Attualità L’adesione della Croazia (5/6)
Piazza Re Tomislav, Zagabria, giugno 2013. Dalla serie "Adesione, la grande illusione"

Missione compiuta

Dopo dieci anni di attesa, il primo luglio la Croazia raggiunge un obiettivo storico. Un percorso di riforme che ha profondamente cambiato il volto del paese.

Pubblicato il 28 Giugno 2013 alle 11:13
Eloisa d'Orsi/Presseurop  | Piazza Re Tomislav, Zagabria, giugno 2013. Dalla serie "Adesione, la grande illusione"

In Croazia il tempo scorre sempre più veloce via via che ci si avvicina all'adesione all'Unione europea. Come un soldato durante il servizio militare, la Croazia conta i giorni che le rimangono prima di diventare membro a tutti gli effetti dell'Ue. Con il passare dei giorni l'impazienza cresce. Aspettiamo la sera del 30 giugno con un po' di apprensione, ma il momento sarà speciale perché era da così tanto tempo che speravamo di entrare nell'Unione.
In questo frenetico conto alla rovescia non bisogna dimenticare che aspettiamo questo momento da oltre dieci anni, cioè dal febbraio 2003, quando il primo ministro Ivica Racan aveva presentato, ad Atene, la domanda ufficiale di adesione. Si potrebbe dire a ragione che non è questa la data in cui tutto è cominciato. Altri eventi la hanno preceduta, come il vertice di Zagabria e l'Accordo di stabilizzazione e adesione.
Qualcuno potrebbe pensare che poche cose sono cambiate in dieci anni. In fin dei conti i giorni si assomigliano tutti. I nostri dirigenti andavano alle riunioni a Bruxelles, e i dirigenti di Bruxelles venivano alle nostre riunioni. Passavano il tempo a discutere, a volte si scontravano su problemi seri la cui soluzione richiedeva tempo e questo rallentava il processo negoziale, a volte ci sono state anche delle battute di arresto. Molto spesso avevamo dei compiti, che abbiamo svolto con più o meno successo. Secondo Bruxelles siamo riusciti a soddisfare tutte le condizioni e quindi abbiamo potuto aderire all'Ue.
Abbiamo rispettato le condizioni come un bravo studente: l'Ue ci dava un compito da fare (per esempio adottare un certo regolamento o istituire un piano di azione) e noi lo facevamo. Dopodiché venivamo valutati sul nostro operato e così via. Per molte persone questi dieci anni, di cui sei di negoziati, sono assomigliati a un lungo fiume tranquillo che scorre troppo lentamente. Tuttavia alla vigilia dell'adesione nulla è più uguale a prima.
La società è maturata, molte cose sono migliorate, il numero di processi in attesa di giudizio è in riduzione, il potere è più trasparente rispetto ai primi anni 2000, i controlli di sicurezza sanitaria sugli alimenti sono migliorati, abbiamo anche imparato a essere più giudiziosi da un punto di vista economico, ma dovremo continuare a fare degli sforzi e a perfezionare le cose anche dopo il 1° luglio.
Uno dei successi più importanti nel corso del processo di adesione è stato certamente il rafforzamento del ruolo dei cittadini. Probabilmente ci saremmo arrivati lo stesso senza l'Ue, ma i negoziati hanno accelerato questa evoluzione. Oggi i croati non si limitano più a partecipare alla vita politica solo attraverso le elezioni, ma si battono per i loro diritti nel quadro di associazioni e di iniziative di vario genere, e così facendo rafforzano la democrazia diretta.
L'esempio migliore che testimonia l'evoluzione della società croata è senza dubbio l'ultimo Zagreb pride del 15 giugno. Il primo Gay pride si era svolto nel 2002, otto mesi prima che Racan ufficializzasse la nostra domanda di adesione ad Atene. In quell'occasione gli eterosessuali andati a sostenere i diritti degli omosessuali erano probabilmente più numerosi dei diretti interessati. I partecipanti erano stati pochi, molti meno degli oppositori che avevano attaccato in modo violento la sfilata. Undici anni dopo lo Zagreb pride è diventato una manifestazione politica banale. Il diritto al matrimonio per tutti potrebbe addirittura diventare legge nel corso dell'anno, una cosa impensabile nel 2002.
Per la Croazia l'Unione europea non era un obiettivo facile, ma è riuscita a raggiungerlo. L'Ue non ha mai smesso di spingere la Croazia a fare i cambiamenti - cambiamenti che Zagabria ha accettato, del resto era il prezzo da pagare per la nostra adesione. In questo lungo balletto con l'Unione europea molte cose sono cambiate. L'Unione europea non è più vista come l'Eldorado e sicuramente la crisi ha avuto un ruolo importante da questo punto di vista. I croati non la idealizzano più, l'Ue non è più uno strumento musicale perfettamente accordato. Oggi l'Unione europea si è trasformata in un insieme di elementi che si preoccupano più di dettagli come le aflatossine (funghi cancerogeni presenti in alcuni alimenti) che dei grandi ideali.
Il balletto con l'Unione avrà fine il 1° luglio con una cerimonia sulla piazza centrale di Zagabria. Un evento sarà organizzato anche nella galleria Klovicevi Dvori, a pochi metro dai quadri di Picasso. La Croazia ha terminato un ciclo e ne comincia un altro, completamente diverso.

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