"Non resteremo in silenzio". Il luogo dell'omicidio di Pavlos Fyssas ad Atene

Pavlos Fyssas, i retroscena di un omicidio politico (2/2)

L’assassinio di un antifascista commesso da uno dei suoi membri il 17 settembre ha gettato luce sul partito neonazista Alba dorata e sui suoi legami col potere politico ed economico.

Pubblicato il 1 Novembre 2013 alle 11:06
"Non resteremo in silenzio". Il luogo dell'omicidio di Pavlos Fyssas ad Atene

Per quali ragioni Pavlos Fyssas è diventato un martire? Nell'ascoltare le parole delle sue canzoni si rimane incuriositi. Si parla infatti di intolleranza e di forze oscurantiste, ma nulla evoca direttamente Alba dorata. "Ogni due canzoni che parlano direttamente dei pericoli del fascismo, Pavlos ne componeva quattro sulle ragazze o sulla crisi", conferma il suo amico d'infanzia Petros Poundivis.
Anche questo gigante che assomiglia a un Mr. T greco è un rapper, membro del gruppo PsyClinic TactiX. Ma è prima di tutto un operaio, così come lo era Pavlos. Prima di pensare alla carriera artistica i due ragazzi si sono rotti la schiena come i loro padri nei cantieri navali di Perama, la grande zona portuale industriale di Atene, conosciuta come la "Zona". Una grande area chiusa in cui i magazzini con i muri ricoperti di tag costeggiano le banchine davanti a qualche mercantile arrugginito. "Pavlos ha lasciato dopo cinque anni. È un lavoro duro, gli incidenti sono frequenti. Ma si è sempre considerato un figlio della classe operaia. Si rifiutava di appartenere a un partito, ma il suo nome figura ancora nella lista dei membri del Sindacato dei metallurgici. Qui era molto popolare, era un tipo che non stava mai zitto, sempre pronto a parlare per difendere le vittime della crisi nel quartiere, ed è per questo che lo hanno ucciso", afferma Petros.
Duramente colpita dalla crisi, la Zona è l'ultima roccaforte rossa in una regione in cui i neonazisti guadagnano ogni giorno nuovo terreno. Perama, Nikaia, Keratsini, i quartieri del Pireo sono stati distrutti dai sei anni di rigore. "Lo smantellamento dei servizi pubblici, i licenziamenti di massa hanno portato la gente alla mera sopravvivenza. Un quarto delle famiglie di Perama non ha più la corrente elettrica, perché non hanno più i mezzi per pagarla. In questa situazione si capisce che qualcuno si mostri sensibile alle sirene di un partito che grida 'è tutto marcio', che indica gli immigrati come i responsabili della situazione attuale e che distribuisce scatole di conserva e pacchi di pasta", sospira Petros.
Rimane quindi la Zona, tenuta da sempre dal Pame, il sindacato vicino al partito comunista Kke, che continua a resistere alle pressioni dei datori di lavoro. Tre giorni prima dell'uccisione di Pavlos un incidente aveva fatto impressione: la sera del 14 settembre alcuni militanti comunisti della Zona si trovavano sul viale della Democrazia. Stavano incollando manifesti per annunciare un festival, quando improvvisamente sono stati attaccati da una cinquantina di membri di Alba dorata. "Era impressionante, sono arrivati in colonne da tutti le strade adiacenti, armati di randelli e bastoni. Sul posto c'erano anche due poliziotti in motocicletta, che non si sono mossi, anche quando sono cominciate ad arrivare le bastonate e i sassi", spiega Sotiris Poulikogiannis, un quarantenne che dirige il Sindacato dei metallurgici della Zona. Il risultato è stato nove sindacalisti feriti, tra cui alcuni in modo grave.
"Era la prima volta che osavano attaccarci così apertamente. Tuttavia sapevamo che c'era qualcosa nell'aria. In agosto, in pieno periodo morto, uno dei loro responsabili locali era venuto fin qui, nella Zona. Aveva tenuto una riunione nel corso della quale aveva promesso di distruggerci, di cacciarci da qui", dice Thanassis Panagiotopoulos, anche lui sindacalista. L'uomo che aveva fatto queste minacce in agosto, Yannis Lagos, deputato di Alba dorata, è oggi in prigione. È uno di quelli che hanno comunicato diverse volte per telefono con l'assassino di Pavlos, subito prima e subito dopo il delitto. "Tutto questo fa parte di una strategia per spezzare la resistenza alle misure di rigore, bisogna eliminare chi si ribella, bisogna intimidire. Tutti qui conoscono i legami di Alba dorata con gli armatori e con i grandi industriali. Le loro riunioni più o meno segrete sono state rivelate dalla stampa. [[In parlamento i deputati fascisti votano sempre per gli armatori e sul posto sono il loro braccio armato]]", afferma Thanassis.

