"Più europea". La manifestazione del 3 novembre a Chişinău

La soluzione è l’Europa

A fine novembre a Vilnius il governo moldavo dovrebbe firmare l’accordo di associazione con l’Ue. L’integrazione europea dovrebbe avere la precedenza sulla riunificazione con la Romania per rompere definitivamente con l’influenza russa.

Pubblicato il 6 Novembre 2013 alle 17:13
"Più europea". La manifestazione del 3 novembre a Chişinău

La manifestazione del 3 novembre a Chişinău è riuscita. Si è trattato di un successo che i moldavi che parlano romeno non vivevano da molto tempo. E tutto ciò è accaduto sullo sfondo di una controffensiva russa nei paesi dell’ex blocco comunista, nel corso della quale le classiche dichiarazioni di guerra sono state sostituite da annunci del tipo “l’inverno sarà molto freddo” come ha detto Dmitri Rogozin, vice-primo ministro del governo della Federazione russa in visita nella capitale moldava.

Anche se l’obbiettivo dichiarato della manifestazione era sensibilizzare l’opinione pubblica e i policymaker europei sull’importanza della firma del patto di integrazione della Moldavia nell’Ue in vista del summit di Vilnius del 28-29 novembre, penso che il suo vero valore sia quello di aver fatto comprendere all’attuale governo di Chişinău che deve mostrare al mondo di avere l’appoggio popolare. Meglio ancora, il governo ha compreso di aver bisogno del popolo.

Anche quando i partiti filoeuropei hanno ripreso in mano le redini dopo la rivolta su Twitter dell’aprile 2009, il paese è sempre stato sotto l’influenza dei comunisti che esercitavano il loro potere di veto in parlamento, manifestavano per le strade e così via. I filoeuropei non sono riusciti a sintonizzarsi con l’elettorato rurale, che segue la televisione e la radio di stato, e sono stati sostenuti soltanto dall’elettorato urbano e giovane, per la maggior parte formato da emigranti (su una popolazione complessiva di quattro milioni di abitanti, oltre un milione di moldavi si trovano all’estero).

Né del resto hanno ottenuto risultati migliori in campo economico, e questo ha offerto ai comunisti l’occasione per rievocare nostalgie del passato e il desiderio che la Moldavia resti nella sfera di influenza russa. Per i moldavi rimasti in patria l’Unione europea è un’astrazione, mentre gli “avvertimenti meteorologici” russi sono una realtà che fa ghiacciare il sangue nelle vene.

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Paradossalmente, però, l’azione filoeuropea dei moldavi romenofoni può essere fraintesa, perché alcuni slogan scanditi erano a favore dell’Unione con la Romania. È comprensibile che la maggior parte dei moldavi auspichi che si faccia piazza pulita della menzogna di stato sull’identità moldava e non romena, imposta dai comunisti filorussi. Ma spazzare via questa menzogna non implica automaticamente l’unificazione con la Romania. I romenofoni della Moldavia devono appoggiare l’integrazione europea e non l’unificazione, perché il messaggio unionista mette in una posizione delicata sia l’Unione europea sia la Romania.

Una cosa per volta

A livello di Ue e di Nato ci sono alcuni trattati che riconoscono la frontiera sul fiume Prut. Né Ue né Nato però vedrebbero di buon occhio l’unione di stati romenofoni sulle due sponde del fiume Prut, perché ciò violerebbe quei trattati e creerebbe un precedente pericoloso per la stabilità europea. Sbandierare messaggi unionisti influirebbe gravemente sulla politica pragmatica che Ue e Romania hanno iniziato a mettere in atto a beneficio della Moldavia (l’apertura del mercato europeo ai vini moldavi, l’apertura del gasdotto tra Romania e Moldavia (la concessione della cittadinanza romena ai cittadini moldavi che ne sono stati privati dal regime comunista, e così via).

L’unico modo in cui i due paesi romenofoni potranno ritrovarsi in un’unica entità politica è proprio l’integrazione della Moldavia nell’Ue. Per il momento non si deve mirare troppo in alto. Nessuno sa quale sarà la situazione nei prossimi 15-20 anni, e può darsi che ciò che oggi è rischioso a quel punto sarà naturale. [[Quanti negli anni sessanta credevano ancora nella riunificazione della Germania?]] Ed ecco che invece l’unità della Germania si è fatta quando il contesto politico è diventato favorevole.

La strada dell’integrazione europea dei moldavi è lunga, ma si comincia a vederne l’inizio. Al governo di Chişinău, al di là delle misure economiche non resta che comunicare e mobilitare la popolazione per lo sforzo dell’integrazione. Devono dimostrare di avere il sostegno del popolo. La Russia ormai ha imparato, dalla sua esperienza post-sovietica, che si può sconfiggere un esercito, ma non un popolo. E l’Unione europea sarà più vicina agli eventuali problemi di questo popolo quando una gran parte di quest’ultimo sarà formata da cittadini dell’Ue.

Commento

L’intégration à l’UE ne met pas tout le monde d’accord

“Checché se ne possa dire, l’obiettivo principale della manifestazione del 3 novembre è stato quello di scoraggiare il Partito comunista moldavo (opposizione) e la Russia”, scrive Ziarul Naţional](http://ziarulnational.md/bogatu-coalitia-proeuropeana-mai-tare-decat-ceausescu/). Il quotidiano moldavo sottolinea l’atteggiamento “diffidente se non ostile” dei politici, degli opinion leader e dei giornalisti moldavi filocomunisti o filorussi, che

hanno coperto di fango i partecipanti e gli organizzatori, la coalizione proeuropea al potere. Ma condizionare forzatamente più di centomila persone è una cosa praticamente impossibile in una democrazia.

Secondo il quotidiano una simile manifestazione non spontanea sarebbe possibile soltanto “nei paesi totalitari come l’Unione sovietica o Cuba. Il nostro popolo è davvero una massa manovrata, costretta ad applaudire una causa estranea come sostiene una parte della stampa?”

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