“Reinfeldt entra nella storia”, scrive Dagens Nyheter. Il 19 settembre l’Alleanza per la Svezia, coalizione di centrodestra guidata dal primo ministro uscente, ha vinto le elezioni legislative con il 49,5 per cento dei voti. È la prima volta nella storia della Svezia che la destra è rieletta alla guida del paese, anche se non dispone della maggioranza assoluta in parlamento.
Questo risultato segna “la fine di un’epoca”, constata il quotidiano svedese, “quella del dominio socialdemocratico”. Avendo ottenuto soltanto il 30,9 per cento dei suffragi, infatti, “il partito socialdemocratico non dispone più dell'egemonia e della capacità di influenzare tutte le sfere della politica svedese, e questo costituisce una vittoria per la democrazia del nostro paese”.
“Fredrik Reinfeldt ha dimostrato che la destra può benissimo governare la Svezia senza spaccare lo stato sociale”, analizza Dagens Nyheter, secondo cui “la fiducia rinnovata al governo dagli elettori è dovuta alla sua politica per la piena occupazione e la sua esemplare gestione della crisi economica”.
Secondo Aftonbladet “il catastrofico risultato dei socialdemocratici si spiega in parte col fatto che gli elettori hanno stentato a comprendere per quale motivo l’opposizione criticasse la riduzione delle imposte da parte dell’Alleanza, pur accettandone la maggior parte dei tagli”.
Nondimeno, osserva Dagens Nyheter, il “rovescio della medaglia del crollo dei socialdemocratici” è l’ingresso di 20 deputati di estrema destra in parlamento. “I Democratici Svedesisono riusciti ad assorbire l’elettorato maschile deluso dal partito socialdemocratico” e a raggiungere così il 5,7 per cento dei voti. Il fatto che si ritrovino a essere “l'ago della bilancia in questa situazione è una vera disgrazia”, osserva ancora il quotidiano. “Tuttavia, la costituzione svedese offre a Fredrik Reinfeldt varie possibilità per governare pur essendo in minoranza. Nel caso in cui la situazione diventasse insostenibile, l’Alleanza troverà le soluzioni più opportune per mettere fuori gioco il partito razzista”.
Expressen osserva che la soluzione potrebbe passare dai Verdi, con una loro eventuale partecipazione al governo. Il quotidiano scrive infatti che “Fredrik Reinfeldt deve tendere la mano ai Verdi e offrire loro il ministero dell’Ambiente” o accettando di alzare le imposte sul carburante, “senza esitare un solo secondo”.
“Lo scenario peggiore è diventato realtà”, commenta Aftonbladet, secondo cui “gli svedesi ci hanno rimesso tutti”. “Il governo Reinfeldt dovrà con ogni probabilità dipendere da un partito razzista. E la Svezia a quel punto si troverà nella stessa situazione della Danimarca, dove la destra ha lasciato entrare il Dansk Folkeparti nella variegata coalizione di governo”.
Ma per Dagens Nyheter la Svezia si è semplicemente allineata agli altri paesi europei: i Democratici svedesi amano paragonarsi a Pia Kjaersgaard del Dansk Folkeparti e al Pvv dell'olandese Geert Wilders. Tra i loro programmi ci sono effettivamente diverse somiglianze, la xenofobia e l'anti-islamismo. Ma i Democratici svedesi hanno una differenza: il loro partito è nato da un movimento razzista. Ed è questo a renderli l'unica forza parlamentare di estrema destra in Europa”, conclude Dagens Nyheter.