Stoccolma, 16 settembre 2010. La polizia separa i Democratici svedesi dai manifestanti antirazzisti.

Al nord vince la paura

L'affermazione dei Democratici svedesi alle elezioni del 19 settembre non è un caso isolato: in tutte le società nordeuropee, un tempo ammirate per apertura e coesione, la diffidenza per l'immigrazione fa volare i partiti xenofobi.

Pubblicato il 21 Settembre 2010 alle 14:09
Stoccolma, 16 settembre 2010. La polizia separa i Democratici svedesi dai manifestanti antirazzisti.

La rielezione del governo conservatore svedese non è stata un grande sorpresa: da anni ormai nella storica patria della socialdemocrazia la sinistra appare in crisi. Più allarmante è stato il successo dei Democratici svedesi, formazione xenofoba che proprio al Partito socialdemocratico ha sottratto una buona fetta di voti. Secondo il commento di Enzo Bettiza su La Stampa, la chiave del fenomeno è l'immigrazione.

"Il retaggio di tolleranza, di carità umana, depositato in quelle gelide terre settentrionali dal protestantesimo e dalle socialdemocrazie, si è come rovesciato nella grande paura dei diversi che oggi vagano e premono a tutte le porte del continente."

La tendenza non riguarda solo la Svezia. In tutta l'Europa settentrionale i partiti xenofobi sono in ascesa: in Finlandia "Veri finlandesi", in Danimarca il "Partito del popolo", nei Paesi Bassi il "Partito della libertà" di Geert Wilders.

"L'Europa si è fatta più piccola, mentre la paura, che andrebbe studiata e non solo respinta con anemica 'correttezza politica', si va facendo sempre più grande e più ubiqua. Non basta condannare alla rinfusa i 'cattivi'. Bisognerebbe anche sforzarsi di spiegare come e capire perché sono diventati tali dal Baltico fino al Danubio."

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