Contea di Galway, 1955.

Una storia d’innocenza perduta

Il paese descritto da Heinrich Böll nel suo Diario irlandese ha rappresentato per generazioni di tedeschi un simbolo di idilliaca purezza. L’effimero boom della finanza ha cambiato tutto, e oggi la Germania si ritrova a dover raccogliere i cocci di questo sogno infranto.

Pubblicato il 7 Dicembre 2010 alle 11:22
Contea di Galway, 1955.

Per fortuna Heinrich Böll non può più assistere a questo triste spettacolo. Non c'è dubbio che se avesse visitato l'Irlanda di oggi, l'autore tedesco non si sarebbe innamorato di questo paese, di questa piacevole isola di quattro milioni di abitanti, idillio di povertà e di ispirazione per un mondo migliore. Ma è proprio questa Irlanda che ha attirato il capitalismo più selvaggio. E a quanto pare non le è andata bene.

"Qui l'ordine sociale europeo prende un'altra forma", scriveva Böll negli anni cinquanta in occasione di un viaggio a Dublino. Lo scrittore era affascinato dai suoi compagni di strada irlandesi, e scriveva in toni lirici: "La povertà non è né un onore né una vergogna. In quanto momento della coscienza sociale, è tanto insignificante quanto la ricchezza".

Queste righe appariranno in seguito nel famoso Diario irlandese, in cui Böll descrive una società onesta e umile, a cui basta poco per essere felice; un paese che nonostante la carestia, l'emigrazione e il potere della chiesa cattolica è riuscito a preservare la sua umanità.

A metà degli anni cinquanta il Diario irlandese appariva come l'esatto contrario della dura Germania del dopoguerra e del miracolo economico con i suoi nuovi idoli: Crescita, Consumo e Capitale. Böll, l'uomo onesto di Colonia, e l'Irlanda, l'isola onesta del nord, erano fatti per intendersi. Erano altri tempi. L'isola di Böll era povera, ma non in fallimento. Oggi è l'esatto contrario.

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Nelle ultime settimane insieme alle finanze irlandesi è crollato un vecchio sogno tedesco. La piccola isola aveva un posto particolare nel cuore dei tedeschi. Negli anni sessanta, settanta e ottanta molti nostri connazionali avevano seguito le tracce di Böll in Irlanda e vedevano questo paese con la stessa nostalgia (almeno quelli che la preferivano a Goa o a Ibiza).

L'Irlanda sembrava più pura e più onesta della loro patria: qui i campi erano ancora fertili, le fabbriche poco numerose e gli uomini non ancora corrotti dalla ricchezza. Difficile immaginare di meglio, si dicevano i tedeschi cantando le lodi dell'arretratezza.

Ma questi tedeschi dimenticavano che gli irlandesi maledicevano la loro povertà. Difendevano il loro diritto a sognare un'altra vita, anche se per fare questo bisognava combattere la realtà. Ancora oggi le cifre dell'Ufficio del turismo irlandese mostrano che i tedeschi sono i più fedeli visitatori dell'isola.

Tuttavia qui "l'ordine sociale europeo" ha preso "altre forme", anche se non quelle ammirate da Böll. Da mesi l’isola tiene tutto il continente con il fiato sospeso, minacciando l'euro e la comunità europea. Ma come ha potuto il paese più arretrato d’Europa trasformarsi così rapidamente in un vero e proprio casinò finanziario, paradiso degli speculatori immobiliari, delle banche di investimento e di altri flagelli della finanza?

Da una fede all'altra

Fino alla fine degli anni ottanta l'Irlanda era l’ultimo angolo di medioevo, al riparo delle luci del continente. Per decenni la chiesa cattolica aveva difeso la sua fortezza celtica contro gli assalti della modernità. Tuttavia agli inizi degli anni novanta, con la caduta della cortina di ferro e gli inizi della globalizzazione, anche la chiesa aveva dovuto cedere ai nuovi padroni.

Così al cattolicesimo è succeduto il regno del capitalismo. In pochissimo tempo la virtuosa Irlanda si è trasformata in un luogo malfamato, un posto in cui si andava a fare quello che non si osava fare in casa propria.

Sembrava una benedizione per l'Irlanda. L'isola era in pieno fermento e i miliardi di aiuti dell'Ue rafforzavano l'illusione che i tempi difficili fossero ormai alle spalle. All'improvviso il parente povero dell'Europa era diventato uno dei paesi più ricchi. In poco tempo l'isola ha conosciuto l'obesità e oggi il 30 per cento delle donne e quasi la metà degli uomini sono sovrappeso. Fino agli anni ottanta gli irlandesi erano tra i popoli più magri d'Europa. Adesso il loro girovita si avvicina a quello dei tedeschi.

Come in tutti i posti in cui gli uomini hanno cercato di lottare contro l'evoluzione naturale, la modernità è arrivata in Irlanda come un fiume in piena. Da questo punto di vista gli uomini che assaporano da poco la libertà assomigliano a quelli che conoscono da poco la ricchezza. Non deve stupire quindi che in Irlanda il capitalismo abbia prodotto gli stessi eccessi osservati nei paesi d'Europa dell'est, rimasti troppo a lungo senza libertà.

Anche se nuove imprese solide sono state create, i politici hanno puntato troppo sulla nuova industria finanziaria. Per la prima volta nella loro storia, questo settore magico portava loro ricchezza e prosperità. Ma oggi la tigre celtica assomiglia a un gattino stanco, spelacchiato e zoppo, che i tedeschi dovrebbero accudire. "Questa Irlanda esiste", aveva scritto Böll nel suo diario. Ma chi ci va e non la trova, non potrà pretendere un risarcimento dall'autore". (traduzione di Andrea De Ritis)

Crisi dell'euro

L’Europa non guarda lontano

"La crisi del debito divide l'Europa", titola Trouw: i ventisette faticano infatti a trovare un'intesa su come far fronte a medio e lungo termine alla crisi del debito. Riuniti il 6 e 7 dicembre a Bruxelles, i ministri dell'economia devono studiare le misure da adottare per impedire che la crisi si estenda alla penisola iberica. Il quotidiano precisa che la discussione si è arenata a causa del rifiuto di Germania e Paesi Bassi di aumentare la dotazione del Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (Mesf), come richiesto dal Fondo monetario internazionale. I due paesi hanno anche respinto la proposta lanciata da Lussemburgo e Italia di creare un'agenzia europea del debito, che potrebbe emettere delle obbligazioni europee (eurobond).

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