L’ultima trincea dei fumatori

Sotto la presidenza irlandese l’Ue ha fatto grandi passi avanti nella lotta al tabagismo. Ma la lobby del tabacco può ancora contare sui politici cechi, che resistono a oltranza alla nuova direttiva.

Pubblicato il 14 Agosto 2013 alle 15:37

Nel compiere la sua missione il ministro della sanità irlandese James Reilly è animato da una forte motivazione personale. Suo padre, diventato cieco in seguito a un infarto, è morto dopo essere stato costretto a letto per molti anni, e di recente un tumore al polmone si è portato via suo fratello. Medico di professione, Reilly ha cercato invano per anni di smettere di fumare. "Non è una cattiva abitudine ma una malattia, e dobbiamo combattere quelli che la diffondono", afferma il ministro, spiegando ai giornalisti come è riuscito nella scorsa primavera a convincere il suo paese a introdurre per tutte le marche di sigarette un pacchetto unico con una foto dettagliata di un polmone rovinato dal tabacco.

Reilly e i suoi colleghi di governo hanno fatto della lotta contro il tabacco il tema centrale dei sei mesi della presidenza irlandese del Consiglio dell'Ue. Il semestre è terminato a luglio e i risultati sono eccezionali. Infatti i ministri europei della sanità hanno deciso che entro tre anni tutti i paesi dell'Ue dovranno applicare la stessa direttiva adottata dall'Irlanda. Adesso tocca al Parlamento europeo confermare la decisione. Gli osservatori ritengono che l'ultimo attore ancora in grado di resistere a questa volontà è una delle forze più misteriose e più potenti della politica attuale, la lobby del tabacco.

"Prego tutti eccetto i capi delegazione di abbandonare la sala". I diplomatici europei si ricordano di queste parole pronunciate da Reilly in un momento decisivo dei negoziati che si sono tenuti a Lussemburgo sulla direttiva dei pacchetti di sigarette, come di una richiesta senza precedenti. Una richiesto però facilmente comprensibile. Dopo ogni riunione negoziale le compagnie di tabacco sarebbero stati informati nei dettagli dell'andamento delle trattative. Molti partecipanti hanno inoltre ricordato l'inchiesta che ha coinvolto il commissario europeo alla sanità John Dalli, sospettato di aver fatto modificare la legislazione dell'Ue in cambio di tangenti versate dall'industria del tabacco.

Reilly è riuscito ad avere la meglio su una lobby che dà lavoro a un centinaio di persone a Bruxelles e che dispone di un bilancio annuale di cinque milioni di euro. Ma questa è solo "la punta dell'iceberg" di un esercito molto più grande di soldati del tabacco, che da molti anni sono riusciti a introdursi fra i collaboratori dei responsabili politici che gravitano intorno alla Commissione europea.

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I governi degli stati membri sono naturalmente l'obiettivo privilegiato delle lobby, perché sono i soli a poter definitivamente approvare le decisioni di Bruxelles. Quando alcuni scienziati inglesi hanno condotto nel 2012 un'inchiesta approfondita sull'evoluzione della salute in Europa, hanno preso la Repubblica Ceca come modello in quanto paese molto esposto all'influenza della lobby del tabacco. "Questi piccoli stati sono particolarmente vulnerabili.

Negli Stati Uniti abbiamo scoperto una strategia ben precisa delle compagnie di tabacco. [[Le compagnie si concentrano proprio sui piccoli stati, perché qui è più facile conquistare influenza]] e al momento del voto hanno la stessa importanza dei grandi stati", spiega la direttrice esecutiva della società americana di oncologia clinica, Helen Ross, che ha codiretto l'inchiesta.

La direttiva si è scontrata con la forte opposizione della delegazione ceca, che è stata l'unica ad adottare una politica "senza concessioni" chiedendo il rigetto della direttiva stessa. E solo grazie al nuovo sistema di voto istituito con il trattato di Lisbona il veto ceco non è riuscito a bloccare il progetto.

