Il castello di Sans-Souci a Potsdam, Germania

I nuovi giapponesi

Spinto dall'ascesa della classe media, l'aumento dei viaggiatori cinesi potrebbe compensare gli effetti della crisi sull'industria turistica europea. Ma gli operatori devono ancora abituarsi ai loro nuovi clienti.

Pubblicato il 25 Gennaio 2011 alle 11:33
Il castello di Sans-Souci a Potsdam, Germania

Albergatori e commercianti continuano a sognare l´invasione di americani e giapponesi, i più nostalgici rimpiangono tedeschi e inglesi, chi si sente all´avanguardia va ancora a caccia di oligarchi russi. I dati globali però raccontano già un´altra storia e indicano una rivoluzione alle porte. Nel 2011, anno del coniglio, sarà il turista cinese ad alimentare la crescita dei viaggi a lungo raggio ed entro il 2015 diventerà il padrone assoluto dei pacchetti organizzati e dello shopping di lusso in Europa.

Il rapporto annuale dell´Accademia cinese del turismo prevede che nell´anno in corso trascorreranno le ferie all´estero 57 milioni di cinesi, che spenderanno poco meno di 50 miliardi di euro. Nel 2010 sono stati 54 milioni, per un giro d´affari di 40 miliardi. Cinque anni fa erano 34 milioni e il Piano turistico nazionale cinese calcola che entro il 2015 si recheranno all´estero tra i 100 e i 130 milioni di persone, arrivando a spendere oltre 110 miliardi di euro. La travolgente crescita economica della Cina plasma la classe media più numerosa del pianeta e produce il maggior numero di nuovi miliardari della terra: per la prima volta nella storia oltre 400 milioni di cinesi, con un reddito medio di 15 mila euro l´anno, risparmiano per vedere cosa c´è oltre la Grande Muraglia. Sette su dieci, al primo viaggio fuori dai confini nazionali, scelgono di dare un´occhiata al resto dell´Asia. Il 30% però, in salita fino al 42% secondo le proiezioni Nielsen, opta già per il sognato Vecchio Continente e quando finalmente ci mette piede scopre che poco o nulla è pronto per accoglierlo.

Da un aumento annuo di turisti cinesi outbound del 10%, tra il 2005 e il 2009, si è già a un´esplosione del 15-20% e la politica di apertura di Pechino, che scambia l´opportunità di viaggiare all´estero dei colletti bianchi con la loro fedeltà alla stabilità interna del potere, garantisce che l´invasione europea delle comitive made in China non si risolverà in una fiammata. Per il turismo occidentale cambia tutto.

A visitare l´Europa nei prossimi anni saranno cinesi tra i 30 e i 45 anni, ricchi e laureati, provenienti dalle metropoli e abituati a standard di vita elevati. Per la prima esperienza lontano dall´Asia scelgono i viaggi organizzati, ma pretendono trattamenti da vacanze individuali. «Il problema - dice Li Meng, direttore dell´Agenzia di Stato cinese per il turismo all´estero - è che in Europa tutto resta complicato e che l´offerta, a differenza di quanto avviene in Giappone, Corea, Thailandia e Singapore, non è ancora a misura di cinese». L´attesa per un visto richiede settimane, i voli sono pochi e costosi, la lingua rimane uno scoglio insormontabile, alberghi, negozi, ristoranti e musei ignorano la prossima fonte essenziale del loro bilancio, i prezzi sono fuori mercato e l´accoglienza non ricorda nemmeno la gentilezza maniacale dell´Oriente.

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L´Italia poi, agli occhi di Pechino, rappresenta un incomprensibile caso a sé. Dieci anni fa era la mèta preferita dei pionieri dei viaggi in Europa. Oggi la promozione turistica dell´Italia in Cina è inferiore a quella dei Paesi Bassi e i cinesi, in Italia, restano turisti sopportati. Nulla, dagli aeroporti, alle guide, ai menù, parla il mandarino e tutto è organizzato per un viaggiatore con gusti e abitudini occidentali. Francia e Germania, tempestivamente cinesizzate, sono così diventate le destinazioni privilegiate dei nuovi protagonisti del turismo mondiale, le sole europee a figurare nella top ten globale. Seguono la Gran Bretagna, penalizzata dall´estraneità all´area Schengen, e la Svizzera, che precedono Italia, Spagna e Grecia.

Tutto in dieci giorni

«Il primo guaio - dice Dai Bin, direttore dell´Accademia cinese del turismo - è che non si tiene conto di chi è e di cosa cerca il turista cinese». Essendo un esordiente dei viaggi, appena affrancato dalla povertà, bada al sodo, segue sogni stereotipati e pretende di collezionare il massimo dei luoghi nel minimo del tempo. Le statistiche rivelano che spende oltre un terzo nel budget per lo shopping, acquistando lusso fabbricato in patria ma che in Asia costa il triplo, e che vuole visitare città e negozi divenuti l´icona internazionale della moda. Risparmia sugli hotel e mangia raramente al ristorante, considerati ostili o indifferenti alle esigenze orientali. Non bada invece a spese pur di aggiungere tappe famose alla vacanza.

In dieci giorni, le ferie annuali in Cina, il turista cinese medio atterra a Francoforte e si tuffa in un viaggio-standard: casa di Beethoven a Bonn, casa di Marx a Treviri, stabilimento Hugo Boss a Metzingen, cioccolateria Pelicaen a Bruxelles, palazzo ducale in Lussemburgo (simbolo di ricchezza e vicino), grandi magazzini e torre Eiffel a Parigi, cantine del Bordeaux, casinò della Costa Azzurra e campi di lavanda in Provenza (location della telenovela più popolare in Cina). Di qui punta alla Svizzera per fare incetta di orologi e fotografare la vetta del monte Titlis, dove nel 1996 la medaglia d´oro cinese alle olimpiadi di Atlanta avrebbe avuto una visione di Buddha. Quindi l´Italia, dove il cinese cerca la casa di Giulietta a Verona, il Canal Grande a Venezia, la torre di Pisa (icona in un famoso spot tv), i negozi di Firenze e di Milano, il colosseo a Roma e gli scavi di Pompei. Solo i più ricchi aggiungono Londra, che richiede un altro visto, mentre gli altri concludono il tour sorvolando il Partenone ad Atene.

Il peggio è che, ignorato il turista medio attuale, l'Europa nemmeno sembra prepararsi alle esigenze dei più ricchi, o quelli del futuro. Un esercito di nuovi miliardari cinesi e del Sudest asiatico, 12 milioni nel 2011, è pronto a far rotta verso Europa e Italia: viaggiano soli, vogliono autista, maggiordomo e guida privati, chiedono tour personali legati esclusivamente a golf, vino, gioielli, atelier d´alta moda, crociere, ville storiche (da acquistare) e hotel di lusso in zone incontaminate. Esigono inoltre di scoprire "perle nascoste", ossia luoghi e beni dell´Occidente che gli amici non possono vantare. Suona frivolo e magari volgare. È però il turismo del secolo che, come tutto quanto produce reddito, ormai parla cinese.

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