Attualità Le lobby e l’Ue

Tutti gli uomini delle “Big energy”

Le società energetiche riescono a influenzare le politiche climatiche grazie ai contatti privilegiati con alti funzionari dell’Ue. Lo hanno rivelato alcune mail scambiate tra un membro di un gabinetto e il suo ex datore di lavoro, la tedesca E.On.

Pubblicato il 9 Novembre 2015 alle 09:48

Dal suo ufficio nella sede della Commissione europea, a Bruxelles, Joachim Balke ha scambiato una serie infinita di mail con E.On., leader mondiale nel settore energetico e fornitore numero uno nel Regno Unito e in tutta Europa.

Balke ha lavorato come consulente per E.On dal 2004 al 2008 ed è attualmente membro del gabinetto di Miguel Arias Cañete, commissario europeo per il clima e l’energia. Il fatto che sia continuamente in contatto con una lobby aziendale così poco impegnata sul fronte del cambiamento climatico, che per di più è il suo ex datore di lavoro, non sembra preoccupare le istituzioni dell’Ue.

Allo stesso modo, viene considerata come una mera coincidenza il fatto che il gigante petrolifero BP e la multinazionale tedesca E.On intrattengano contatti particolarmente stretti con il gabinetto di Cañete da quando è stata nominata la nuova Commissione, a fine 2014. Ciascuna delle due multinazionali ha avuto almeno 15 incontri con gli uffici di Cañete e di un altro commissario chiave, Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione incaricato dell’Unione energetica.

E.On è considerata fra le lobby più potenti a Bruxelles. Può contare su 11 lobbisti a tempo pieno e spende, ogni anno, tra i 2.000.000 e i 2.249.999 euro in attività di lobbying. Fa anche parte di numerose associazioni di categoria schierate contro qualsiasi provvedimento a favore del clima. E guarda caso chi è il membro del team di Cañete preferito dai lobbisti di E.On? Joachim Balke.

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Magnate dell’energia

Balke era presente a cinque dei sette incontri che si sono tenuti tra E.On e il gabinetto Cañete e in quattro di essi era l’unico membro del gabinetto presente. Anche Cañete ha ricevuto personalmente E.On per ben quattro volte. Va ricordato che lo stesso Cañete è stato in passato un magnate dell’energia in Spagna, dove la sua famiglia deterrebbe la maggioranza delle azioni di due società petrolifere nelle quali è stato personalmente coinvolto in passato.

Questo controverso rapporto privilegiato, intrattenuto tra i massimi responsabili europei delle politiche climatiche e le grandi aziende nel settore energetico e dei combustibili fossili, è stato documentato da Corporate Europe Observatory (Ceo), una Ong che promuove attività di ricerca e campagne per smascherare le influenze esercitate dalle società nei confronti dell’Ue.

Un’indagine condotta di recente dal Ceo Cooking the planet: Big Energy's year of privileged access to Europe's climate commissioners[“Cuocendo il pianeta: Un anno di rapporti privilegiati con i commissari europei per il clima”] ha rivelato un alto grado d’ingerenza delle imprese nelle politiche dell’Ue, scrutinando gli stretti rapporti tra i massimi responsabili della politica climatica e dell’energia della Commissione e i gruppi che hanno un interesse intrinseco a tutelare il proprio modello commerciale basato sui combustibili fossili. La relazione si basa sull’analisi statistica degli incontri tenuti dai Commissari Cañete e Šefčovič e i loro funzionari dei rispettivi gabinetti durante il primo anno del loro mandato.

Inoltre, documenti interni resi pubblici da Ceo, hanno rivelato che Balke ha intrattenuto stretti contatti con i rappresentanti di E.On da quando ha assunto il suo incarico alla Commissione e ne ha agevolato i contatti con il gabinetto Cañete. Il primo incontro tenuto da quest’ultimo col mondo dell’industria è stato appunto con l’amministratore delegato di E.On, Joahnnes Teyssen, allora presidente della lobby dell’energia Eurelectric.

Di seguito, la corrispondenza tra Joachim Balke ed E.On rivelata da Ceo

Tuttavia, Balke non è l’unico responsabile europeo delle politiche sul clima a essere colluso con le lobby. Il suo collega Guy Lentz, consulente speciale di Cañete per le politiche energetiche e, è un membro retribuito del consiglio d’amministrazione di ENOVOS, uno dei più grandi fornitori di energia del Lussemburgo, presente anche in Germania, Francia e Belgio. Lentz è anche coordinatore del governo lussemburghese per le politiche energetiche per l’Ue e internazionali.

Il portavoce di Cañete’s ha risposto con un no comment alla domanda se Balke e Lentz non rappresentino un chiaro esempio di conflitto d’interessi in base al Codice di buona condotta dei Commissari europei o allo Statuto dei funzionari della Commissione europea. “Questo dimostra che tali leggi non valgono nemmeno la carta su cui sono scritte”, afferma Pascoe Sabido, ricercatore e attivista di Ceo. “Fintanto che la Commissione non rafforza le sue norme per far sì che casi come questi vengano affrontati seriamente, sarà difficile convincere l’opinione pubblica dell’efficacia delle loro azioni contro il riscaldamento globale.”

Nicole Bockstaller, l’addetta stampa della Commissione, ci rimanda al Codice europeo di buona condotta amministrativa che fornisce solo indirizzi di massima riguardo ai rapporti tra i funzionari dell’Ue e i soggetti esterni in generale, senza specificare il comportamento da adottare nei confronti dei lobbisti in particolare.

Non sorprende quindi il fatto che Ceo abbia riscontrato che l’80 per cento degli incontri di lavoro di Cañete e Šefčovič si siano tenuti con rappresentanti delle grandi industrie. Il 74 per cento degli incontri per discutere di politiche energetiche e sul clima hanno avuto per protagonisti i rappresentanti di società che operano nel settore dei combustibili fossili, mentre gli esponenti del settore rinnovabili hanno a malapena messo piede alla Commissione.

Potere preoccupante

Šefčovič ha partecipato a 34 incontri con società di energia “sporca”, e solo a uno con il settore delle rinnovabili. Per ogni volta in cui ha ricevuto società operanti nel settore delle energie rinnovabili, Cañete ha ricevuto altrettante 22 del settore dei combustibili fossili. Complessivamente, il 30 per cento degli incontri che si sono svolti tra questi Commissari e i loro gabinetti ed esponenti delle lobby ha visto protagoniste le società di energia “sporca”.

“Questo dato è estremamente allarmante, considerate le questioni delicate che sono state affidate a questi Commissari nell’arco dello scorso anno”, afferma Sabido nella sua dichiarazione. “Le decisioni favorevoli all’industria sulle emissioni delle automobili, l’Unione dell’energia, il sistema di scambio delle quote d’emissione e i negoziati in vista del vertice COP21 delle Nazioni Unite sul clima mostrano chiaramente il preoccupante potere d’influenzare il processo decisionale detenuto dalle dalle lobby dell’energia sporca”.

Una ricerca di Ceo ha rilevato inoltre che né Cañete né Šefčovič non hanno nanche lontanamente tenuto fede all’impegno richiesto loro dal Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker sul rispetto dei principi di ’”equilibrio e rappresentatività” negli incontri con i diversi gruppi di interese. Di fatto, le organizzazioni della società civile, come le Ong e i sindacati, sono state ricevute molto meno spesso dagli eurodirigenti e, per lo più, all’interno di gruppi più vasti, mentre i rappresentanti del mondo degli affari sono stati ricevuti in comitati ristretti dove hanno potuto godere di un contatto più personale.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato sul blog L'ambiente è di tutti su Repubblica.

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