Il quartiere Plagwitz (Lipsia). Foto Iwanp.

Lipsia, la "città perforata" che tenta di rinascere

Come è successo ad altre città della Germania orientale, dopo la caduta del muro di Berlino Lipsia ha visto partire molti dei suoi abitanti. Oggi sono stati riqualificati alcuni distretti industriali e la città sta tentando di far convivere una nuova classe media, attratta dal basso costo della vita, con la popolazione più svantaggiata, che non ha mai lasciato la città.

Pubblicato il 29 Giugno 2009 alle 13:36
Il quartiere Plagwitz (Lipsia). Foto Iwanp.

Nel Novecento il quartiere Plagwitz di Lipsia era uno dei grandi centri industriali europei dove prosperava l'industria tessile. Oggi sono rimasti solo gli scheletri delle fabbriche. Fatiscenti edifici in mattoni su spiazzi invasi dalle erbacce. Un paesaggio di rovine industriali, circondato dalle case un tempo abitate dagli operai. Ecco il triste volto di una città che si è spopolata.

Eppure nel quartiere a ovest del centro c'è ancora vita. Un certo numero di edifici industriali ha trovato una nuova destinazione: attività su piccola scala, circoli per giovani, centri fitness. L'ex cotonificio ne è un ottimo esempio: a metà giugno il cancelliere federale Angela Merkel vi ha inaugurato una mostra dedicata agli artisti che vi lavorano, spesso di fama internazionale.

"Alcuni artisti trovano che il quartiere occidentale sia diventato troppo snob", dichiara Tobias Habermann. "Adesso vanno a cercare fortuna in altre zone di Lipsia". È a loro che i quartieri devono la loro immagine alla moda. "Attorno al Lindenauer Markt per esempio, sono state inaugurate di recente undici nuove gallerie. Ma su questa piazza si vedono soprattutto disoccupati e ragazze madri di 16 anni con i loro passeggini".

Habermann, 32 anni, è il responsabile amministrativo del quartiere di Plagwitz e tra le altre cose deve controllare che il denaro versato dall'Europa e dai fondi di rilancio tedeschi sia speso correttamente. Uno degli obiettivi è combattere la disoccupazione e il degrado degli vecchi alloggi. Quando l'industria si è fermata, dopo la caduta del Muro, la gente è partita in massa per cercare lavoro in Germania ovest. La conseguenza è stata drammatica: moltissimo edifici semiabbandonati e sbarrati con assi di legno.

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Una "città perforata", come la definisce Habermann. Blocchi di abitazioni costruite alla fine del Diciannovesimo secolo, quando l'industria era molto attiva. Si tratta spesso di begli edifici, ma ridotti in un condizioni orrende. "I proprietari tardano a investire, sperando che gli affitti aumentino. Nel frattempo noi li aiutiamo a trovare degli affittuari temporanei. Giovani imprenditori, studenti, artisti".

Il limite orientale di Plagwitz mostra i segni di una vera e propria trasformazione. Nel quartiere di Schleussig, per esempio, giovani famiglie di classe media abitano in vecchi edifici ristrutturati, in fabbriche riconvertite in loft e in alloggi moderni. Attualmente il quartiere è pieno e gli yuppies ripiegano ormai su Plagwitz.

Questo movimento è visto con favore da Habermann. Per lui è importante che la gente che lavora e che vive a Plagwitz si senta a casa propria, compresi i poveri. "Circa il 45 per cento della popolazione attorno al Lindenauer Markt vive grazie ai sussidi sociali. Ogni città ha le sue classi povere, e devono pur vivere da qualche parte. Non si possono esiliare nei caseggiati popolari".

Per Habermann è fondamentale che l'habitat e le condizioni di vita migliorino. "Bisogna ristrutturare i cortili interni, moltiplicare gli spazi verdi, riabilitare le scuole e gli edifici pubblici, rafforzare la vita associativa". Ma anche "aiutare il 10 per cento di stranieri che vi abita - iraniani, cubani, arabi, vietnamiti - perché nel quartiere l'estrema destra ha ottenuto molti voti ".

Le misure delle autorità e le iniziative locali sembrano portare i loro frutti. Dal 2000, negli otto chilometri quadrati di cui Habermann è responsabile il numero di abitazioni è aumentato, passando da 31.500 a 38mila. L'aumento riguarda soprattutto la popolazione a basso reddito dei quartieri popolari occidentali, le classi medie e superiori dei quartieri alla moda orientali e i giovani creatori arrivati da tutta la Germania.

Habermann spera di riunirli tutti a inizio luglio in occasione del grande festival culturale della Karl Heinestrasse, una via alla moda che porta al centro. The West is the Best, questo è lo slogan del festival. E Habermann sa di cosa parla, visto che abita con la moglie e i due figli in un piccolo angolo dimenticato di questa strada, a ridosso del fiume. Ecco un bell'esempio di habitat di qualità.

OPINIONI

La nostalgia della Germania Est

"Stato schiavista" e "dittatura del capitale", la Germania? Questi sono gli aggettivi utilizzati da chi ha vissuto la sua gioventù nella Germania dell'Est, e non vuole essere definito "vecchio", "fuori moda", "stupido" o "nostalgico" semplicemente perché ha ancora nel cuore la Repubblica democratica, sostiene Der Spiegel in un reportage. Il settimanale racconta che a vent'anni dalla caduta del muro, la Ddr non è mai stata così idealizzata. "La maggior parte dei cittadini della Ddr conduceva una bella vita", afferma Birger, trentenne economista. "Allora c'era la Stasi, a raccogliere i nostri dati personali. Oggi c'è Schäuble [Ministro degli Interni]".

Secondo uno studio, il 57% dei tedeschi difende ancora il vecchio stato con un unico partito, il Sed. Secondo lo Spiegel, questa nuova forma di nostalgia "va ben al di là degli ex funzionari del partito" e colpisce anche la classe media. "La Ddr è idealizzata anche dai giovani che non l'hanno conosciuta" perché, sostiene il politologo Klaus Schroeder, "la maggior parte dei tedeschi dell'est prende le critiche a quel sistema come un attacco alla propria persona". Come ha detto un giovane, citato da Der Spiegel: "Ne abbiamo abbastanza del fatto che ci si aspetti da noi un continuo prostrarsi all'Ovest per ringraziarli della riunificazione".

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