Nel 2012 Helen Ross ha passato diverse settimane a Praga, dove si è intrattenuta con una decina tra responsabili politici, funzionari e rappresentanti delle compagnie di tabacco. Le conclusioni della sua inchiesta sono significative: "I rappresentanti ufficiali della Repubblica Ceca utilizzano sono in perfetta sintonia con i fabbricanti di tabacco, riprendendo le loro motivazioni abituali e rifiutando ogni cambiamento. Il loro potere di influenza è evidente".

Come ovunque in Europa, in Repubblica Ceca il tabacco è un business immenso. Philip Morris è presente a Kutna Hora [città della Boemia centrale] e rappresenta da sola circa il 40 per cento del mercato, dichiarando un profitto netto annuo di 100 milioni di euro. Il resto del mercato è spartito fra i gruppi mondiali British American Tobacco, Imperial Tobacco e Japan Tobacco. Il tabacco genera due miliardi di euro di imposte e quasi il 77 per cento del prezzo di ogni pacchetto di sigarette va direttamente nelle casse dello stato.

In alcune interviste anonime alcuni lobbisti hanno confessato la loro soddisfazione di poter sempre trovare nel mondo politico ceco un gran numero di responsabili che, senza alcuna contropartita, difendono gli interessi delle imprese di tabacco opponendosi all'Unione europea e alle regolamentazioni in generale. "Si tratta solo di una nuova invenzione di Bruxelles per regolare il mercato. Oggi tocca alla sigaretta, domani ci vieteranno di mangiare cose grasse e di andare in macchina.

Dobbiamo resistere e difendere la nostra libertà", ha dichiarato Jaroslav Kubera, capogruppo dell'Ods [Partito democratico civico, conservatore] al senato, riprendendo gli argomenti con i quali ha convinto i dirigenti del suo partito a rifiutare questo nuovo progetto europeo. Nel quadro della Commissione parlamentare per gli Affari europei i membri dell'Ods hanno addirittura fatto ricorso alla cosiddetta procedura del "cartellino giallo" contro la direttiva. Si tratta di uno strumento diplomatico a carattere eccezionale che permette di rivolgere un avvertimento a Bruxelles per abuso di potere [non rispetto del principio di sussidiarietà].

Fumatori bipartisan

Questa posizione rischia di non cambiare con la sinistra ceca, più europeista. "Non vedo in questo argomento una questione di lotta politica", afferma Jeroným Tejc, deputato del Čssd [Partito socialdemocratico]. "L'argomento non interessa al partito. Non fumo ma rispetto le opinioni dei miei colleghi che hanno una diversa relazione con il tabacco".

Con un consumo [annuale] di 2.125 sigarette per abitante, la Repubblica Ceca si pone al dodicesimo posto nel mondo, fra la Russia e la Bielorussia. Secondo i dati recenti dell'Istituto nazionale di sanità pubblica, [[l'età media della prima sigaretta è scesa sotto la soglia dei 12 anni]], superando così un limite storico. Gli ultimi sondaggi della facoltà di scienze sociali dell'università Carlo di Praga rivelano che l'80 per cento della popolazione e metà dei fumatori sono favorevoli a un divieto del tabacco nei ristoranti. L'anno scorso, dopo decenni di rinvii, la Repubblica Ceca ha finalmente ratificato l'accordo dell'Organizzazione mondiale della sanità [Oms] che impone una legislazione locale sempre più restrittiva.

"Credo che le mentalità cambieranno in Repubblica Ceca, il problema è sapere quando", afferma il deputato e medico Boris Št'astný. "Succederà solo sotto la pressione dell'Ue o dopo che un cameriere avrà fatto causa per aver sviluppato un tumore ai polmoni sul luogo di lavoro. Negli altri paesi sono proprio dei casi del genere che hanno portato a un cambiamento della legislazione e hanno permesso di capire fino a che punto è stato strumentalizzato il discorso dei fumatori sulla libertà di scelta".

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