Un agente antisommossa francese.

Guanto di ferro, pugno di cristallo

L'espulsione dei rom non è un semplice caso di razzismo: è il segno del fallimento dello statalismo autoritario francese, e la repressione finirà per incrinare ulteriormente il rapporto con la società.

Pubblicato il 15 Settembre 2010 alle 14:17
Un agente antisommossa francese.

L'espulsione dei rom decisa dal presidente Nicolas Sarkozy ha scatenato accese reazioni sia all'interno che all'esterno della Francia. Non si può negare che le immagini della polizia francese impegnata a smantellare i campi nomadi siano sgradevoli, se non addirittura scioccanti: circa 40 accampamenti sono stati svuotati e 700 persone minacciate di espulsione. Nonostante tutto la campagna in corso non è affatto il risultato di un complesso aggressivo o razzista da parte del presidente francese. Al contrario, è il prodotto peculiare del travaglio dello dello stato francese.

La Francia era lo lo stato più centralizzato d'Europa. Parigi ha fatto della burocrazia un'arte, costruendo un'intricata rete di istituzioni civili elitarie, che va dal presidente in carica fino ai sindaci di ogni città o villaggio. Adesso invece lo stato francese risulta pesantemente indebolito. Esistono diverse regioni – definite "aree sensibili" – occupate in gran parte da immigrati, dove la presenza dello stato è appena percepibile, se non del tutto assente. Zone dove la polizia entra soltanto armata fino ai denti.

In queste aree esiste una tensione latente, pronta a deflagrare in qualsiasi momento. Dietro l'espulsione dei rom, infatti, non c'è altro che un incidente accaduto in una di queste aree. Il 16 luglio un giovane rom ha forzato un posto di blocco a Saint Aignan (Loira), investendo un poliziotto e trascinandolo sul cofano della macchina. Arrivato al successivo check point il giovane è stato ucciso con un colpo di pistola da un altro agente di polizia. Il giorno successivo 50 rom armati di asce hanno distrutto il commissariato di polizia e un altro edificio governativo. È in risposta a questo incidente che Sarkozy si è scagliato contro "un certo tipo di comportamento adottato dalle persone nomadi" e ha dichiarato che i residenti dei campi illegali sarebbero stati deportati.

Un altro incidente è all'origine delle seconda iniziativa di Sarkozy che ha finito con l'occupare le cronache estive, ovvero il progetto di privare della nazionalità francese le persone "di origine straniera" responsabili di crimini gravi. La decisione è stata presa dopo che a Grenoble un altro agente ha sparato a un rapinatore armato, scatenando una rivolta durata diverse notti nel distretto della città popolato da operai e immigrati.

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"Siamo a Beirut!", ha esclamato una donna del luogo mentre le macchine della polizia sgommavano per le strade e gli elicotteri sorvolavano la zona degli scontri. Simili esplosioni di violenza possono avvenire in qualsiasi momento in molte aree della Francia. Anche una cosa da nulla come l'arresto di un motociclista da parte della polizia può innescare attraverso una concatenazione di eventi una battaglia senza quartiere tra la popolazione e gli agenti.

La situazione attuale non è il prodotto della turbolenza intrinseca della popolazione immigrata. In Spagna ci sono infatti quasi il doppio dei rom rispetto alla Francia (rispettivamente 725mila e 400mila), mentre in Gran Bretagna ce ne sono almeno 300mila. Soltanto in Francia, tuttavia, esiste una così estrema tensione tra i rom e lo stato, e ciò accade senza dubbio per colpa del governo francese e delle sue relazioni - o dell'assenza di relazioni - con la popolazione immigrata.

Diversamente da quanto accade in Gran Bretagna, la Francia non è riuscita a creare attorno al governo istituzioni statali intermediarie incaricate di occuparsi dell'ordine sociale. Il governo britannico ha messo in piedi un vero e proprio esercito di istituzioni per la lotta al comportamento antisociale, coinvolgendo i poteri locali (comitati anticrimine, zone anti disordine e multe con l'obbligo di pagamento sul posto) e creando nuove figure di tutori dell'ordine (agenti di supporto alle comunità e polizia di quartiere). Anche se tali innovazioni possono sembrare poco lungimiranti, hanno comunque stabilito un contatto fra lo stato e la popolazione periferica, e hanno almeno una funzione disciplinare.

