Risolviamola da gentiluomini

In risposta alla tassa Ue sulle importazioni di pannelli solari cinesi, Pechino minaccia di includere il vino europeo nella guerra commerciale. È solo un avvertimento in vista di ritorsioni ben più pesanti.

Pubblicato il 6 Giugno 2013 alle 14:50

La decisione di Pechino di avviare un’inchiesta contro il dumping e i sussidi sulle importazioni di vini dall’Unione europea dimostra che la Cina è pronta a difendere i propri interessi economici, e a ben vedere ha tutti i mezzi per farlo.

Il ministro del commercio ha dichiarato che l’inchiesta è partita su richiesta dei produttori di vino locali. La mossa di Pechino segue la decisione dell’Ue di martedì scorso di imporre una prima tassa doganale dell’11,8 per cento sui pannelli solari, le cellule fotovoltaiche e i componenti importanti dalla Cina. L’Europa ha fatto sapere che se non sarà raggiunto un accordo entro agosto la tassa salirà fino a raggiungere una media del 47 per cento.

L’Ue ha preso la sua decisione nonostante la forte opposizione della Cina e malgrado molte aziende europee saranno penalizzate dalla nuova tassa. L’inchiesta cinese sul vino serve a far capire agli europei che non saranno soltanto le aziende fotovoltaiche a essere penalizzate dal protezionismo dell’Ue. La crisi del debito ha compromesso l’economia dell’Europa, ma il protezionismo non è la soluzione, perché non farà che innescare un ciclo di rappresaglie e peggiorare le prospettive economiche del Vecchio continente.

La Cina ha fatto grandi sforzi per allentare la tensione, avviando i negoziati con l’Ue e mettendo in chiaro che intende risolvere la disputa con il dialogo e non con la guerra commerciale. Tuttavia, imponendo una tassa sulle importazioni dalla Cina, l’Ue ha dimostrato di non voler fare altrettanto. La decisione di Bruxelles provocherà la chiusura di molte aziende in Cina, e il governo cinese non ha alternative: deve rispondere al fuoco.

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Il peso delle esportazioni di vino per l’Ue non è paragonabile a quella dei prodotti fotovoltaici per la Cina. Nel 2012 più di due terzi dei 430 milioni di litri di vino importati dalla Cina provenivano dall’Ue, con un giro d’affari di oltre un miliardo di euro. Le esportazioni di prodotti fotovoltaici cinesi in Europa, però, ammontano a 27 miliardi di euro.

Se l’Unione continuerà a ignorare gli interessi della Cina, l’inchiesta sul vino potrebbe essere seguita da altre azioni ostili. L’anno scorso la Cina ha importato beni dall’Ue per 212 miliardi di euro, e questo dà a Pechino un enorme margine di manovra.

Ora la palla è in mano all’Ue. L’Europa deve mostrarsi pronta a trattare per risolvere la disputa. Per quanto riguarda la Cina, oggetto di azioni anti-dumping da parte di molti paesi, è arrivato il momento di tirare fuori gli artigli e proteggere adeguatamente i propri interessi economici.

Dalla Francia

Bordeaux teme una pessima annata

Per i viticoltori francesi la minaccia di Pechino di imporre un dazio doganale sui vini europei è fonte di grande preoccupazione, perché "l'Impero di mezzo è oggi il primo mercato per l'esportazione del Bordeaux", sottolinea Les Echos, che fornisce qualche cifra:

Con l'equivalente di 48 milioni di bottiglie, questo mercato rappresenta oggi il 22 per cento dell'esportazione e addirittura il 27% se si conta anche Hong Kong, […] ovvero due volte e mezzo il mercato tedesco. Per quanto riguarda invece l'aspetto monetario, queste vendite corrispondono a 565 milioni di euro, cioè al 26 per cento del totale.

Secondo La Croix le conseguenze di un dazio sul vino europeo da parte della Cina sarebbe una vera e propria "catastrofe" per i viticoltori di Bordeaux, che "tremano" di fronte a una tale eventualità, visto che nella regione questo settore rappresenta 55mila posti di lavoro:

se i cinesi dovessero andare fino in fondo in questo braccio di ferro assisteremmo a numerosi fallimenti fra i produttori e i grossisti e quindi alla perdita di molti posti di lavoro.

Les Echos ricorda inoltre che la Cina è anche presente nei possedimenti vinicoli del sudovest della Francia, dove gli investitori cinesi possiedono più di una cinquantina di proprietà.

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