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Volantino di una serata Berlin Meschugge

Berlino, la nuova Tel Aviv

Gli israeliani sono sempre più di casa nella capitale tedesca, la cui immagine è ormai più associata ai divertimenti che ai crimini nazisti.

Pubblicato il 7 Settembre 2010 alle 13:56
Berlin Meschugge  | Volantino di una serata Berlin Meschugge

Amit e Eynat Sonnenfeld si portano appresso sette buste. Sono madidi di sudore, ma non hanno tempo di fare una pausa o di mangiare un gelato. Vanno di fretta. L'atmosfera è torrida e umida come a Tel Aviv. La folla si accalca lungo i marciapiedi stretti dell'Hackescher Markt. Sarebbe meglio partire adesso, ma Enyat tira fuori la lista delle cose che ancora restano da fare. Il programma della giornata prevede ancora due tappe: il negozio di sandali Birkenstock e Sachsenhausen, il vecchio campo di concentramento vicino a Oranienburg.

Amit è un fanatico delle Birkenstock. In Israele il marchio espone con orgoglio il "made in Germany" dei suoi prodotti. In Germania però costano meno care, e Amit decide di comprarne tre paia. Poi si chiede se sarà imbarazzante visitare il monumento commemorativo del campo di concentramento con in mano le buste di Birkenstock e Zara.

Amit dirige una fabbrica di palloncini e sua moglie lavora come clown nei reparti di terapia intensiva per bambini malati di cancro. Queste sono le loro prime vacanze da molto tempo, ed è la prima volta che visitano la Germania. Eynat è incantata: "Berlino è così multicolore! Niente a che vedere con le immagini della Germania con cui sono cresciuta". "Mi fa male pensare che mio padre è stato deportato da qui a Sachsenhausen", aggiunge il marito.

La destinazione preferita degli ebrei

I negozi di abiti di seconda mano a Tel-Aviv si chiamano "Salon Berlin", e i corsi del Goethe Institut sono tutti al completo, come anche a Gerusalemme. Cinque anni fa esisteva un solo collegamento diretto tra Tel-Aviv e Berlino, mentre oggi ci sono tre voli al giorno. Lufthansa propone quattro tratte giornaliere con Israele.

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La città dove è stato deciso lo sterminio degli ebrei è diventata la destinazione preferita degli Israeliani, più di Praga e Barcellona. Negli ultimi dieci anni il numero di visitatori israeliani nella capitale tedesca si è quintupliato, e l'anno scorso sono stati quasi 48mila. Nonostante Israele abbia una popolazione di appena 7 milioni di persone gli israeliani sono i principali visitatori non europei in Germania, secondi soltanto agli americani (che però vivono in una nazione di 300 milioni di abitanti).

Gli israeliani scelgono Berlino anche per viverci. Il numero di residenti è aumentato del 50 per cento tra il 1999 e il 2009. Dal 2000 le due università berlinesi hanno visto raddoppiare gli studenti israeliani. In Israele hanno cominciato a investire volentieri nel mercato immobiliare berlinese, soprattutto nei quartieri di Kreuzberg e Friedrichshain. Sessantasei anni dopo l'espulsione degli ebrei dalla Germania, fra gli israeliani va di moda investire nel mercato immobiliare della capitale tedesca.

Berlino è diventata una Tel Aviv del nord. Per la strada e nei locali si sente spesso parlare ebraico. Gli israeliani non associano più Berlino all'Olocausto, quanto piuttosto al divertimento e al basso costo della vita. Qui i cittadini d'Israele possono partecipare a visite guidate nella loro lingua, scoprire la vita notturna di Kreuzberg, visitare l'antico ghetto o il moderno quartiere ebraico e scatenarsi nei club "Meschugge" di Rosenthaler Platz ballando le canzoni di Ofra Haza.

Ricordare, ma non sempre

Naturalmente ci sono ancora cittadini di Israele che non metteranno mai piede in Germania, ma il numero di quelli che decidono di non lasciarla più aumenta di giorno in giorno. Vivere a Berlino, dove secondo la volontà dei nazisti non sarebbe dovuto rimanere un solo ebreo, costituisce una forma di vittoria, ed è anche un modo di liberarsi dei pesi del passato. Tutti i bambini israeliani apprendono la storia dell'Olocausto, conoscono qualcuno con un numero tatuato sull'avambraccio e vanno in gita ad Auschwitz con la scuola. I giovani israeliani e le coppie come i Sonnenfeld che si recano oggigiorno a Berlino, però, vogliono scoprire il volto nuovo della capitale tedesca.

"Come i genitori, i giovani dicono che non dimenticheranno, ma non voglio rinvangare il passato ogni giorno", osserva il signor Kieker, che lavora nel turismo. Ma capita che l'argomento salti fuori comunque. Dopo essersi perduti più di una volta, Amit e Eynat sono finalmente arrivati al monumento commemorativo di Sachsenhausen. Amit chiama il padre in Israele. I due hanno "un nodo in gola per l'emozione". Nel museo si trova un disegno del padre di Amit. "Quando siamo usciti eravamo così esausti che non volevamo prendere il treno per tornare". La coppia ha così deciso di prendere un taxi per percorrere i 60 chilometri che li speravano dal loro hotel a Berlino.

È stato un viaggio che non dimenticheranno tanto presto. Il tassista era relativamente anziano. Amit gli ha domandato di dove fosse. "Di Oranienburg", ha risposto l'uomo. E i suoi genitori? Idem. Le parole del tassista echeggiavano nella mente dei Sonnenfeld. Oranienburg. I genitori dell'uomo lavoravano forse nel campo di concentramento? Amit e Eynat non hanno osato domandarlo. Amit ha spiegato che il padre era stato prigioniero dei nazisti. L'autista non ha risposto. Non ha più detto una parola per tutto il tragitto di un'ora fino all'hotel. "Un silenzio molto interessante", racconta Amit. (traduzione di Andrea Sparacino)

Ghetti

Il nuovo muro di Berlino

A oltre vent'anni dalla caduta del muro, una barriera invisibile continua a dividere Berlino, scrive La Stampa: "A sud della Bernauer Straße inizia il quartiere di Mitte: supermercati biologici, bar alla moda per la borghesia tedesca dei creativi. A nord si aprono invece Wedding e il Brunnenviertel: disoccupazione record e palazzoni grigi abitati per lo più da famiglie turche e arabe". Nonostante le reazioni indignate alle dichiarazioni di Thilo Sarrazin, il mito della Berlino "multikulti" si sta sgretolando ed emerge una realtà di integrazione fallita e ghettizzazione. Le autorità, che speravano che i "Gastarbeiter" non si sarebbero trattenuti a lungo, hanno permesso loro di andare a vivere solo in determinati quartieri, come Kreuzberg o Neukölln. "Col risultato che oggi le zone in cui si può fare la spesa o andare dal medico senza conoscere una sola parola di tedesco si sono moltiplicate".

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