Quando Sarkozy ha cercato di rivolgersi a "contractor specializzati nella sicureza locale" si è scontrato con la totale indifferenza dei francesi: "nel 2007 si sono arruolati in 22, nel 2008 in 9 e soltanto uno nel 2009". In Gran Bretagna la stessa iniziativa ha coinvolto le autorità locali, che hanno mostrato un forte interesse. La Francia mantiene l'aspetto di un grande stato centralizzato, ma tutte le sue istituzioni sociali e le reti civiche di alto livello sono abbandonate e tagliate fuori dalla società francese.

Rapporti militarizzati

Mentre altri paesi hanno cercato di costruire un ponte tra il governo e gli strati sociali più lontani, la Francia ha continuato a militarizzare sempre più la propria relazione con le banlieues a rischio. Dove in Gran Bretagna esistono "agenti di sostegno alla comunità", che se ne vanno in giro vestiti alla buona a dire alla gente di non buttare per strada le gomme da masticare, in Francia ci sono le "brigate anticrimine", ovvero un corpo di soldati armati fino ai denti e addestrati al combattimento di strada.

La verità è che la gente delle "aree sensibili" considera le brigate armate quasi come un esercito invasore. E non sono solo i giovani a vederla così. Una signora anziana ha gridato "Andate a casa!" all'indirizzo dei poliziotti schierati per le strade di Grenoble, mente in un'altra occasione una madre è stata arrestata per aver morso la gamba di un agente di polizia. Questi scontri testimoniano l'esistenza di una vera a propria "guerra" tra la macchina statale e la popolazione periferica.

Come ha sottolineato il sociologo Denis Muzet, i rom sono diventati essenzialmente un simbolo della disobbedienza contro cui lo stato francese è in guerra. D'altra parte la legge che dovrebbe privare della cittadinanza francese le persone "di origine straniera" dimostra che il problema da risolvere è proprio l'ostilità nei confronti dello stato. I crimini per i quali i responsabili dovrebbero essere denazionalizzati riguardano soprattutto gli attacchi ai rappresentanti dello stato, non solo i poliziotti ma anche i pubblici ufficiali in generale.

Nel corso dell'estate Sarkozy e i suoi ministri hanno partecipato a diversi eventi mediatici attraverso i quali lo stato ha espresso l'intenzione di recuperare il terreno perduto. Il ministro dell'interno Brice Hortefeux ha partecipato alle ronde notturne della polizia di Grenoble, come volesse garantire di persona alla nazione il ritorno all'ordine. Immagini dei rappresentanti dello stato nell'atto di riappropriarsi delle aree senza legge sono state date in pasto all'opinione pubblica. Hortefeux ha dichiarato in un'intervista: "L'azione intrapresa sotto l'autorità del Presidente della Repubblica riavvicina i cittadini tra loro".

Gli attacchi ai simboli della disobbedienza, i rom come i delinquenti comuni, sono in realtà diretti alla maggioranza dei francesi, anch'essi scollegati dallo stato centralizzato. Tuttavia il problema, come sottolineato da Muzet, è che si tratta solo di un "atteggiamento presidenziale senza nessun effetto concreto sulla vita quotidiana delle persone". I sondaggi d'opinione hanno dato praticamente sempre gli stessi risultati lungo tutto il corso dell'estate. L'azione del governo è stata solo una performance che i francesi hanno visto alla tv, e per questo non si sono sentiti coinvolti direttamente. E così il risultato principale degli attacchi simbolici di Sarkozy sarà quello di complicare ulteriormente i rapporti tra lo stato e le minoranze, e di accentuare la distanza tra le forze di polizia e la popolazione. (traduzione di Andrea Sparacino)

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