Opinion, ideas, initiatives Presidenza della commissione europea

Come uscire dall’impasse Juncker

L’unico modo per rispettare la democrazia dopo il veto di David Cameron alla nomina dell’ex premier lussemburghese alla testa dell’esecutivo europeo è di sottoporla al voto del parlamento.

Pubblicato il 12 Giugno 2014 alle 07:05

In un articolo precedente raccontavo di come il primo ministro britannico David Cameron stava tentando di impedire la nomina da parte del consiglio europeo del lussemburgheses Jean-Claude Juncker quale prossimo presidente della commissione europea.

Cameron sembra non aver imparato nulla: nel dicembre 2011 aveva minacciato di bloccare il fiscal compact, che i paesi membri dell’Ue stavano negoziando, se il Regno Unito non avesse ottenuto una serie di concessioni. Risultato? La maggior parte dei paesi hanno deciso di ignorarlo e di continuare, firmando il trattato al di fuori dell’ambito delle istituzioni europee, cioè come un accordo intergovernativo, evitando così la possibilità di un veto britannico.

Ora commette lo stesso errore: tentare di bloccare la nomina di Juncker, e pure strillando (cioè pubblicamente), mentre non ha alcun potere di veto (la proposta richiede la sola maggioranza qualificata al consiglio europeo, non l’unanimità). Un errore che si aggiunge a un altro: il fatto che i conservatori britannici hanno lasciato il gruppo del Partito popolare europeo per formare il loro proprio gruppo, un gesto che ha ridotto di molto il loro potere negoziale. Come spiega la stampa britannica, dopo diverse riunioni tra Cameron e Angela Merkel, si è capito che la cancelliera tedesca non ha intenzione di lasciarsi forzare la mano. Da tempo ormai ha detto pubblicamente che avrebbe sostenuto Juncker se fosse stato il candidato più votato alle europee.

Cameron insinua che la nomina di Juncker, un federalista odiato dai Tories inglesi, sarà il detonatore che scatenerà l’uscita del Regno Unito dall’Ue. Bluffa? Poco importa: se la minaccia è seria, non è da escludere che il Regno Unito lasci l’Ue usando questo motivo come pretesto, anche perché la presenza di Londra nell’Unione dà segni di usura. Se non sarà per questo motivo, sarà comunque per un altro, diranno gli altri dirigenti dell’Unione. E si chiederanno se vale la pena di vivere costantemente sotto la minaccia di un nuovo ricatto. [[Quale sarà la prossima richiesta astrusa di Cameron?]]

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Piegarsi alla minaccia di Cameron vuol dire “suicidare” il parlamento europeo, che ha puntato quel che gli rimane di reputazione sul fatto che il candidato più votato alle europee sarà il prossimo presidente della Commissione. Immaginate che Merkel accetterà di umiliare il parlamento europeo per far piacere agli euroscettici britannici? Sarebbe il colmo.

Anche se non ho particolare simpatia per Cameron, vorrei dargli un consiglio. Se vuole affondare la candidatura di Juncker, c’è una soluzione semplice: voti per la sua nomina alla presidenza del consiglio europeo e, poi, al parlamento. Può anche tentare di farlo con gli altri membri del suo gruppo euroscettico conservatore — a cominciare da polacchi e cechi. Può far circolare la voce secondo la quale ha ottenuto delle promesse inconfessabili sulle limitazioni alla libera circolazione delle persone, un argomento che ossessiona gli inglesi, e che ne ha fatte altre sulla protezione del sistema finanziario britannico, un argomento che ossessiona il resto d’Europa.

Immaginate la reazione dei socialisti europei? I socialisti del candidato Martin Schulz vogliono mettersi d’accordo con Juncker e dividere il potere. Una strategia politicamente suicida: dopo aver fatto campagna criticando le politiche di austerity, sostenere Juncker, il presidente dell’eurogruppo durante i mesi cruciali della crisi dell’euro, sarebbe pericolosissimo per loro. Ma se, in più, Juncker dovesse avere il sostegno di Cameron, i socialisti potrebbero difficilmente votarlo, il che costringerebbe l’ex premier lussemburghese a ritirare la sua candidatura, obbligando di riflesso il consiglio e il parlamento a cercare un altro candidato.

Possono accadere molte cose intorno alla nomina del presidente della commissione. Ma [[la peggiore è immaginarsi che possa risolversi dietro le quinte e alle spalle del pubblico]]. Juncker deve essere nominato e deve andare in parlamento per sottoporsi a un voto, anche sapendo che perderà. E dopo, Schulz deve fare lo stesso: presentarsi, anche se è per perdere. Non si tratterebbe di un momento facile per loro, ma per il parlamento e per i cittadini europei sarebbe magnifico vedere che — finalmente! — c’è una politica e che si fa politica in Europa. Questo processo avverrebbe alla luce del sole e i candidati, questi e gli altri, dovrebbero dire chiaramente che cosa propongono in cambio di cosa.

Quel che non si poò fare è dire che è giunta l’ora della democrazia in Europa e tornare alle vecchie abitudini. Perché se l’intero processo elettorale sfocia nell’elezione consensuale di Juncker con il sostegno dei socialisti, sarebbe un disastro. Immaginate i socialisti spagnoli votare il candidato di Merkel? Credo che mai più un elettore socialista andrà a votare alle europee.

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