"Venerdì i piccoli segni nel cielo bianco davanti al più grande porto europeo erano otto, uno per ogni superpetroliera ancorata al largo col suo carico di 2 milioni di barili. A loro basterebbe meno di un`ora per attraccare alle banchine olandesi, tuttavia i comandanti hanno avuto l'ordine di restare dove sono." Non si tratta però di una quarantena imposta per prevenire un'epidemia di qualche malattia esotica. Secondo La Stampa, il motivo di questo temporeggiamento è semplice: il petrolio oggi costa troppo poco, e i proprietari di queste enormi navi capaci di contenere 2 milioni di barili di greggio preferiscono aspettare che il prezzo salga.
"E` la classica situazione che gli analisti finanziari chiamano «contango»", spiega il quotidiano torinese, "il tempo in cui il listino «spot» di un bene (il prezzo che si paga alla consegna effettiva di un carico di oro nero) è inferiore a quello di un contratto «future» (il prezzo di un barile che si paga adesso e si ottiene in un secondo momento)". Il contrario di quello che avviene normalmente, quando l'impegno a fissare il prezzo in anticipo viene premiato con uno sconto.
Il fatto è che dopo il crollo dei prezzi provocato dalla recessione e dalla contrazione della produzione industriale, gli operatori sono tornati a credere nella ripresa della domanda di energia. Ecco perché nonostante l'Opec ha ridotto le stime del fabbisogno mondiale di 2 milioni di barili al giorno il prezzo di riferimento è già tornato a 70 dollari, quasi il doppio rispetto a gennaio. Ed ecco perché le cifre sui cartelloni delle stazioni di servizio hanno ricominciato a lievitare: "Ogni supertanker che resta in alto mare finisce per costituire una mancata riduzione del prezzo alla pompa." Se il prezzo del barile resterà sotto gli 80 dollari, comunque, la situazione è destinata a sbloccarsi a breve, appena esaurito il petrolio già stoccato nelle cisterne dei porti europei. Altrimenti meglio controllare la pressione delle ruote della bicicletta.