Obama e l’Europa, stessa sfida

Il presidente appena rieletto e i suoi omologhi europei condividono un obiettivo: dimostrare che una società tollerante e solidale è ancora possibile.

Pubblicato il 9 Novembre 2012 alle 14:50

Il 6 novembre gli americani hanno confermato un presidente che prospetta loro una società tollerante e solidale. Questa società è la stessa che gli europei hanno preso a modello da decenni e della quale rivendicano la paternità. Oggi, per una strana coincidenza storica, Stati Uniti ed Europa si trovano dunque a dover combattere una medesima battaglia e raccogliere una stessa sfida: dimostrare che questa idea di società è realistica e tuttora attuabile.

Il presidente americano dovrà essere molto risoluto per imporre questa solidarietà a buona parte della società americana che non vuole alcuna sicurezza istituzionale per tutti e al merito preferisce le gratifiche. Quanto agli europei, dovranno darsi da fare per mantenere il loro modello di sicurezza sociale universale, le cui pratiche andranno smussate di paese in paese.

Obama e i leader europei hanno ogni interesse a unire le loro forze e le loro idee per trovare il modo di conservare questo loro grande progetto politico, una società solidale o come dice Obama “un’opportunità per tutti”, e poco importa se si è ricchi o poveri, bianchi o neri, malati o sani, omosessuali o eterosessuali.

Gli avversari che dovranno sconfiggere sono identici: abissali deficit di bilancio, una crisi profonda e strutturale, la “romneizzazione” delle nostre società. L’individualismo, alimentato dalla crisi economica, ha preso ormai piede nello stesso modo sulle due rive dell’Atlantico, inducendo a distinguere quando si attribuiscono i “benefit” sociali tra coloro che li meritano (i lavoratori) e gli altri (gli assistiti).

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Di quale solidarietà stiamo parlando? Esistono i mezzi per questa generosità? Come cambiarla perché sia efficace ? Chi si aggiudicherà la partita, tra Obama e i vari Romney europei? È ancora possibile, senza restare accecati dall’ottimismo, credere come afferma Obama che si può veramente arrivare a dei compromessi necessari affinché la società faccia passi avanti?

Questo è il dilemma del momento più difficile da risolvere. La buona notizia, da martedì, è che gli europei non soli i soli a crederci ancora e a cercare una soluzione.

Opinione

La rielezione di Obama è una brutta notizia

Controcorrente rispetto alla maggior parte dei suoi omologhi europei, România Liberă sostiene che la “rielezione di Obama è una cattiva notizia” per gli Stati Uniti e per il mondo in generale. Il quotidiano di Bucarest traccia un bilancio negativo del primo mandato del presidente americano, in particolare sul versante della politica estera:

L’amministrazione Obama ha disertato il ruolo di leader mondiale con il pretesto ideologico che l’eccezionalismo americano non esiste […] ed è arrivato il momento di lasciare agli altri la responsabilità di mettere ordine nel mondo.

Inoltre România liberă sottolinea che l’immagine di “grande paladino dell’uomo della strada e delle piccole nazioni” è in evidente contraddizione con la realpolitik messa in atto da Obama, basata su un’intesa con i leader delle grandi potenze a scapito degli stati più deboli:

Il disprezzo di Obama (appena dissimulato ma chiaramente dimostrato negli ultimi quattro anni) per gli alleati tradizionali degli Stati Uniti come Regno Unito, Polonia e Giappone, unito alla mancanza d’interesse quasi totale per i nuovi alleati dell’Europa dell’est […] ha evidenziato l’approccio cinico ma ingenuo di questo presidente che crede di poter far affari con [il presidente russo Vladimir] Putin nello stesso modo in cui i politici di Chicago fanno affari con i boss mafiosi.

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