Ankara non ha fretta

I negoziati per l'adesione inaugurati nel 2005 sono ancora in alto mare, in parte per l'ostruzionismo di alcuni paesi membri. Ma anche la classe politica turca ha le sue colpe: le conseguenze dell'applicazione delle norme europee spaventano sia il governo che l'opposizione.

Pubblicato il 11 Ottobre 2010 alle 13:28

Ma che fa l'opposizione? Se lo volesse, il Partito repubblicano del popolo (Chp) potrebbe dare filo da torcere all'Akp del primo ministro Recet Tayyip Erdogan, impegnandosi più a fondo sulla questione dell'adesione della Turchia all'Unione europea. Cinque anni fa sono state euforicamente avviate le trattative destinate a trasformare la candidatura della Turchiaall'Ue in adesione. Sui 35 capitoli sottoposti a discussione, solo 13 hanno cominciato a essere negoziati e uno solo è stato chiuso. In confronto la Croazia, che ha avviato le trattative nello stesso momento, ha già chiuso 22 capitoli.

Ovviamente la responsabilità di un ritardo del genere spetta in parte agli europei. Otto capitoli del negoziato continuano a essere bloccati a causa dei disaccordi sulla questione cipriota e i paesi dell'Ue contrari all'adesione della Turchia ne condizionano altri cinque.

Gli europei non si comportano sempre in modo leale, ma questo non deve impedire di vedere l'essenziale. Indipendentemente dall'entrata della Turchia nell'Ue, le riforme richieste per soddisfare le condizioni presenti in questi 35 capitoli avranno ripercussioni positive sulla vita quotidiana di tutti gli abitanti del paese. Se non dovessimo aderire all'Ue, dovremmo forse rinunciare a dei cambiamenti che sono chiaramente nel nostro interesse?

I partiti di opposizione, impauriti da un sistema democratico all'europea, sono restii ad accettare l'idea che la Turchia possa entrare a far parte dell'Ue. I loro leader continuano a criticare un regime che si starebbe trasformando in "dittatura". Eppure questa gente che teme tanto la dittatura ha al tempo stesso paura della democrazia all'europea. Questo è il motivo per cui l'opposizione non fa pressione sull'Akp a proposito dell'adesione all'Ue. A sua volta, il governo teme di perdere voti nel momento in cui dovrà introdurre le norme europee nel sistema turco, e di conseguenza preferisce tirare per le lunghe l'ipotesi di adesione all'Ue.

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Il silenzio dei media

Queste nuove norme porterebbero un miglioramento della qualità della vita. Ma la disciplina che imporrebbero rischia di scontentare diversi gruppi d'interesse, che potrebbero schierarsi contro il governo. Ma perché questo governo, che ha tanta paura di inimicarsi chi non ha intenzione di rispettare le regole, non teme la reazione di una popolazione che è sistematicamente presa in giro? Per il semplice motivo che l popolazione non sa che si sta facendo imbrogliare, e che nessuno è disposto a spiegarglielo.

Prendiamo il caso delle sofisticazioni alimentari: se la Turchia rispettasse i propri impegni, la popolazione non mangerebbe più carne avariata, non sarebbe più avvelenata e le donne incinte non perderebbero più i loro figli [di recente Taraf ha rivelato le responsabilità del governo in un caso di vendita di carne contaminata]. Ma a quanto pare la popolazione è all'oscuro di tutto. E né i media né l'opposizione vogliono fare chiarezza.

Di conseguenza sia l'opposizione – per timore della democrazia – che il governo – per non perdere voti – chiudono gli occhi sull'avvelenamento della popolazione e non fanno nulla per introdurre gli standard europei nel sistema turco. Ci vorrebbero dei media determinati a informare una popolazione attenta ai suoi diritti. Finché non sarà così, la classe politica turca non farà nulla per impedire che si ripetano casi come questo. Ecco il motivo per cui i negoziati non progrediscono. (traduzione di Andrea De Ritis)

Adesione

Un referendum per chiarirsi

Di recente Egemen Bağiş, capo negoziatore della Turchia con l'Ue, ha proposto l'organizzazione di un referendum sull'adesione del suo paese in Turchia e in tutti i paesi membri dell'Unione, riferisce il Guardian. "La parola 'referendum' è utilizzata per far paura ai dirigenti dell'Ue, ma l'idea ha comunque i suoi lati positivi", osserva il quotidiano londinese. Perché "una volta risolti gli ostacoli all'adesione, la proposta di un referendum permetterebbe di capire se alla fine di questa procedura ci sarà un semplice partenariato o un'unione politica". Di fatto "la cosa più importante non è entrare nell'Unione, ma adottarne le regole", ha dichiarato il presidente turco Abdullah Gül, sottolineando che una volta portato a termine il processo di adesione, la Turchia potrebbe – come la Norvegia nel 1972 – scegliere di non entrare nell'Ue.

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