Il prezzo dell’amicizia

Come gli altri paesi europei colpiti dalla crisi, il Portogallo accoglie con entusiasmo gli investimenti cinesi. In cambio di questo aiuto Pechino ottiene la fine delle critiche in materia di democrazia e diritti.  

Pubblicato il 8 Novembre 2010 alle 16:15

È stata una domenica mattina molto particolare. Il piccolo entourage dei dirigenti delle grandi aziende portoghesi (Energias de Portugal, Banco Comercial Português, Portugal Telecom) si è riunito al gran completo al Palácio das Necessidades di Lisbona, dove il presidente cinese Hu Jintao e il primo ministro portoghese José Sócrates non riuscivano a celare la soddisfazione per gli accordi firmati dalle aziende dei due paesi (vedi box).

Nessuno ha parlato ufficialmente di rilevare il debito sovrano, ma la diplomazia portoghese accennava un sorriso. La Cina è una potenza di cui non si può più fare a meno, e un piccolo paese come il Portogallo ha tutto dalla sua amicizia. Ma gli affari con Pechino hanno anche un lato oscuro: il crescente peso della Cina nel mondo preoccupa, e restano in sospeso le questioni della democrazia e dei diritti dell’uomo. Il vero problema è conciliare questi opposti aspetti dell’ascesa del gigante cinese, e per ora non vi è una risposta univoca.

La visita di Hu Jintao a Lisbona dimostra che il Portogallo si trova sulla strada delle ambizioni mondiali di Pechino, soprattutto perché fa parte dell’Unione europea. Sarebbe assurdo avere paura di un partenariato economico con la Cina: i cinesi ci trattano sicuramente meglio dei mercati di alcuni paesi democratici. In ogni caso, non dobbiamo dimenticare le conseguenze di questo avvicinamento sempre più serrato tra Europa e Cina, parallelo al progressivo allontanamento dell’Europa dagli Stati Uniti.

Questo mutamento nell'equilibrio geostrategico del pianeta trova conferma nella guerra tra euro, yuan e dollaro, con cui muore definitivamente l'aspirazione dell’occidente a impartire lezioni di democrazia a Pechino. Questo è il rischio più grande dei commerci con la Cina. Le nostre omissioni rischiano di compromettere il capitale più intangibile e importante dell’Europa: essere considerata nel mondo intero uno spazio di libertà. (traduzione di Anna Bissanti)

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Gli accordi

Contratti a nove cifre

Secondo le stime della stampa cinese riprese da Diário de Notícias, i contratti e gli accordi commerciali bilaterali firmati dal presidente cinese Hu Jintao e il primo ministro portoghese José Sócrates il 7 ottobre a Lisbona ammontano a 718 milioni di euro. Portogallo e Cina avrebbero firmato quattro accordi di cooperazione e nove accordi commerciali, che coinvolgono aziende del calibro di Pt, Edp, Huawei, Millennium Bcp e Icbc. Benché la questione dell’acquisto da parte di Pechino del debito portoghese sia stata meticolosamente elusa in occasione dei discorsi ufficiali, “è stata discussa durante gli incontri che hanno preceduto la cerimonia per la firma dei protocolli”, aggiunge il quotidiano di Lisbona, secondo il quale “il Portogallo ha già messo sul mercato il 93 per cento delle obbligazioni previste per quest’anno”. Infine, i precisa che gli accordi con Pechino costituiscono soltanto il primo passo verso il riequilibrio economico del Portogallo, che vorrebbe allacciare rapporti anche con altri mercati emergenti come Indonesia e Singapore.

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