Panico nella zona euro

Era dalla crisi della Grecia nel 2009 che un paese Ue non era così esposto sui mercati. Mentre l'intervento europeo si fa più probabile, la stampa teme le possibili ripercussioni sull'intera unione monetaria.

Pubblicato il 12 Novembre 2010 alle 16:04

"L'Irlanda va verso una nuova crisi finanziaria", annuncia la Frankfurter Rundschau. E ogni giorno il rischio rappresentato da ll'economia irlandese, indebolita dal debito e da tassi di interesse sempre più alti, sembra più grave per l'intera zona euro.

"Il ritornello del nuovo straziante atto della crisi dell'euro è stato annunciato da Wolfgang Schäuble", osserva la Berliner Zeitung. Il ministro delle finanze tedesco ha infatti chiesto che in futuro i possessori di obbligazioni si assumano le loro responsabilità quando uno stato membro dovrà essere salvato dagli altri. "Per gli investitori si tratta di qualcosa di nuovo", commenta il quotidiano. "Finora pensavano che la zona euro avrebbe ricomprato automaticamente il debito dei suoi membri. [...] Adesso si rendono conto di dover assumere un rischio e quindi chiedono interessi più elevati". Il giornale cita un membro del direttorio della Banca centrale europea, per il quale "i piani tedeschi portano inevitabilmente ad attacchi speculativi che rafforzano la crisi".

"L'aumento dei tassi di interesse potrebbe portare l'Irlanda e il Portogallo a chiedere l'aiuto europeo", constata Diário de Noticias. "L'Ue si prepara ad aiutare l'Irlanda, i cui interessi sul debito hanno superato il 9 per cento. Il Portogallo potrebbe essere il prossimo ad averne bisogno, a meno che i mercati non si calmino". Per Lisbona "le possibilità di evitare questa sorte si riducono ogni giorno", avverte l'economista Antonio Nogueira Leite.

La Vanguardia ricorda che "l'Ue si è dichiarata pronta a salvare l'Irlanda" e aggiunge che "la Spagna sta correndo un gravissimo rischio". A Seoul, durante la riunione del G20, José Manuel Barroso ha dichiarato che tutto è pronto per il salvataggio dell'Irlanda "in caso di necessità", ma le dichiarazioni del presidente della Commissione europea, che voleva rassicurare i mercati, "hanno provocato una nuova ondata speculativa". Il quotidiano sottolinea che questa inquietudine è rafforzata dal "blackout sull'informazione instaurato a Bruxelles, che ricorda i giorni che hanno preceduto il salvataggio greco" nel maggio scorso.

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La differenza è che oggi la zona euro dispone del meccanismo europeo di stabilità finanziaria, aggiunge La Vanguardia. Per arginare la crisi la scelta migliore sarebbe che "Francia e Germania ridessero fiducia agli investitori", afferma Virginia Romero della società di investimenti Ahorro Capital, sottolineando anche che in caso di salvataggio dell'Irlanda la situazione sarebbe peggiore di quella che si era venuta a creare con la crisi della Grecia a maggio, perché "si passerebbe dall'eccezione alla generalizzazione". Il timore è quello di "un contagio generale, che andrebbe oltre i paesi periferici", conclude La Vanguardia.

"È tutto un grande malinteso", assicura il Financial Times Deutschland. Il quotidiano economico sostiene che "la politica e gli investitori agiscono secondo le loro abitudini, che non vanno bene insieme". La politica infatti – e in particolare quella europea – si basa su compromessi e su maggioranze, la finanza invece ha bisogno di rapidità e basi solide. "Nella scorsa primavera l'Europa si è resa conto di cosa possono produrre questi due principi incompatibili quando si incontrano". La crisi greca si è trasformata in crisi dell'euro a causa di una politica troppo lenta. Da ciò l'appello in prima pagina dell'Ftd: "Adesso fate presto!"

A Dublino l'urgenza è ancora più pressante. "Lo stato irlandese non è in grado di onorare le proprie scadenze: i suoi debiti superano di gran lunga tutte le possibilità realistiche di rimborsarli", scriveva all'inizio della settimana l'economista Morgan Kelly sull'Irish Times, suscitando accese reazioni in Irlanda. Si tratta di una tragedia in due atti, spiega l'economista. Il primo è stato il piano di salvataggio delle banche che detenevano titoli tossici per 70 miliardi di euro, che assorbirà "ogni centesimo delle vostre tasse per i prossimi due o tre anni". Il secondo atto sarà una crisi del credito immobiliare i cui sintomi sono già evidenti. "La gente si indebita sempre più, non paga le proprie fatture e chiede in prestito ai propri genitori per rimborsare i debiti".

Nel frattempo, ironizza Morgan Kelly, "i mercati rendono omaggio alla gestione calma e decisa della crisi da parte del governo e della Banca centrale, che ha inserito il debito irlandese nello stesso gruppo di paesi a rischio come Ucraina e Pakistan, subito sopra il livello dei titoli-spazzatura di Argentina, Grecia e Venezuela".

"Da settembre un'equipe permanente di osservatori della Bce si è stabilita presso il ministero delle finanze", rivela Kelly. "Anche se i funzionari sono di diverse nazionalità, vengono chiamati 'i tedeschi'". In reazione a questa sorta di tutela, il ceco Lidové Noviny si preoccupa della ridefinizione del termine "solidarietà europea", secondo la quale "i contribuenti irlandesi sono condannati a lavorare duro e sacrificati sull'altare della visione franco-tedesca della politica monetaria europea". (traduzione di Andrea De Ritis)

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