Un’altra A di meno

Il 22 febbraio Moody’s ha declassato il debito britannico ad AA1. A parte l’imbarazzo, però, Londra non ha subito ripercussioni. La politica di austerity può andare avanti.

Pubblicato il 25 Febbraio 2013 alle 16:51

Nella realtà il declassamento del Regno Unito molto probabilmente sarà meno traumatico del suo annuncio. Era ampiamente previsto che il paese sarebbe stato privato del suo rating AAA nelle prossime settimane. L’unica sorpresa è stata che Moody’s ha preso la sua decisione prima della riunione di bilancio fissata a marzo. L’indifferenza mostrata dagli investitori nei confronti di Francia e Stati Uniti quando hanno perso la loro tripla A suggerisce che la reazione dei mercati potrebbe essere più simile a una scrollata di spalle che a una scossa vera e propria.

Da un punto di vista politico, tuttavia, questo declassamento è molto significativo, non ultimo perché George Osborne aveva detto che per il Regno Unito conservare il rating AAA sarebbe stato un obbiettivo cruciale, un segno concreto del successo della sua strategia per la riduzione del deficit. Alcuni suoi avversari, quindi, compreso il Cancelliere ombra Ed Balls, affermano che aver persola tripla A dimostra che la sua strategia ha fatto fiasco e che è indispensabile cambiare approccio. Noi del Times però riteniamo che il problema non è tanto che la strategia prospettata dalla coalizione nel 2010 è sbagliata, quanto che il governo ha fallito a concretizzarla con sufficiente energia e coraggio politico.

Osborne aveva assolutamente ragione quando ha detto che la priorità era un piano attendibile volto a ridurre il deficit pubblico e che questo risultato doveva essere raggiunto per lo più tramite tagli alla spesa pubblica e non con aumenti delle tasse. Ciò costituirebbe parte dell’auspicato cambiamento a più lungo termine e di allontanamento da una spesa pubblica eccessiva, verso un’economia con un regime fiscale basso e un margine operativo sufficiente al settore privato per crescere libero da normative non indispensabili.

Grazie alla caduta della sterlina, ci sarebbe un ribilanciamento dell’economia verso le esportazioni e altre regioni, lontano dalla surriscaldata City e dal sudest. I motivi per i quali i progressi finora sono stati deludenti non sono imputabili in buona misura al controllo del governo. La crescita non è riuscita a recuperare in modo forte come sperato in parte perché le esportazioni sono state colpite dalla crisi nella zona euro. Nel frattempo la caduta della sterlina ha alimentato l’inflazione, che ha messo sotto pressione la spesa dei consumatori. La crescita stagnante ha alimentato l’incremento delle indennità di disoccupaazione, e giustamente Osborne ha permesso che queste portassero a prestiti pubblici più alti delle previsioni e non a imporre ulteriori tagli altrove per controbilanciarli.

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Dietro a queste cifre, però, la realtà è che la coalizione non si è mossa abbastanza né abbastanza rapidamente per ristrutturare lo stato e riformare i servizi pubblici. In parte ciò riflette l’influenza all’interno della coalizione dei liberaldemocratici, che non riescono a capire che trovare nuovi modi per imporre altre tasse ai ricchi è irrilevante per le vere sfide che l’economia britannica deve affrontare.

Di sicuro alcuni ministeri del governo stanno per subire tagli drastici, ma non così terribili come i malconcepiti tagli degli investimenti nel settore pubblico che Osborne ha portato avanti dopo averli ereditati dal partito laburista. La spesa per le infrastrutture, che potrebbe essere un motore cruciale per la crescita economica, è stata ancor più compromessa dal governo, che non è riuscito a superare gli ostacoli sorti all’interno di Whitehall e il sistema della pianificazione. Del resto non si sono fatti passi avanti neppure nei vari sforzi di più ampia portata volti ad alleggerire l’onere per le imprese delle normative vigenti. Sono state eluse troppe decisioni difficili, come la necessità di identificare un nuovo scalo hub nel sudest.

Raddoppiare l'impegno

Il declassamento del rating quanto meno fornirà a Osborne una cartuccia in più da utilizzare contro gli inviti dei laburisti ad alleggerire i piani di riduzione del deficit contenuti nel bilancio del mese prossimo. Osborne dovrebbe continuare a fare affidamento sulla politica monetaria per dare ulteriore stimolo alla domanda ed è già rincuorante il fatto che la Commissione per la politica monetaria della Banca d’Inghilterra stia prendendo in considerazione modi più fantasiosi per concretizzare la sua strategia di alleggerimento quantitativo.

Tutto ciò non significa che il Cancelliere non dovrebbe fare niente. Al contrario: dovrebbe raddoppiare l’impegno da parte del governo a sgravare le imprese dai molteplici oneri e portare avanti una riforma radicale del settore pubblico. È questa l’unica strada per riconquistare il rating perduto del credito britannico.

Opinione

L'autogol di Osborne

Il cancelliere dello scacchiere britannico George Osborne aveva promesso che sotto il governo della sua coalizione non ci sarebbe stata “nessuna paura di una perdita del rating”, ricorda il Guardian. In un editoriale, il quotidiano di sinistra sottolinea che

Osborne ha fatto del rating AAA un test della validità della sua politica economica. Il risultato è stato fallimentare, ma ancora più inadeguata si è dimostrata la strategia del cancelliere. A conti fatti ciò che Moody’s ha voluto comunicare è che il Regno Unito non è in una posizione abbastanza forte da affrontare da solo l’economia mondiale come sperava Osborne. In ogni caso il cancelliere non è l’unico politico ad aver preso un abbaglio, e i Tory non sono l’unico partito che dovrà riflettere sulle conseguenze di questa situazione per il Regno Unito.

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