Il tedesco Lukas Podolski dopo la sconfitta con la Serbia.

Un continente fuori gioco

Il calcio è spesso lo specchio della realtà. Questo mondiale non fa eccezione: le squadre dei paesi europei appaiono confuse e impacciate come i loro governi, mentre gli outsider di un tempo ne mettono in discussione la supremazia.

Pubblicato il 22 Giugno 2010 alle 14:10
Il tedesco Lukas Podolski dopo la sconfitta con la Serbia.

Alla vigilia del mondiale le squadre europee monopolizzavano il tabellone delle favorite per la vittoria finale. Dopo le prime due giornate, invece, il vecchio continente si ritrova impantanato in fondo alle classifiche dei gironi e sommerso dalle critiche, che si focalizzano soprattutto sul suo aggettivo: "Vecchie idee, vecchie abitudini, vecchi errori, che tutti conoscono. Ma che conserviamo gelosamente", nota Paolo Mastrolilli su La Stampa.

La scena è familiare: "La cacofonia a cui ci hanno abituato le riunioni di Bruxelles è apparsa all’improvviso riprodotta sotto forma di farsa sui campi di calcio del Sudafrica. Le vecchie potenze appaiono incerte." Nella delusione, le squadre riproducono i vizi propri del carattere nazionale: riottosi i francesi, ipercritici gli inglesi, illusi gli spagnoli, troppo rigidi i tedeschi. E l'Italia, nel calcio come altrove, ha messo da parte i talenti per favorire vecchie glorie e grigi yes-men.

Così, il calcio si trasforma in una metafora delle dinamiche globali: "la grande Europa sta dando l’impressione di un continente fermo, timoroso, preoccupato di non perdere quello che ha invece di conquistare qualcosa di nuovo. [...] La società globale non ha più pazienza con chi punta i piedi e frena, invece di correre, sperimentare, mettersi in gioco. Volta le spalle e ci lascia indietro."

Germania

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Angela Merkel costretta a tifare

Se la Germania non vincerà il mondiale, il governo di Angela Merkel potrebbe non sopravvivere fino alla fine della legislatura, sostiene Newsweek Polska. "La coalizione formata da cristianodemocratici e liberali ha appena 6 mesi di vita, ma l'atmosfera è già così tesa che tira aria di divorzio", nota la rivista. Si discute sugli aiuti pubblici, il servizio militare e l'energia atomica. Marcata dagli screzi tra la cancelliera e il suo numero due Guido Westerwelle, la tensione in seno al governo rischia di esplodere in occasione dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica in programma il 30 giugno: i franchi tiratori liberali potrebbero votare per Joachim Gauck, il candidato sostenuto dai socialdemocratici e i verdi. Secondo Newsweek, sarebbe "l'inizio della fine per il governo Merkel".

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