Attualità Elezioni europee 2014

L’Europa brilla sotto un cielo nero

La vita in Europa è ancora migliore che nel resto del mondo. Ma alle elezioni del 2014 i politici saranno tentati di puntare sullo scetticismo piuttosto che sui risultati ottenuti dall'Ue.

Pubblicato il 14 Ottobre 2013 alle 15:41

É interessante osservare le foto dell’Europa scattate di notte dal satellite. Le macchie bianche luminose indicano chiaramente le zone più sviluppate, il Benelux, l’area parigina, il bacino della Ruhr e la valle del Reno. Anche la pianura del Po brilla, come Roma e i suoi dintorni e il golfo di Napoli. Il Regno Unito, Madrid, Barcellona e la costa portoghese sono inondate di luce. Nell’Europa centrale la macchia più luminosa è la Slesia, e si distinguono anche Praga, Budapest,Varsavia e Danzica. Atene e Belgrado scintillano. Un cordone di luce contorna il Bosforo e Istanbul. In Romania Bucarest, la zona più illuminata, è collegata a Ploieşti e più in là un tratto di pallida luce fende le tenebre dei Carpazi fino a Braşov. Più a est si vedono alcuni punti bianchi (Kiev, Minsk) fino a Mosca, isola di biancore nell’immensità russa.
Il Parlamento europeo ha deciso di fare di questa foto il manifesto ufficiale per le elezioni (Eu2014) dell’anno prossimo, accompagnato dallo slogan “Agire. Reagire. Decidere”. Un’immagine vale più di tante parole. Sulla foto centinaia di migliaia di puntini luminosi disegnano quasi tutto il perimetro dell’Unione ben più luminosa, nel suo insieme, dell’Europa dell’est e dell’Africa del nord. Malgrado i suoi problemi, l’Ue resta un posto migliore di tanti altri sulla Terra, così sembrano credere coloro che hanno ideato il manifesto. Tuttavia, vista la vicino, la luminosità europea inizia a impallidire. [[La crisi dell’euro e l’austerity con tutto il loro corollario di problemi sociali, le inchieste sulle possibilità concrete del modello sociale europeo hanno minato la credibilità delle istituzioni europee]]. Di fatto, la credibilità dello stesso progetto europeo.
Secondo l’ultimo rapporto di Eurobarometro del luglio 2013, il numero degli europei che ha perduto fiducia nell’Unione ha superato il 60 per cento. Si tratta di una percentuale doppia rispetto al 2007, prima che la crisi esplodesse. Alle elezioni europee del giugno 2009 il tasso di partecipazione superava appena il 43 per cento, di gran lunga inferiore alle affluenze del 60-70 per cento registrate in occasione delle elezioni nazionali nelle democrazie avanzate. Un tasso inferiore a quello del 2009 rimetterebbe seriamente in discussione la legittimità del Parlamento europeo, che in ogni caso si è appena visto riconfermare i propri poteri, come previsto dal trattato di Lisbona.
Per la prima volta i cittadini dell’Ue hanno la possibilità di decidere direttamente chi occuperà la poltrona di presidente della Commissione europea per i prossimi cinque anni. Il Consiglio europeo proporrà un candidato per questo ruolo, tenendo conto dei risultati delle elezioni al Parlamento europeo. La proposta sarà quindi sottoposta all’approvazione del Parlamento. I candidati alla presidenza della Commissione saranno quindi messi nella condizione di cercare appoggio all’interno degli stati membri, proprio come i politici locali in occasione delle elezioni nazionali. Ciò dovrebbe stimolare il dibattito e avvicinare le problematiche europee ai cittadini.

Il peso del parlamento

Ma il parlamento europeo è stato già implicato in decisioni cruciali per i cittadini dell’Ue : la politica di bilancio, la risposta alla crisi del debito sovrano, la rottura del rapporto tra quest’ ultimo e l’indebitamento pubblico. Senza parlare del ruolo essenziale svolto dal Parlamento europeo nell’adozione del budget. Il Parlamento ha dato il via libera anche alla nuova Politica agricola comune e alla futura governance dell’area Schengen.
Le istituzioni europee nel corso degli ultimi anni hanno reagito ad alcune sfide di natura politica, come le derive di alcuni stati membri in tema di norme democratiche e dello stato di diritto. E qui ritroviamo in prima fila Ungheria e Romania, anche se solo la prima ha avuto diritto a una risoluzione del parlamento europeo. [[La grande sfida per il futuro mandato dipenderà dall'orientamento del Parlamento Ue post-crisi]]. Ci ritroveremo un’Unione europea più unita, più vicina al modello degli “Stati Uniti d’Europa”? Avremo un’Unione di stati più o meno integrati? O assisteremo a una dissoluzione stessa dell’Unione ? La sfida è rilevante e i tempi sono alquanto difficili.
In realtà l’estremismo guadagna terreno e non soltanto con l’affermarsi di movimenti “marginali”. Anche i partiti tradizionali stanno prendendo in prestito il linguaggio degli estremisti, nel tentativo disperato di fermare l’emorragia dei voti. Alcuni ci riescono in certa misura, altri no. Ma una cosa è certa: le elezioni nazionali si guadagnano facendo più campagna contro che pro l’Ue.
In Austria la "grande coalizione" tra socialisti e democristiani ha conservato una fragile maggioranza dopo le elezioni. Ma il Partito della Libertà (FPÖ) fondato da Jörg Haider è l’unico a uscirne accresciuto (con il 21,4 per cento dei voti, oltre il 3 per cento in più rispetto alle elezioni precedenti). E si tratta dell’Austria, il paese che si vanta di avere il tasso di disoccupazione più basso dell’Ue e di attraversare la crisi senza troppi danni, proprio grazie all’allargamento dell’Ue!
Che dire della Grecia, dove i delitti di matrice politica dilagano nelle strade e l’arresto dei dirigenti di Alba Dorata non ha fatto altro che aumentare l’importanza di questa formazione neofascista? In Francia il lancio della campagna per le elezioni municipali del marzo prossimo ha dimostrato che tanto l’Ump che il partito socialista vanno ad attingere a piene mani nell’arsenale propagandista del Front National.
I puntini luminosi sul manifesto della campagna elettorale europea abbondano, ma resta da vedere se le ombre delle realtà politiche non rischiano di oscurarle.

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