Il premier Bojko Borisov in conferenza stampa a Sofia, il 19 febbraio 2013

Borisov non ha ancora detto l’ultima parola

Tra lo stupore generale, il 20 febbraio il primo ministro bulgaro ha presentato le dimissioni dopo dieci giorni di proteste di piazza. L'editorialista di Standart evoca quattro possibili scenari per il futuro.

Pubblicato il 21 Febbraio 2013 alle 15:27
Il premier Bojko Borisov in conferenza stampa a Sofia, il 19 febbraio 2013

Forse qualcuno non si è ancora reso conto che da 25 anni, cioè da quando abbiamo la democrazia, noi bulgari continuiamo a ripetere sempre lo stesso schema: ci affidiamo a un Salvatore della patria, poi al Partito socialista (gli ex comunisti, oggi all'opposizione) E così via, come se il meccanismo si fosse incantato: Salvatore della patria-Partito socialista-Salvatore della patria-Partito socialista…

Altra constatazione interessante: in Bulgaria i salvatori della patria che prendono il posto degli ex comunisti hanno sempre una durata di vita sempre limitata. Al contrario, il Ps sembra indistruttibile.
Oggi, però, la situazione è leggermente diversa. Il salvatore Bojko Borisov non sembra aver completamente esaurito le risorse a sua disposizione e non è del tutto screditato, come invece si auguravano i socialisti. E fino a prova contrario all'orizzonte non si intravedono altri salvatori. Forse è addirittura troppo tardi per averne uno vero: sincero, carismatico e onesto. Così dobbiamo arrangiarci con quello che abbiamo a disposizione. Ecco quindi i quattro scenari che si profilano per il dopo Borisov.

1.Scenario greco

Primo scenario: da ieri una situazione simile a quella greca non è più un'ipotesi così remota per i bulgari. Ignoriamo tutto del programma e della composizione del prossimo governo tecnico che dovrebbe preparare il terreno per le elezioni politiche di luglio. Ma è difficile riporre grandi speranze nel futuro esecutivo, perché oggi stiamo assistendo a una partita interrotta a metà a causa dell'improvviso abbandono del campo da parte di una delle squadre.
Di conseguenza tutto dipenderà di nuovo dalla trasparenza e dalla regolarità delle prossime elezioni. Uno scenario alla greca si potrebbe sintetizzare così: l'affermazione di un movimento parafascista, di destra ma forse anche di sinistra, sul modello di Alba dorata e in grado di approfittare dell'eterno braccio di ferro tra il Ps e il Salvatore. I primi segnali di questa situazione possiamo già scorgerli nelle teste rasate di alcuni manifestanti che scandiscono slogan del tipo: "Sono tutti corrotti!". E visto che tutti gli altri partiti sono "corrotti", quest'Alba dorata in versione bulgara può avere ottime possibilità di affermarsi. Se ci riuscirà , saremo costretti a rimpiangere i nostri nazionalisti storici.

2.I socialisti al potere

Secondo scenario: il Ps riprende il potere. Un governo dominato dai socialisti sarà però in grado di garantire prosperità al paese? È poco probabile, perché la nostra sinistra, come gran parte della sinistra europea, comincerà a spendere senza farsi troppi problemi. In questo modo potrà conservare il consenso tra i disoccupati che, come si sa, sono più portati a votare a sinistra degli occupati. Magari avremo qualche anno di tranquillità, ma poi si dovrà di nuovo sperare nell'arrivo di un Salvatore della patria! E così si tornerà al punto di inizio.

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3.La paralisi delle istituzioni

Terzo scenario: un parlamento completamente bloccato. Finora i sondaggi danno il Ps e il partito del primo ministro, il Gerb (centrodestra), alla pari con il 29 per cento dei voti. Se questo rapporto di forze non cambierà, avremo un'assemblea simile a una macchina senza freni che trasporta un orso, un serpente e un prestidigitatore e nella quale non è chiaro chi riuscirà ad avere la meglio. La cosa più probabile è che la vettura vada a sbattere da qualche parte. In questo caso sarà il Movimento per i diritti e le libertà (Mdl, il partito della minoranza musulmana della Bulgaria) a prendere il volante. Ma non potendo governare da solo, si coalizzerà con il Ps: una storia che conosciamo bene. Anche in questo caso si tornerà al punto di partenza.

4.Il ritorno di Borisov

Quarto scenario: Borisov vince in modo convincente le elezioni e torna trionfatore sul suo cavallo bianco, riacquistando il suo ruolo di Salvatore della patria. È possibile? Sì, perché alcune migliaia di persone guidate da duecento teppisti che protestano contro il rincaro delle tariffe elettriche non rappresentano certo tutto l'elettorato. Se quest'ipotesi si verificherà, allora il Ps mobiliterà le sue truppe per affermare che le elezioni sono "truccate". Borisov non è l'uomo politico più odiato del paese, ma dopo gli ultimi eventi dovrebbe aver capito che non è neanche il più amato. Ma chi ha già cancellato il suo nome dall'agenda politica del paese si sbaglia di grosso.

Esistono altri scenari possibili? Sono stupito di sentire alcuni imbecilli affermare di non volere al potere nessun politico di professione, più o meno noto. Purtroppo queste persone sono sempre più numerose. Ma la politica e quelli che la fanno sono un male necessario. È così che va la vita, e non siamo riusciti a trovare di meglio.

Visto da Praga

Uno scontro di culture

Il 20 febbraio il primo ministro bulgaro Boiko Borisov si è dimesso in seguito alle manifestazioni contro l'aumento del prezzo dell'energia elettrica fornita da Čez. Mentre il gigante dell'energia ceco rischia di vedersi ritirare la licenza, Hospodářské Noviny osserva che:

"Fin dall'inizio la presenza di Čez nei Balcani era a rischio. […] La presenza in Albania, che si è conclusa di recente con una nazionalizzazione di fatto, ha largamente oltrepassato ogni rischio accettabile. […] Ma il caso della Bulgaria è molto diverso: il paese è membro dell'Unione europea, che in questa contesa può svolgere il ruolo di mediatore. […] Tuttavia la natura di questo caso rappresenta di fatto uno scontro di culture. Infatti, mentre le imprese ceche hanno imparato agli inizi degli anni novanta a fare affari sulla base dell'ideologia del 'mercato puro', in Bulgaria questo principio continua a essere considerato come una truffa".

Ma questo scontro di culture potrebbe avere anche degli effetti positivi, osserva il quotidiano economico di Praga:

"I bulgari capiranno che è lo stato che aiuta le grandi imprese a definire i prezzi dell'energia, e che è il loro regolatore nazionale che li ha approvati. […] A loro volta le imprese ceche si renderanno conto che la pressione per massimizzare i loro profitti non è sempre e ovunque accettabile sul lungo periodo, anche se il quadro legislativo lo permette.

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