Il risveglio del mostro

Affermazioni eccessive? A metà ottobre una perquisizione presso un armatore in fuga ha permesso di scoprire in una stanza segreta un vero e proprio museo nazista. Le inchieste sul finanziamento di Alba dorata, aperte dopo la morte di Pavlos, avrebbero anche confermato il coinvolgimento di almeno altri due armatori, sponsor regolari dei neonazisti.
"Il mostro è risorto dalle ceneri", sospira Dimitri Kousouris. Questo storico di 35 anni, specialista della Grecia contemporanea, ha tutte le carte in regola per analizzare le radici del male. La sua tesi, che presto sarà pubblicata in Francia, è dedicata ai collaborazionisti greci durante la seconda guerra mondiale. Un periodo della storia ancora accettato con difficoltà in Grecia, dove dopo subito dopo l'occupazione tedesca gli orrori nazisti sono stati cancellati dalla violenta guerra civile fra comunisti e fascisti. Così, grazie a questa memoria ambigua, molti demoni sono sopravvissuti nell'ombra.
Ma per il giovane storico la morte di Pavlos ha risvegliato anche dei ricordi personali: 15 anni fa, una sera di giugno, anche lui ha rischiato di morire sotto i colpi di Alba dorata. Anche lui si trovava in un caffè, anche lui era un simbolo, giovane sindacalista del movimento studentesco all'epoca molto attivo contro una riforma dell'istruzione. Massacrato a bastonate il 18 giugno 1998, Kousouris è rimasto diversi giorni fra la vita e la morte. Come per Pavlos, in un primo momento la polizia aveva affermato che si era trattato di una rissa fra giovani tifosi di calcio. Solo il capo degli aggressori, un giovane leader che all'epoca era un astro nascente di Alba dorata, è stato processato: dopo sette anni di latitanza, colui che si faceva chiamare "Periandros" in riferimento all'antico tiranno di Corinto si è consegnato alla polizia. Il processo si è svolto in un clima di alta tensione, caratterizzato dalle minacce e dalle provocazioni dei militanti di Alba dorata. Condannato a 21 anni di prigione, Periandros ne ha scontati solo quattro ed è stato liberato nel 2009.
"Il fatto è che nel 1998 Alba dorata era ancora un piccolo gruppo marginale. Oggi è diventato un movimento in piena ascesa", sottolinea lo storico. "Non bisogna stupirsi. [[In questo periodo di estrema crisi la xenofobia, l'intolleranza, la violenza, che di solito sono diluiti nella società, sono esasperati]]. La gente dimentica il passato e non riesce neanche a immaginare il futuro, conta solo la sopravvivenza immediata".
Pavlos aveva un nome d'arte, Killah P., per kill the past ("uccidi il passato"). Ma nessuno può uccidere il passato, che risorge sempre nel momento peggiore. "È venuto il momento di avere paura", aveva detto il leader di Alba dorata, Nikos Michaloliakos, la sera delle elezioni del giugno 2012. Quella sera un nostalgico dei colonnelli e ammiratore di Hitler era entrato in parlamento.

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