Manifestazione sicula a Sfântu Gheorghe (Transilvania), 8 novembre 2012

La guerra delle bandiere

Le autorità romene non perdono occasione di scontrarsi con la minoranza ungherese dei siculi. La polemica sulle bandiere è l'ultimo esempio di una strategia sempre utile a nascondere i problemi interni.

Pubblicato il 14 Febbraio 2013 alle 13:29
Manifestazione sicula a Sfântu Gheorghe (Transilvania), 8 novembre 2012

In Francia, nei pressi della frontiera svizzera, la croce bianca su sfondo rosso – la bandiera del paese vicino, ma anche il vessillo storico dei Savoia – sventola senza problemi a tutti gli incroci e su alcuni portoni.

In Romania, tra le mura della fortezza medievale di Alba Iulia eretta circa trecento anni fa dagli austriaci, tutte le settimane si verifica una sorta di “colpo di stato”, quando viene innalzata la bandiera degli Asburgo e dei reggimenti austriaci di artiglieria e di cavalleria che ne avevano il controllo. Sono molte le città che in Transilvania hanno conservato, talvolta addirittura sugli edifici istituzionali, le vecchie insegne dei tempi in cui questa provincia appartenne all’impero austro-ungarico.

Nessuna di queste bandiere e delle cerimonie riproposte dagli storici ad Alba Iulia ha aizzato la sensibilità patriottica dei responsabili romeni, che del resto guardano con orgoglio sventolare la loro bandiera sopra alla base militare di Mihail Kogălniceanu, nel sud-est del paese, vicino a Constanţa, accanto a quella a stelle e strisce degli Stati Uniti.

Ma la bandiera del paese dei siculi è vista come una minaccia dalla Romania, perché rimette in discussione la sua sovranità. Tutti i libri di storia stampati dopo il 1918 spiegano quanto sono cattivi gli ungheresi, quali ingiustizie hanno dovuto subire i romeni della Transilvania quando la loro capitale era a Budapest e la resistenza che dovettero opporre agli ungheresi che cercavano di assimilarli. I bambini romeni apprendono dai libri di scuola soltanto gli aspetti negativi degli ungheresi, che del resto possono veder confermati da ogni telegiornale.

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Gli ungheresi sono sempre colpevoli. Ma questa volta la guerra delle bandiere è stata scatenata dal nuovo prefetto socialdemocratico nominato dal governo di Victor Ponta a capo del dipartimento di Covasna: Codrin Munteanu ha fatto togliere la bandiera sicula dal suo ufficio, anche se il tribunale ha decretato la legalità del suo utilizzo nel novembre 2012. I colori del paese dei siculi sono i medesimi della bandiera di Covasna, blu e oro. Gli ungheresi avrebbero subito un’“aggressione simbolica” secondo il diplomatico ungherese Nemeth Zsolg, che ha esortato tutti i sindaci d’Ungheria a issare la bandiera dei siculi in segno di protesta.

Oltre alle abituali polemiche tra Romania e Ungheria, i governi di centrosinistra hanno anche l’abitudine di fomentare i nazionalismi dei due paesi. Lo scandalo diplomatico non riesce a eclissare l’aumento delle tasse in Romania, gli ingenti sussidi di stato alla Chiesa ortodossa romena, il prezzo del gas alle stelle o l’impennata dell’inflazione. Ma serve, semplicemente, a distogliere l’attenzione e a dare l’impressione che “gli ungheresi” siano responsabili di tutto ciò che va storto nel paese.

Molti dirigenti Ue ripeteranno ancora una volta che la Romania è entrata troppo presto nell’Unione e ciò non soltanto a causa della sua mancanza di efficacia nello sradicare la corruzione politica, ma anche perché alimenta le tensioni con i paesi confinanti.

Dall'Ungheria

Ostaggi di Budapest e Bucarest

Sulla questione sicula la stampa ungherese si divide in base alle sue affiliazioni politiche. Ma su un punto tutti concordano: il problema delle bandiere dei siculi è riconducibile ai giochi di potere interni di Ungheria e Romania. Secondo il progressista Népszabadság

Budapest sfrutta la minoranza magiara per tenere gli ungheresi romeni in uno stato di tensione nazionalista almeno fino alle elezioni ungheresi del 2014, quando anche questa minoranza avrà diritto di voto.

Il conservatore Magyar Nemzet evoca le divergenze interne ai romeni nei confronti di questo risveglio delle tensioni etniche:

La guerra diversiva delle bandiere serve al governo Ponta a distogliere l’attenzione dal budget, votato proprio allo scoppio del contenzioso. Il bilancio prevede l’aumento delle tasse e la riduzione delle spese per la sicurezza sociale, ma i media romeni adesso si interessano alle bandiere dei siculi […]. Tutto ciò fa pensare: le élite politiche e i media romeni considerano ancora i magiari presenti nel paese un ‘cocktail esplosivo’ nel cuore della Transilvania.

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