Il prezzo dell’ingordigia

I governi europei hanno speso enormi somme per salvare le banche. Quel denaro non è servito a rilanciare l’economia, ma a finanziare gli spropositati stipendi dei manager. Ma ora la gente è davvero esasperata.

Pubblicato il 7 Marzo 2013 alle 19:30

I contadini si stanno ribellando in tutta Europa. Sono assetati del sangue dei banchieri e intendono proprio averlo. Fino a questo momento la risposta dell’opinione pubblica al credit crunch era stata di generica perplessità e blande sanzioni. Le banche hanno persuaso il mondo che è tutta colpa del destino. Stando così le cose, loro erano troppo grandi per fallire e i loro leader troppo santi per fare ammenda. Per quattro anni le banche britanniche sono state sommerse da circa un milione di miliardi di sterline di soldi pubblici e denaro contante. Come doveva accadere, si sono riprese, sono rimaste ricche, ma tutti gli altri nel frattempo si sono impoveriti.

Ora però la situazione si sta per rovesciare. Le banche e il governo hanno entrambi fallito nell’assicurare la ripresa economica. La gente adesso vuole vendetta, e di tutti i posti possibili dove cercarla, l’ha trovata al Parlamento europeo. Il Parlamento ha dichiarato che le banche dell’Ue non possono concedere ai grandi manager bonus di entità superiore ai loro stipendi, o tutt’al più pari al doppio, previa autorizzazione degli azionisti. Ciò vale ovunque operi la banca dell’Ue, e per qualsiasi banchiere extracomunitario che lavori nell’Ue.

Nel frattempo, un referendum in Svizzera ha imposto ai top manager di far approvare il loro stipendio agli azionisti, e il divieto assoluto di intascare buone entrate e buone uscite. Nei Paesi Bassi si sta discutendo di una soglia più rigida del 20 per cento per i bonus. Perfino il tollerante Regno Unito ha visto l’Associazione nazionale dei fondi pensionistici esigere che i consigli di amministrazione mantengano gli stipendi dei manager al livello di inflazione.

La lobby dei bancari europei, un tempo onnipotenti, è stata tutt’altro che neutralizzata dalle dimensioni dello scandalo. Il governo tedesco ha ceduto al parlamento dell’Ue per le pressioni dei socialdemocratici dell’opposizione. Ciò è accaduto dopo che lo scandalo Libor ha rivelato che la Deutsche Bank aveva tagliato il bonus di un trader di 34 milioni di sterline, il che lascia intuire lo stratosferico importo originario. La campagna in Svizzera ha preso il via dalla società farmaceutica Novartis, che ha offerto in regalo al suo presidente uscente la somma di 76 milioni di dollari. Circa il 68 per cento degli svizzeri si è espresso a favore di nuove restrizioni.

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Soltanto nel Regno Unito i ministri ballano ancora al ritmo delle banche. Il mese scorso i dirigenti di Rbs hanno messo da parte il loro azionista statale e si sono concessi bonus per 600 milioni di sterline, dopo aver affisso perdite per 5 miliardi di sterline. I Lloyd in perdita sprofondano nelle loro casse e hanno offerto ai top manager un extra per complessivi 365 milioni di sterline. L’Hsbc ha annunciato che 78 dei suoi dirigenti londinesi si porteranno a casa oltre un milione di sterline ciascuno. Tutti affermano che i bonus non hanno niente a che vedere con sanzioni o perdite, ma l’hanno sempre detto. Quando a Bruxelles giovedì scorso George Osborne ha perorato inutilmente la loro causa è stato umiliato.

L’anno scorso la tanto strombazzata “primavera azionistica” della City di Londra si è conclusa con un niente di fatto. Le rivolte contro gli stipendi dei top manager di Wpp, Barclays, Trinity Mirror e altre banche hanno avuto un impatto a stento notato. Mentre nel complesso gli stipendi restavano fermi, quelli dei top manager sono aumentati del 12 per cento. Dai sondaggi è emerso che l’opinione pubblica è largamente contraria all’esborso di questi incredibili bonus. Tra i ricchi e il pubblico furibondo ci sono soltanto il governo e il sindaco di Londra. La rivolta dei contadini significa che neppure i ministri britannici possono sfidare l’opinione pubblica in eterno.

Ali bruciate

La realtà è che la comunità delle banche ha consentito che questa sete di vendetta andasse crescendo e montasse per oltre quattro anni, senza fare nulla in proposito. Dagli anni ottanta e dalla deregulation finanziaria i professionisti di questo settore si sono portati a casa cifre mai viste in nessun altro settore. Questo non ha niente a che vedere con i liberi mercati, tranne che per un esiguo gruppo di trader che viaggiano alla grande. I banchieri moderni ricavano una “rendita economica” dallo sfruttamento di cartelli oligopolistici di servizi finanziari, e gli azionisti sono tenuti a distanza. Gli astronomici bonus dei trader sono proventi asimmetrici di soldi che appartengono per la precisione ai depositanti e agli azionisti, il cui denaro corre concretamente il rischio. In qualsiasi altro settore questi bonus sarebbero considerati come un furto dell’azienda.

Nessun sindacato dei lavoratori è più alacre nel difendere gli interessi dei propri affiliati di quello dei ricchi professionisti. Come abbiamo visto questa settimana per gli avvocati, se si tagliano loro i bonus minacciano di rifarsela con i poveri, l’economia, il governo, chiunque. Le banche ululano che mettere un tetto ai bonus significa semplicemente che la loro ingordigia si trasferirà “offshore”. Sembra un’esagerazione. Ma i tetti dell’Ue potrebbero effettivamente segnare l’inizio di un trasferimento in massa verso le Americhe e l’Asia di coloro che guadagnano di più dall’iper-regolamentata Europa.

Questa non sarà affatto una buona notizia per la il Regno Unito: la finanza è stata per eccellenza il settore del boom per un quarto di secolo. Molto verosimilmente, invece, spariranno le attività più tossiche, e questa non sarà certo una perdita. In ogni caso, le banche se la devono prendere soltanto con sé stesse. Sono loro ad aver svolazzato troppo vicino al sole con le loro ali dorate, e la rabbia le ha fatte sciogliere. Hanno soltanto una giustificazione: la cultura dell’avidità nella City non è niente rispetto alla cultura dell’inettitudine della Banca d’Inghilterra e del Tesoro. Sono loro ad aver fatto sparire tutti i soldi. Mai nella storia dell’economia britannica così tanto denaro è andato sprecato per una causa così infruttuosa. E ancora non si intravede alcun segno di rimorso.

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