I personaggi che comparivano sulle vecchie banconote europee

Se la Germania lascia l’euro

Il nuovo marco si rivaluterebbe subito rispetto alla moneta unica, riducendo la competitività e le esportazioni. A lungo termine i benefici sarebbero tutti per l'eurozona e i paesi attualmente in crisi.

Pubblicato il 14 Novembre 2012 alle 16:35
I personaggi che comparivano sulle vecchie banconote europee

Ecco un piccolo esercizio intellettuale: che succederebbe se la Germania dovesse abbandonare la zona euro, come raccomanda per esempio il grande speculatore George Soros?

Immaginiamo che con una maggioranza dei due terzi il parlamento tedesco decida di abbandonare la moneta unica e reintrodurre il marco. Solo i Verdi sarebbero contrari. Il tasso di cambio sarebbe di un marco per un euro. Il presidente della Bundesbank lascerebbe il consiglio dei governatori della Bce con effetto immediato.

I mercati finanziari e i mercati dei cambi sarebbero i primi a reagire all'abbandono della Germania. Ingenti capitali affluirebbero in Germania da altri paesi dell'unione monetaria. La nuova moneta si rivaluterebbe improvvisamente del 50 per cento sull'euro, e di conseguenza un marco costerebbe 1,50 euro. Gli investimenti realizzati in Germania ridurrebbero fortemente il loro valore in euro. Nel frattempo il valore delle garanzie dello stato tedesco sui fondi di salvataggio della zona euro crollerebbe. In un primo tempo i rischi per le finanze pubbliche sarebbero lievi.

Un paio di centinaia di economisti tedeschi brinderebbero alla ritrovata libertà della Germania. Durante il talk-show di Günther Jauch, Thilo Sarrazin dichiarerebbe che la Germania non ha affatto bisogno dell'euro.

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Nel resto della zona euro i mercati sarebbero in fibrillazione. La Bce, che avrebbe spostato la sua sede da Francoforte a Parigi subito prima del ritiro della Germania, annuncerebbe il riacquisto illimitato delle obbligazioni. In questo modo i banchieri centrali riporterebbero rapidamente la calma in borsa. Nel frattempo la Bce ricomprerebbe - in euro - la quota della Germania nel meccanismo europeo di stabilità (Esm). Ma in marchi tale quota perderebbe un terzo del suo valore. Per la Bundesbank si tratterebbe di un duro colpo. Il debito pubblico comincerebbe a crescere.

Dopo aver provato un breve sollievo per essere sfuggiti alla crisi, diversi grandi costruttori automobilistici annuncerebbero che i loro volumi di vendite nel resto della zona euro sono in caduta libera. Le vetture tedesche costerebbero troppo care per il resto dell'Europa. Di conseguenza i costruttori dovrebbero ricorrere alla cassa integrazione parziale e alla soppressione di posti di lavoro.

Poco dopo la Confindustria tedesca annuncerebbe che l'economia tedesca non è più così competitiva e chiederebbe ai sindacati di accettare una politica di moderazione salariale. Un trimestre più tardi l'ufficio federale di statistica farebbe sapere che l'eccedenza del saldo della bilancia dei pagamenti si è dimezzato a causa della diminuzione delle esportazioni negli altri paesi della zona euro. Sarrazin dichiarerebbe nel talk-show politico di Anne Will che l'euro non gli manca e che i suoi redditi non sono crollati.

Nel resto della zona euro i paesi in crisi otterrebbero un rinvio supplementare. Nel frattempo gli altri paesi aumenterebbero il loro contributo all'Esm per compensare la perdita della Germania.

Il trattato fiscale sarebbe sospeso e sostituito da un patto di stabilità. Quest'ultimo costringerebbe i paesi a rispettare alcuni obiettivi in materia di inflazione e quindi a evitare gli squilibri della bilancia dei pagamenti. L'Esm sarebbe riconvertito in Fondo monetario europeo (Fme). Qualunque paese che dovesse registrare eccedenze o deficit importanti della propria bilancia dei pagamenti dovrebbe cedere all'Fme una parte delle proprie entrate fiscali provenienti dalla propria imposta sul reddito.

Intanto la bilancia dei pagamenti tedesca sarebbe tornata in equilibrio attraverso una sensibile riduzione delle esportazioni. La congiuntura tedesca si ridurrebbe in modo consistente. Le industrie esportatrici sarebbero in recessione e farebbero tagli notevoli nella massa salariale. L'economia nazionale comincerebbe a sua volta a segnare il passo. Al contrario, nel resto della zona euro la situazione economica si stabilizzerebbe progressivamente. Sarrazin dichiarerebbe nella trasmissione politica di Frank Plasberg che l'euro non ha nulla a che vedere con tutto ciò.

Parti invertite

La Volkswagen annuncerebbe la sua intenzione di spostare gran parte della sua produzione in altri paesi della zona euro. "Il marco tedesco è troppo debole per la nostra produzione e abbiamo bisogno di un tasso di cambio più stabile". La quotazione della Vw salirebbe immediatamente. Bmw e Daimler annuncerebbero progetti simili. Nel settore pubblico, la fissazione di un tetto per il debito si tradurrebbe nella soppressione di posti in un contesto di contrazione delle entrate fiscali. I negoziati salariali porterebbero a una rivalutazione dei salari dello 0,5 per cento.

Così, un anno dopo l'uscita dalla zona euro, la Germania attraverserebbe una profonda recessione accompagnata da un forte aumento della disoccupazione. Nel frattempo la domanda interna si ridurrebbe a sua volta, poiché gli scarsi aumenti salariali e la soppressione di posti di lavoro si farebbero sentire sui consumi. Intanto un numero crescente di imprese annuncerebbe delle delocalizzazioni in altri paesi della zona euro, in Asia o negli Stati Uniti. La borsa di Francoforte vedrebbe la sua influenza ridursi rispetto a quella di Parigi. I capitali fuggirebbero all'estero, e il marco non si riprenderebbe più.

La zona euro si sarebbe stabilizzata e mostrerebbe una ridotta crescita economica. Le esportazioni dei paesi in crisi - in particolare verso la Germania - sarebbero in aumento. La Volkswagen studierebbe l'ipotesi di ingrandire le sue fabbriche spagnole ed evocherebbe la possibilità di costruire un nuovo sito in Grecia.

Due anni dopo la zona euro mostrerebbe una crescita nettamente superiore al 2 per cento. Nel frattempo i risultati economici della Germania sarebbero a un punto morto e la disoccupazione rimarrebbe elevata. Un paio di centinaia di economisti tedeschi pubblicherebbero un appello solenne per rafforzare la competitività del paese. Il mercato del lavoro tedesco manca di flessibilità, dichiarerebbero questi economisti, gli stipendi sono troppo alti e le prestazioni sociali troppo generose. La Grecia e la Spagna sarebbero in piena ripresa, mentre l'economia tedesca sarebbe in difficoltà, scriverebbero questi esperti due anni dopo l'abbandono della zona euro.

Sarrazin dichiarerebbe al talk-show politico di Maybrit Illner: "Non ho mai raccomandato di uscire dall'euro, ma si può comunque dire che non abbiamo bisogno dell'euro".

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