da parte della popolazione. "L'astensione degli elettori non esprime una critica dell'Unione europea e del suo processo politico", dichiara Hermann Schmitt, del Centro di ricerca sociale europea di Mannheim. Per lui questo disinteresse è solo il frutto dei problemi di "presentazione" dell'Europa. Per questo motivo la Commissione europea ha cercato di corteggiare gli elettori più giovani attraverso divertenti pubblicità su Mtv. Graham Watson, del Gruppo parlamentare liberale europeo, non riesce a capire perché il tasso di astensione sia così alto. "Dobbiamo studiare le ragioni per le quali gli elettori non vanno a votare", ha dichiarato. I principali politici europei sono così lontani dalla realtà che considerano gli elettori una specie esotica e incomprensibile le cui abitudini devono essere "studiate". Molti fattori indicano però che il disimpegno della popolazione è la conseguenza di un progetto che allontana le decisioni politiche dall'attenzione degli europei. Una delle caratteristiche del processo politico europeo è la mancanza delle pressioni pubbliche tipiche dei parlamenti nazionali.

Bruno Waterfield, corrispondente del Daily Telegraph a Bruxelles, pensa che siamo di fronte a "una forma particolare di statalismo del Ventunesimo secolo", che permette di "estendere le zone di autorità e al tempo stesso di concentrarle in un mondo chiuso e privato di burocrati e diplomatici". In altre parole, la maggior parte della legislazione dell'Ue è redatta da centinaia di gruppi di lavoro "segreti" istituiti dal Consiglio dell'Unione europea. Queste istituzioni sconosciute al grande pubblico aggirano le consuete procedure di legittimazione democratica. Questa istituzionalizzazione di decisioni isolate provoca inevitabilmente una riduzione della capacità dei politici europei a motivare e a ispirare gli elettori. L'alta astensione non è un problema di presentazione, ma la logica conclusione di un sistema basato sulle manovre politiche dietro le quinte. I dirigenti europei sono infatti percepiti più come burocrati che come leader politici.

Quando la situazione precipita, l'Unione europea cerca di spaventare gli elettori per spingerli a votare. "Se i cittadini non votano, si rischia la crescita dei partiti estremisti e radicali", avverte Hans-Gert Poettering, presidente del Parlamento europeo. Il messaggio dei dirigenti dell'Unione è quindi quello che bisogna votare per tenere gli estremisti a distanza, invece che per sostenere le proprie idee. Questa cultura della politica a porte chiuse ha paradossalmente creato un ambiente che favorisce la frustrazione politica. Circostanze che favoriscono i movimenti capaci di politicizzare l'insoddisfazione e la collera della popolazione contro la politica tradizionale. Questo spiega l'affermazione dei partiti nazionalisti di destra in paese come l'Ungheria, la Francia, la Polonia o l'Olanda: il cinismo dell'élite europea contribuisce alla popolarità di questi partiti.

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